martedì 17 maggio 2016

Il Pres.Bundesbank-Weidmann: "Ok le riforme in Italia ma Padoan sbaglia: non è col debito che si fa più crescita"

Weidmann: "Ok le riforme in Italia ma Padoan sbaglia: non è col debito che si fa più crescita"
PS: Flessibilità = poter spendere  con crescita del "debito pubblico"...ossia, quello che paghiamo noi cittadini. Che geni della finanza...!
umberto marabese
-----------------------
Il presidente della Bundesbank riconosce i progressi ma avverte che il nostro Paese non è un modello per i conti pubblici.
FRANCOFORTE.  Col debito non si alimenta la crescita. E l'Italia, pur avendo fatto molti progressi sulle riforme, "non è un modello" sui conti pubblici. La  Commissione europea, evidentemente, non riesce a districarsi nel "doppio ruolo", di guardiana dei Trattati e mediatrice tra diversi interessi politici. Meglio creare un'istituzione terza, che sanzioni automaticamente gli Stati che sforano. Alla vigilia di una settimana importante, in cui è atteso il parere di Bruxelles sul Programma di stabilità italiano, Jens Weidmann torna sul suo discorso recente a Roma che ha suscitato molte reazioni irritate. E in quest'intervista ribatte punto per punto alle obiezioni di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan. Ma spiega anche perché sta difendendo Mario Draghi e la Bce dalle bordate del suo connazionale, Wolfgang Schäuble.
Presidente Weidmann, lei parla italiano?
 "(Ride) Non abbastanza da poter sostenere con lei una discussione su questioni economiche... Però riesco chiedere un caffè o a chiedere indicazioni stradali"...

 E' che abbiamo notato qualche difficoltà a comunicare con gli italiani. Tra lei e Mario Draghi le cose non sono sempre andate lisce. E il suo ultimo discorso a Roma ha irritato molti, a cominciare da Matteo Renzi."Una moneta stabile ha bisogno di fondamenta solide: è qualcosa che sostengo non solo in Germania. L'ho detto nel mio intervento a Roma, come ho fatto del resto anche a Parigi, a Lisbona e altrove, senza suscitare polemiche così accese". Come vanno i suoi rapporti con Mario Draghi?"Su alcune questioni, su cui l'analisi è più complessa, possiamo arrivare a conclusioni diverse. Ma quando riflettiamo sull'importanza della stabilità dei prezzi e sulle condizioni economiche per garantirla, siamo d'accordo". Molti sono rimasti sorpresi della sua posizione in difesa del presidente della BCE, dopo le dure critiche del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble."Non si trattava di prendere le difese di Mario Draghi, ma di sottolineare l'autonomia della Banca Centrale. Ho esposto la mia opinione sull'impostazione della politica monetaria basandomi su un'analisi economica". Non c'è stato alcun cambiamento nella sua strategia di comunicazione?"No; quanto ho detto è perfettamente in linea con quanto ho dichiarato in precedenza. Ovviamente è legittimo discutere della politica monetaria, dato che le Banche centrali devono rendere conto del loro operato ai cittadini; ma mai fino al punto di mettere in discussione la loro indipendenza. Tuttavia, se il dibattito è così acceso, forse è perché alcune delle misure finora adottate danno l'idea che limite tra politica monetaria e politica fiscale si sia sfilacciato, modificando la ripartizione dei rischi sui bilanci delle banche centrali. Una dinamica che ci rende più vulnerabili". Wolfgang Schäuble è arrivato ad accusare la BCE di aver contribuito per il 50 per cento all'ascesa dei populisti dell'AfD..."Vogliamo davvero consentire che la BCE sia costretta ad orientare la propria politica monetaria in base a chi ne approfitterà politicamente? O addirittura in base alle preferenze per un dato governo, alle simpatie o antipatie per questo o quel partito? Il Consiglio direttivo della BCE non può farsi condizionare da considerazioni del genere: rischierebbe di politicizzare la politica monetaria, sacrificando la propria indipendenza". Ma forse i critici hanno ragione almeno su un punto: non sarebbe tempo di ridistribuire il peso dei voti in seno alla BCE? La Germania deve sostenere una quota di rischio relativamente elevata per le garanzie richieste, ma al momento di votare non conta più di altri Stati che hanno un peso nettamente inferiore."La mia conclusione è diversa: il Consiglio della la BCE deve badare soprattutto a non fare politica fiscale. E' il motivo per cui l'ultimo programma di acquisto di titoli di Stato prevede una ripartizione molto limitata dei rischi. I titoli vengono acquistati in gran parte dalle banche centrali dei rispettivi Paesi, a loro rischio e pericolo. Resto tuttavia dell'idea, certo, che gli acquisti di titoli di Stato all'interno dell'Unione monetaria siano molto problematici: in questo modo le banche centrali diventano i maggiori creditori dei rispettivi Stati".  