Il regime di Kiev farà una ‘esercitazione con missili” ( veri) nella spazio aereo della Crimea, nello spazio sovrano della Federazione Russa – ma che Kiev tratta come suo territorio nazionale. I missili saranno sparati dove volano aerei russi civili e militari, si allarma l’agenzia russa di aviazione civile Rosaviatsiya. Il regime, come se non esistesse la Russia, ha semplicemente diramato giovedì l’annuncio di “zona pericolosa” a tutte le quote di volo, insomma restrizioni dei voli, su Crimea, presso Sinferopol, il 1 e 2 dicembre prossimo. La zona di pericolo comprende lo sazio aereo su tratti di mare che sono acque territoriali russe. L’atto è del tutto unilaterale, il regime non si è coordinato con Mosca. Il ministro della Difesa russo, venerdì, ha convocato l’attaché militare dell’ambasciata ucraina per una nota di protesta ufficiale....
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L’estrema gravità della provocazione si capisce meglio se si ricorda che gli ucraini, coi loro missili o caccia, hanno abbattuto due aerei civili: nell’ottobre 2001, Il Tu-154 della Siberia Airlines in rotta da Tel Aviv a Novosibirsk (68 morti) abbattuto sicuramente da un missile ucraino durante un’esercitazione missilistica, e il Boeing 777 della Malaysia diretto da Amsterdam a Kuala Lumpur con 298 persone a bordo, mentre sorvolava il territorio ucraino, l’8 marzo 2014, di cui immediatamente il regime di Kiev accusò i separatisti del Donbass con un missile BUK “lanciato da professionisti russi”. Il fatto che Obama abbia altrettanto immediatamente confermato la tesi di Kiev (mentre i resti dell’aereo avevano segni di mitragliamento, come fosse stato attaccato da un caccia col cannoncino di bordo), e che tutta l’inchiesta posteriore, olandese, tenti di sviare la responsabilità sulla Russia, lascia sospettare che anche questa volta il regime di Kiev punti a creare un “casus belli” irreversibile – con la complicità dell’Amministrazione Usa; e della UE, che moltiplica i segnali di ostilità e si comporta come la Russia fosse un paese nemico (come ha dimostrato la pronuncia dell’europarlamento contro i media russi che si vedono in Europa).
In questo senso, anche la data della “esercitazione con missili dal vivo” è sinistramente indicativa: 1 e 2 dicembre, un mese prima del giuramento di Donald Trump. E’ ben possibile che i potenti nemici interni di Trump, e l’oligarchia UE che non gli ha risparmiato manifestazioni di odio, specificamente a causa della sua intenzione di rappacificarsi con Putin, gli stiano preparando una crisi irreversibile, magari anche con false flag e stragi di passeggeri in volo? Obama ancora per poco nella stanza dei bottoni offre un’ultima occasione a tutti gli avversari della distensione Usa-Mosca. E Obama è stato ben capace, nell’agosto 2013, di accusare Damasco di aver usato i gas nervini “contro il suo stesso popolo”, sapendo benissimo che a lanciarli erano stati i cosiddetti ribelli, come parte di un piano per provocare l’intervento occidentale in Siria; ricordiamo bene che John Kerry declamò allora: “Sappiamo bene da dove e in quale momento i razzi sono stati lanciati. Sappiamo che provenivano solo da zone controllate dal regime”, mentendo spudoratamente (e i media mainstream diffusero la fake news, la falsità, sapendola falsa). Insomma è gente senza scrupoli, quella che ha troppo da perdere dall’insediamento di Trump; e ciò vale ancor più per il regime di Kiev, in bancarotta, abbandonato dalla sua popolazione, che sta per perdere il protettore atlantico.
Il timore della provocazione irreversibile da parte ucraina è stato espresso anche da The Saker. “Kiev cerca disperatamente di provocare la Russia prima che Trump abbia giurato”.
Qualche giorno fa due soldati russi sono stati rapiti dal FSB, in piena zona di confine e sotto le telecamere di sorveglianza russe, dichiarando poi che i due sequestrati, essendo di origine ucraina, erano traditori. Il numero di provocazioni commesse dalla parte ucraina si moltiplicano: più intensi bombardamenti sul Donbass, l’assassinio di “Motorola”, il popolarissimo comandante militare della Novorussia; l’infiltrazione ripetuta di sabotatori in Crimea, arrestati dai russi. Senza che Mosca abbia mai reagito. Perché è evidente che “lo scopo del regime di Kiev è di trarre i russi dentro il territorio ucraino”, in modo che la UE e la NATO possano strillare a pieni polmoni all’aggressione militare. Sono mesi in cui Lettonia, Lituania ed Estonia preparano la loro popolazione a un “Invasione russa”, e hanno chiesto ed ottenuto lo stanziamento di truppe e armamenti NATO; a metà novembre il governo di Varsavia ha fatto esumare il corpo del presidente Lech Kaczinsky, morto nel 2010 in un incidente aereo in Russia che il fratello gemello, oggi eminenza grigia della Polonia, vuol credere organizzato da Mosca.
E il 24 novembre Poroshenko è arrivato a Bruxelles per un “vertice” con Juncker e Tusk, dove non solo si è trattato di concedere agli ucraina l’entrata in Europa senza visti, ma dove – a detta del numero due della delegazione ucraina Kostiantyn Yeliseyev “ci siamo accordati che la UE continuerà a sostenere e dare solidarietà all’Ucraina per la sovranità e l’integrità territoriale – Siamo profondamente grati per l’irremovibile posizione della UE sulla questione della Crimea [ossia che la Russia l’ha occupata illegalmente]; e dopo le discussioni abbiamo accresciuta fiducia che le sanzioni contro la Russia saranno estese. Speriamo in una decisione in questo senso a dicembre”. Come mai tanta fiducia?
Anche in Siria avvengono eventi pericolosi: gruppi di jihadisti notoriamente sostenuti dagli Usa sono comparsi con in mano missili anti-aerei; un tipo di armamento che fino a questo momento Obama aveva vietato di consegnare ai “suoi” ribelli, per l’ovvio rischio cui sottopongono i voli civili. Adesso questo tabù è caduto. Caccia siriani e russi potranno essere abbattuti, invelenendo un conflitto che sembrava vicino alla conclusione, con la liberazione di Aleppo.
Si aggiungano le manovre americane per sottrarre a Trump la vittoria. La candidata dei verdi Jill Stein (J) riceve milioni di dollari necessari per poter aprire il riconteggio dei voti in Wisconsin, e forse Pennsylvania e Michigan – negli Stati in cui Trump ha vinto, con lo scopo di dimostrare che ci sono stati brogli. A darle i quattrini non sono privati “dal basso”, come vorrebbe far credere: i suoi conti ricevono 160 mila dollari l’ora, giorno e notte, da un programma di bonifico computerizzato – dietro cui è dato sospettare George Soros. I particolari del trucco si possono leggere qui:
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In vari stati, fra cui Washington e Colorado, il partito democratico sta facendo pressioni sui grandi elettori per “convincerli” a non votare Trump, ma a dirigere il loro voto verso candidati di terza fila, come Mitt Romney e John Kasich. Non hanno ancora rinunciato a rovesciare i dati elettorali.
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