martedì 31 maggio 2016

Giorgio Cremaschi: E’ DITTATURA! La UE ordina alla Francia di non cambiare la legge sul lavoro!

dittatura
di Giorgio Cremaschi
Alla fine parla il mandante del Jobs Act di Hollande: la Ue chiama il governo francese a non cambiare la legge infame. Mentre il popolo è in rivolta, ci sono ancora dubbi che l’Unione Europea sia oggi il primo nemico dei diritti sociali e del lavorro, della stessa democrazia? Bisogna uscirne e romperla, la vera solidaretà con la grande lotta dei lavoratori francesi è combattere ognuno lo stesso nemico in casa propria, con Brexit, Italexit, Euroexit.
La riforma del lavoro tiene la Francia in fibrillazione. Dopo l’annuncio dell’adesione allo sciopero anche da parte delle centrali nucleari continuano le manifestazioni a Parigi e dintorni, dove almeno 5 raffinerie su 8 sono bloccate o funzionano a scartamento ridotto, 4 mila pompe di benzina, 1 su 5, sono a secco, nonostante il ricorso alle riserve strategiche nazionali. E poi: scioperi dei treni e dei trasporti, perturbazioni attese nei porti e nelle centrali elettriche e nucleari. Tuttavia, riporta l’Afp, il premier Manuel Valls ha annunciato ai media francesi che è il governo si dice disposto a “modifiche” al testo della riforma del lavoro escludendo tuttavia “cambiamenti del quadro” o un ritiro del provvedimento: “Ci possono essere ancora aggiustamenti, dei miglioramenti”, ha detto il premier.... Un passo indietro rispetto a ieri: lo stesso Valls infatti aveva duramente criticato i sindacati che da giorni protestano contro il Jobs Act francese, affermando che non solo loro “a fare le leggi nel nostro Paese” e chiudendo a ogni ipotesi di modifiche in particolare all’articolo due, quello più controverso.
Valls ha poi definito “irresponsabile” l’azione della Cgt, il principale sindacato francese alla guida delle proteste, garantendo che il governo continuerà nelle opere di sgombero delle istallazioni petrolifere e industriali bloccate dalle proteste. Alla domanda se si potrà ricorrere a misure di precettazione in caso di forza maggiore, il primo ministro ha spiegato che “tutte le possibilità sono sul tavolo”. Valls ha poi ammesso che “tra il 20 e 30% dei benzinai sono chiusi o in difficoltà” a causa dei blocchi alle raffinerie, e che a soffrire di questa situazione “sono i francesi”.
Se questa situazione continuerà, ha aggiunto, “potrebbe pesare sull’economia francese”.
Ma l’appello ad andare avanti sulla strada della riforma arriva anche dall’Europa: la nuova disciplina del lavoro è “indispensabile”, ha detto il commissario e agli affari economici, Pierre Moscovici. “I paesi che hanno fatto una riforma del mercato del lavoro – dice – con la quale agevolare l’ingresso nel mercato e consentire un’uscita in sicurezza sono quelli che sono riusciti ad abbassare la disoccupazione”. “Quelli che non l’hanno fatta – aggiunge – sono i paesi che hanno prestazioni meno buone. La Francia è il 21esimo paese su 28 da questo punto di vista e questa non è una cosa di cui possiamo vantarci: lo dico senza pronunciarmi su questa riforma e senza entrare nel dibattito interno”.
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Ai microfoni di RMC, Duseux ha parlato di “situazione tesa” alla quale “contribuiscono anche i consumatori”. I quali, presi dal panico di restare a secco, hanno aumentato i consumi medi di tre-cinque volte. Attualmente un benzinaio su tre deplora una penuria parziale o totale, incluso a Parigi, dove c’è chi è rimasto anche un’ora in fila per fare il pieno. Al caos benzina si aggiunge anche lo sciopero di due giorni indetto dai ferrovieri della SNCF, che incroceranno le braccia anche dal 31 maggio. Atteso invece per il 2 giugno lo sciopero “illimitato” di metro e bus parigini (RATP), a cui seguirà dal giorno dopo quello dell’aviazione civile. Il tutto a pochi giorni dal fischio d’inizio dell’Euro 2016.


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