Se il presidente della Bce fosse un tedesco, la comunicazione sarebbe più facile?"Penso che il dibattito sulle nazionalità non porti da nessuna parte. Non si tratta di avere una politica monetaria tedesca, olandese o spagnola, ma orientata all'obiettivo della stabilità. E neppure si può ammettere di escludere a priori che la presidenza della BCE sia affidata a un tedesco, a un francese o a un italiano". Secondo lei è una carica allettante? "Questo andrebbe chiesto a Mario Draghi. Il momento migliore sarà l'autunno del 2019, quando tirerà le somme del suo periodo di presidenza". Ma intanto lo chiediamo a lei."Certo, il presidente della BCE ha grandi responsabilità: il suo compito  è tra i più difficili e impegnativi dell'Unione europea; e Mario Draghi se ne fa carico senza riserve". In Germania Mario Draghi è spesso un capro espiatorio - come lo è lei oggi in Italia, dopo il suo intervento a Roma. Perché, secondo lei?"Per me è importante mantenere aperto il dialogo sul futuro dell'Unione monetaria. Nel mio intervento a Roma ho parlato dei rischi di un'assunzione di responsabilità comune, ad esempio sui depositi bancari, sul sussidio di disoccupazione, o sull'introduzione degli eurobond. Finché aspetti decisivi della politica resteranno decisi al livello nazionale, riterrei sbagliato procedere verso garanzie comuni. Sarebbe impossibile, in quel caso, garantire l'orientamento dell'unione monetaria in direzione della stabilità e della solidità finanziaria degli Stati. Su questo punto è evidente che i pareri restano diversi". Sembra che il ministro dell'economia italiano Pier Carlo Padoan  abbia letto bene il suo discorso. E in un'intervista con Repubblica ha obiettato con fermezza che il debito si riduce stimolando la crescita."Ovviamente la crescita è essenziale: su questo concordo perfettamente con Pier Carlo Padoan. Peraltro il governo di cui fa parte ha avviato molte importanti riforme per stimolarla, in particolare in settori come il mercato del lavoro o l'architettura istituzionale. Però sono scettico verso chi pensa che il problema del debito si possa superare contraendo altri debiti, o che l'indebitamento sia la via giusta per favorire la crescita. A mio parere non c'è contrasto tra crescita e solidità dei bilanci. E sulla politica di bilancio a medio termine, l'Italia non è certo un modello, per l'Europa". Anche Matteo Renzi ha reagito al suo intervento, invitandola a occuparsi un po' più del sistema bancario tedesco...."Quindi Ignazio Visco può discutere soltanto sull'Italia, e io solo sulla Germania? Nel Consiglio della BCE ci occupiamo della politica  monetaria di tutta l'Eurozona. Siamo tutti interessati alla solidità e a tassi di crescita costanti per la Ue. Di fatto in questi ultimi tempi, nel contesto europeo, si nota un declino nella spinta riformista e nella disciplina di bilancio. Alcuni Paesi, oppressi in passato da oneri ingenti sul debito, non hanno saputo approfittare in misura sufficiente degli enormi risparmi di cui hanno fruito  grazie all'abbassamento dei tassi, per consolidare la loro posizione". In Spagna sta accadendo il contrario: il governo ha ottenuti gli elogi dall'Europa per le sue riforme. Ma da sei mesi circa non c'è più un governo a Madrid."La Spagna ha attuato molte riforme necessarie. L'economia è nuovamente in crescita, sono stati creati nuovi posti di lavoro. C'è da sperare che a Madrid si possa insediare un nuovo governo responsabile e in grado di agire. Prossimamente vi saranno nuove elezioni in Spagna: auguriamoci che possano dare questo risultato".  Lei Commissione europea dovrebbe essere più dura nei confronti dei Paesi che non adempiono agli obiettivi fissati in materia di deficit?"La Commissione ricopre un duplice ruolo, molto difficile, verso il quale sono critico. E' al tempo stesso custode dei Trattati dell'UE, ma è anche incaricata di mediare tra i diversi interessi politici. Purtroppo i compromessi che ne conseguono vanno spesso a discapito della disciplina di bilancio. Anch'io, come Wolfgang Schäuble, penso che sarebbe opportuno creare una commissione indipendente incaricata di valutare con obiettività l'osservanza delle regole. Si solleverebbe così la Commissione da questo compito, separando al tempo