venerdì 27 maggio 2016

Maurizio Blondet - Brogli in Austria, c'è lo chiede ...o c'è lo impone...l'Europa...?

BROGLI IN AUSTRIA. CE LO CHIEDE L'EUROPA...

Brogli in Austria? Leggete questi dati, qualcosa davvero non torna  –  di Marcello Foa
L’Austria è un piccolo Paese ed è una democrazia consolidata. I politologi sanno che più è piccolo è il Paese, più efficaci sono i controlli, meno elevato è il rischio di brogli. Sì, come in ogni comunità sono possibili pressioni su singoli elettori e “galoppinaggi” ma in proporzioni talmente limitate da risultare ininfluenti, soprattutto in un’elezione nazionale.
Per questa ragione, a caldo non ho creduto ai sospetti di brogli sulle presidenziali, decise al fotofinish. Ora però il sospetto diventa decisamente plausibile. Alcuni media austriaci hanno rilevato anomalie macroscopiche.
Nel collegio “Waidhofen an der Ybbs”, l’affluenza al voto è stata del… 146,9%. Sî, avete letto bene: 146,9%. Ci sono stati più votanti degli aventi diritto: 13.262 quelli che si sarebbero recati alle urne contro i soli 9.026 che avrebbero potuto partecipare alla consultazione elettorale. Ha vinto, ovviamente, Van der Bellen, che ha collezionato il 52,7% (6.621 voti) contro il 47,3% del candidato di destra, Hofer (5.938 voti)”......

