Repubblica, Stampa, Espresso, Secolo XIX: nasce un gigante cartaceo e digitale per seppellire definitivamente il pluralismo informativo e comunicativo.
di Giulietto Chiesa
Repubblica, più Stampa, più Espresso, più Secolo XIX:
nasce un gigante cartaceo e digitale con l'intenzione di seppellire
definitivamente il pluralismo informativo e comunicativo italiano.
Non è detto che sarà facile ma, forti dei dichiarati 5,8
milioni di lettori, dei 2,5 milioni di affezionati utenti del web, con 750
milioni di ricavi annuali, senza debiti, il nuovo colosso potrà assicurarsi il
controllo essenziale sulle menti di una decisiva fetta di "decision makers". Assicurandosi,
inoltre, una fetta assolutamente maggioritaria degli afflussi pubblicitari.
Con tutto quello che ne consegue...!
L'operazione è, in primo luogo, una questione di
business, in un mondo in cui la notizia è una merce e, dunque, conta
essenzialmente come viene impacchettata più che il contenuto. Ma chiunque
capisce che il consenso è sempre stato una componente del business e ora, nei
tempi moderni, esso diviene sempre di più la componente essenziale del grande
business di convincere le grandi masse ad essere spennate dal potere.
Quindi si vede in bella trasparenza una riformattazione dell'élite dirigente
del paese, con la marginalizzazione di frange "superate dagli eventi" - quelle che oscillano incerte, che
vorrebbero un'Europa autonoma, che si "attardano" sulla sovranità nazionale e
sugli interessi nazionali e, dunque, che non vogliono il conflitto con la
Russia - e il rafforzamento dei settori imprenditoriali e bancari che intendono mantenere
e cementare la posizione dell'Italia all'interno della linea tracciata oltre
oceano.....
Lo scriveva con tutta chiarezza (per il lettore
smaliziato s'intende) l'ex direttore di Repubblica
Ezio Mauro che - con l'aria di
esaltare una mossa lungimirante - riconosceva in questa svolta la "logica della Fiat". Che sarebbe
appunto quella di "perdere quote di sovranità pur di acquisire quella forza e
quella superficie che è la miglior difesa del business e del lavoro in tempi di
crisi".
Dove la
"superficie" metaforica di cui si parla non è solo quella della
dimensione di scala italiana, ma è quella dell'Alleanza Atlantica nel
suo insieme.
Torino e Roma contro Milano e il Nord-est (e anche contro il Sud del paese). Qui c'è una parte della verità che sta sotto
il tappeto. Di cui la vittima cartacea è il povero Corriere della Sera (con la moribonda RCS abbandonata dalla Fiat,
che la lascia nelle mani di Diego della Valle).
Ma questi sono dettagli secondari.
Come dettagli secondari sono la permanenza dei giornali
della destra più o meno berlusconiana, e del solitario Il Fatto Quotidiano. Non è
con queste forze che si potrà contrastare la marcia trionfale dei corifei unici
del pensiero unico.
Sale in cattedra, con le sue falangi, e con il coro dei
canali Rai al completo, la squadra comunicativa che tirerà la voltata di Matteo Renzi per il referendum decisivo che deciderà
l'abbandono (se gli riesce, e non è ancora detto) della Costituzione Repubblicana nel corso del 2016.
È la stessa squadra che in questi ultimi 30 anni ha in sostanza imposto al paese la "mappa dei
valori liberal-democratici" (parola ancora di Ezio Mauro), "stimolando la
sinistra a evolversi in questa direzione".
Qui la Repubblica
ha giocato il ruolo decisivo, prendendo in mano l'ex Partito Comunista Italiano
per traghettarlo, armi e bagagli, da
sinistra a destra e per mettere i suoi rimasugli, mescolati a quelli della
Democrazia Cristiana, nelle mani di Matteo Renzi.
Unica pecca di questa impeccabile parabola il non piccolo
dettaglio che, lungo la strada discendente, i valori liberal
democratici sono stati abbandonati da qualche parte sul ciglio. Per essere
sostituiti dal business e dalla guerra (che di questo gruppo editoriale
nascente sarà senza alcun dubbio la doppia
bandiera).
Nessun commento:
Posta un commento