stesso l'analisi economica dalle decisioni politiche". Così i Paesi verrebbero sanzionati automaticamente per gli sforamenti."Al momento le procedure sono talmente complesse e poco trasparenti che nessuno riesce a dire se si attenga alle regole o meno. Le regole comuni dovrebbero essere chiare e verificabili; è l'unico modo per esercitare un controllo. L'adozione di misure che inducano i membri dell'Unione monetaria ad attenersi più alle regole sarebbe certamente un progresso". La Germania è spesso accusata, per il suo gigantesco surplus commerciale, di essere lo Stato più egoista dell'Ue."In Europa non si faranno mai passi avanti se si continuerà a incolparsi a vicenda. Ciascun Paese ha le sue sfide da affrontare: in Germania il cambiamento demografico; in Spagna l'elevata disoccupazione giovanile; in Italia i problemi dell'istruzione e della formazione. Se la popolazione continua ad invecchiare, come avviene in Germania, l'eccedenza della bilancia commerciale non deve sorprendere. I cittadini si creano un capitale, anche all'estero, per garantirsi nella vecchiaia. Il fatto che quest'eccedenza sia ulteriormente aumentata si spiega soprattutto col calo del prezzo del petrolio e con la svalutazione dell'euro. Ma nei confronti del resto dell'area Ue si è dimezzata. Indi pensa che il problema sia stato drammatizzato?"A lungo andare l'eccedenza del saldo commerciale, pari all'8,5% del PIL, è senz'altro troppo elevata. Del resto, proprio per questo squilibrio macro- economico la Germania è ora sottoposta a una procedura per squilibri macroeconomici eccessivi. Tuttavia questa situazione non è il risultato di manipolazioni del mercato o di concorrenza sleale.  Certo, non vuol dire che in Germania non vi sia nulla da cambiare. Ovviamente, anche da noi servono riforme: ad esempio, il potenziale di crescita potrebbe essere rafforzato migliorando le condizioni per gli investimenti, o con misure di previdenza affidabili per la vecchiaia e un sistema di formazione più efficiente. Anche questo è un modo per ridurre gli squilibri commerciali".  Sulla previdenza, la linea super-accomodante della BCE sembra controproducente. E continua anche a comprare tempo per i governi. Come se ne esce?"Il nostro compito non è quello di far guadagnare tempo ai governi. Certo, il fatto che i governi abbiano più tempo a disposizione può essere un effetto secondario della nostra politica monetaria. Ma se questa fase di denaro a bassissimo costo non sarà utilizzata per le riforme e il consolidamento, i problemi ricadranno su di noi nel momento stesso in cui si imporrà normalizzazione della politica monetaria. A fronte dei problemi di sostenibilità finanziaria degli Stati, vi saranno allora pressioni sulla Banca centrale per procrastinare il regime dei tassi al minimo. E dovremo essere in grado di resistere a queste pressioni". Da quando ha incominciato a pensare che la linea espansiva della Bce sia appropriata? Pochi mesi fa, all'inizio dell'anno, non sembrava di quest'idea. "Nel direttorio della BCE siamo concordi nel ritenere che allo stato attuale serva una politica monetaria espansiva. E' vero però che vi sono state controversie anche molto accese sull'entità delle misure di politica monetaria e sui singoli strumenti. Nel corso della seduta di marzo del Consiglio della BCE le proiezioni sull'inflazione sono risultate     nettamente ridotte: è a questo dato che il Consiglio ha reagito con le sue misure di politica monetaria". Ma non le viene il sospetto che gli obiettivi della BCE non siano più adeguati, che andrebbero cambiati?"Il calo petrolifero non mette in discussione la definizione della stabilità dei prezzi della BCE: la politica monetaria deve sapere guardare al di là di episodi temporanei, anche se si protraggono per anni. Il nostro obiettivo di un'inflazione contenuta al 2% è stato esplicitamente definito per il medio termine. E' necessario attenersi a un obiettivo concordato: è una questione di credibilità. E come se si cambiassero gli obiettivi di finanza pubblica alla luce delle difficoltà di alcun Paesi". Ormai i mezzi della Bce sembrano sempre più limitati, o state pensando a forme estreme come l''helicopter money'? "Per me la discussione sull'helicopter money non esiste: e serve solo a creare incertezza tra i cittadini. Non è un tema, per il direttorio della BCE. Non siamo in istituto di ricerca; non possiamo abbandonarci a discussioni accademiche sulle idee peregrine senza conseguenze. Peraltro tutte le nostre prognosi indicano un aumento della