Vabbè, si potrebbe pensare, sono circa 700 voti. Ma che dire di quel che è successo in una città come Linz?L’affluenza alle urne, nel caso di voto ‘per conto terzi’ è stata addirittura del 598%: si tratta di persone malate che danno la procura ad altre per votare al posto loro (vedi qui). Invece dei 3.580 votanti registrati, ne sono stati contati 21.060! Naturalmente ha vinto Van der Bellen, che ha ottenuto 14mila di questi miracolosi 21mila votanti e staccando Hofer di 8500 schede.
Mauro Bottarelli sul Sussidiario segnala inoltre come il numero dei votanti dall’estero sia aumentato di 20mila schede in una notte: il presidente della Commissione elettorale ha dichiarato che ne erano state consegnate 740.000, stimando che quelle valide sarebbero state 700.000 (dunque circa il 6% di schede nulle per vari motivi). Al mattino però, erano diventate 760.000, tutte straordinariamente valide. In tutto sessantamila schede in più!
E sono solo tre episodi. E’ verosimile che ce ne siano altri. Ora, facciamo due conti Van der Bellen ha battuto Hofer per 8500 preferenze sospette a Linz, 700 nel collegio di Waidhofen e se ne potrebbero ipotizzare 20mila dei miracolosi 60mila voti in più per corrispondenza (considerando 2/3 al verde, 1/3 a Hofer). E fanno 29.200 voti non chiari in più per il candidato ecologista. Che alla fine ha vinto con 31mila schede di scarto.
Vuoi vedere che in realtà gli austriaci hanno eletto un altro presidente, quello che ufficialmente ha perso? Cose inimmaginabili in un Paese europeo, in una democrazia matura consolidata, eppure i dati suggeriscono un’altra verità. Decisamente inquietante.
PS: come segnala un lettore di questo blog, GStallmann, anche ai magistrati austriaci i conti non tornano: la “Procura federale contro la corruzione e per la prevenzione dei crimini economici” (WKSTA) ha aperto un’inchiesta circa i voti pervenuti per corrispondenza e per telefonia mobile in quattro distretti elettorali dello stato della Carinzia. Dunque, il sospetto è, anche ufficialmente, plausibile.
Riprendo come Blondet:
Spero che  i giudici facciano il loro mestiere. Se no,  dobbiamo constatare che l’Austria è diventata una repubblica dalle banane nel cuore d’Europa.  Ma certo non per volontà propria.  E i giudici cercassero il mandante, siamo in grado di offrire una “pistola fumante”.
Si tratta di un tweet uscito  giovedì  dall’ufficio del presidente  della Kommisione UE Juncker e diretta   al portavoce del (l’inutile) vertice del G-7in corso in Giappone.
Il testo diceva: “# G7 2017 Trump, Le Pen, Boris Johnson, Beppe Grillo? Uno scenario di orrore che mostra bene il motivo per cui vale la pena di combattere il populismo ‘.
L’autore  fisico del messaggio è Martin Selmayr, tedesco,  che è il capo di gabinetto di Juncker, il suo più stretto collaboratore.  Un tweet rivelatore: costoro vedono con orrore un prossimo G-7 con Donald Trump come presidente al posto d Obame, e gli altri come governanti d’Europa.
Dietro Juncker, Martin Selmayr, l'autore del tweet
Dietro Juncker, Martin Selmayr, l'autore del tweetDietro Juncker, Martin Selmayr, l’autore del tweet
Piccolo particolare:   La  Kommissione europea dovrebbe essere neutrale rispetto alla lotta politica. Ora sappiamo che sta facendo di tutto per “combattere l’orrore del populismo”.  E per questi tecnocrati tracotanti da nessuno votati, sono tutti nemici uguali,  nonostante  le diversità   di linee politiche che incarnano: Beppe Grillo come Marine Le Pen, Donald Trump come Boris Johnson,  tutti nello stesso sacco.    Molto interessante la citazione di quest’ultimo: è l’ex sindaco di Londra, che nulla ha in comune né col Front National né con il Movimento 5 Stelle.  La sua colpa è di  appoggiare il Brexit, e di aver accusato la Kommissione di  avere il progetto  di fare dell’’Europa un superstato napoleonico-hitleriano: il che è dimostrato qui.
Sappiamo che dopo questa uscita,  la junta della Kommissione   ha tenuto lunedì una riunione d’urgenza, con solo alcuni congiurati fidati (diplomatici d’alto rango, si dice) di solo alcuni paesi (Francia e Germania, ovviamente),  con questo scopo: congegnare ritorsioni, sanzioni, punizioni  contro la Gran Bretagna, se il suo elettorato sceglie l’uscita dalla UE. E hanno   discusso di farlo prima, in modo da influenzare – con le loro minacce – i risultati de referendum britannico. “Il punto è di avere qualcosa di pronto, non aspettare il giorno dopo il 23 giugno” (la date del referendum Brexit),  come ha riferito uno dei presenti alla Reuters.  Infatti subito dopo, Juncker ha diramato messaggi minacciosi all’intenzione dei votanti britannici:  “I disertori non saranno riammessi –  Il Regno Unito dovrà accettare di essere considerato una parte terza”, ed altre dichiarazioni   che un funzionario non può e non deve fare. Ma che fa’, perché è sostenuto dalla Merkel e da Hollande.   Naturalmente, con ciò conferma l’accusa dell’ex sindaco di Londra: la UE è un superstato napoleonico-hitleriano, non democratico.
Ora è più che possibile che  in quella riunione la Junta si sia occupata anche  di come “combattere il populismo” anche in Austria.
ABD0042_20160402 - KAPFENBERG - …STERREICH: Bundesparteiobmann Heinz Christian Strache (links) und FP… PrŠsidentschaftskandidat Norbert Hofer wŠhrend des Wahlkampfauftakts am Samstag, 02. April 2016, in Kapfenberg. - FOTO: APA/ERWIN SCHERIAU
ABD0042_20160402 - KAPFENBERG - …STERREICH: Bundesparteiobmann Heinz Christian Strache (links) und FP… PrŠsidentschaftskandidat Norbert Hofer wŠhrend des Wahlkampfauftakts am Samstag, 02. April 2016, in Kapfenberg. - FOTO: APA/ERWIN SCHERIAUH.Ch. Stracher con Norbert Hofer. I due capi del FPO non contestano i brogli. Perché?
Alla Grecia,questo superstato impone le sue catene.  All’Italia, ha dato i suoi governo: non avete bisogno di votare,  l’importante è combattere l’orrore populista. L’Austria è un piccolo paese ma sorvegliato speciale dopo Haider,   quindi destinatario di attenzioni special, non escluse le minacce. Infatt ha stupito il fatto che la vittima dei brogli, Hofer e il suo partito, abbia detto che non contesterà lo spoglio. Qui le ipotesi sono due.  Una, il partito di Hofer e Stracher non ritiene valga la pena di fare una battaglia per contestare una carica, come quella del presidente della repubblica, che è ornamentale;  l’altra,che abbia ricevuto minacce. Molto convincenti. “Ricordati la fine di Haider”, eccetera.
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Maurizio Blondet
 
Aggiungo qui una informazione datami dall’amico Enrico Galoppini:
Luglio 2006. Clinton Curtis, la “gola profonda” che l’anno scorso accusò sotto giuramento i repubblicani di avergli ordinato il software per vincere le elezioni americane, ha messo in rete una copia identica di quel programma, con tanto di codice sorgente, per mostrare almondo quanto sia semplice manipolare un risultato elettorale, in un mondo dove si tende chiaramente a far scomparire ogni possibile traccia cartacea che permetta in qualunque modo di effettuare verifiche “tangibili” a posteriori.
Niente di più facile che manipolare le elezioni

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