pressione dei prezzi: gli effetti del calo dei costi dell'energia dovrebbero essere gradualmente compensati". Ma in caso contrario, fino a che punto i tassi già negativi potranno essere ulteriormente abbassati?"Dovremmo attendere gli effetti di quanto già deciso, e non rimetterci subito a escogitare altre misure; ciò vale anche per i tassi di interesse. In questo modo non si favorisce certo la fiducia". Non sarebbe anche il caso di preoccuparsi per la situazione dei proventi delle banche? E non c'è il rischio che il programma di acquisto di bond delle imprese si riveli controproducente?"In prospettiva i proventi delle banche sono penalizzati, ovviamente, dai tassi bassi, come dimostra peraltro un'indagine di BaFin e della Bundesbank. Anche se l'obiettivo della politica monetaria non è quello di assicurare alle banche introiti soddisfacenti, è vero che il loro calo potrebbe essere fonte di rischi per la stabilità finanziaria, fino a compromettere anche l'efficacia della politica monetaria, e quindi la stessa stabilità dei prezzi. E' un problema  che non possiamo ignorare". Recentemente la BCE ha deciso di abolire le banconote da 500 euro per arginare la criminalità in Europa. Questa decisione la convince?"Non conosco studi che dimostrino in maniera convincente che l'abolizione di questa banconota limiterà in modo importante le attività illegali. Negli USA la banconota di taglio più grosso è quella da 100 dollari, ma non sembra che la criminalità sia inferiore a quella dell'Eurozona". Potrebbe seguire anche l'abolizione delle banconote da 200 euro?"Per me è stato importante che il Consiglio della BCE abbia assunto una posizione netta sul contante, e abbia chiarito che le altre banconote non rientrano nella decisione. Il taglio da 500 euro, in ogni caso, continuerà ad essere legale. Nessuno dovrà temere che a un certo punto le banconote in suo possesso diventino carta straccia". Si sta discutendo attualmente anche sull'eventualità di un taglio al debito della Grecia. Quale dovrebbe essere la sua entità?"Per me non è una questione di primo piano. In proporzione alle dimensioni della sua economia, la Grecia paga meno interessi dell'Italia o del Portogallo. Il suo problema più urgente non è il servizio del debito, ma l'attuazione del programma  e la capacità di riprendere a camminare con le proprie gambe.  Secondo alcuni calcoli, il 90% delle somme devolute per il salvataggio del Paese sono andati alle banche. "La Grecia aveva contratto debiti con finanziatori interni ed esteri - che in larga misura erano banche - e non era più in grado di pagare. Perciò è intervenuta l'Europa. Ma gli importi dei prestiti iniziali erano finite nelle casse di Stato, a beneficio della Grecia. Peraltro i fondi prestati dalle banche provenivano dai depositanti, molti dei quali greci, che avevano affidato loro i propri risparmi". Lei ha avvertito che il dibattito sulla politica monetaria non andrebbe limitato alle conseguenze negative per i risparmiatori."Intendevo dire che se i tassi di interesse al minimo penalizzano il cittadino nella sua veste di risparmiatore, vanno però a suo vantaggio in quella di lavoratore, di contribuente o di costruttore.  Il risparmio rimane importante, ma il basso livello dei tassi di interesse ha le sue conseguenze sulle decisioni dei cittadini in materia di investimenti:  qualcuno ridurrà la quota di risparmio e aumenterà i consumi; altri andranno in cerca di rendite più elevate, anche a costo di assumersi maggiori rischi; altri ancora tenderanno a risparmiare di più per garantirsi nella vecchiaia un dato livello di reddito". Lo stanno già facendo?"Nel complesso, i dati di cui disponiamo finora ci indicano che in Germania le reazioni sono molto contenute. Va detto che in base a una comparazione storica e al netto del tasso di inflazione, gli interessi per i depositi di risparmio a medio termine non sono poi tanto bassi. Certo, per quanto riguarda gli investimenti sicuri a più lungo termine il discorso è diverso.  A mio parere, è importante che la durata di questa fase di interessi ridotti al minimo non si prolunghi oltre lo stretto necessario, imposto dalle esigenze di politica monetaria".  Ma ai suoi figli lei continua a consigliare di risparmiare?"Se mettono soldi da parte, è perché sanno che solo così potranno acquistare ciò che non potrebbero permettersi spendendo subito la paghetta. Ma non credo davvero che lo facciano  in vista degli interessi!" Traduzione di Elisabetta Horvat

Nessun commento:

Posta un commento