Milton Friedman – se avete presente – è stato il guru supremo del liberismo e della deregulation monetaria, il fondatore della Scuola di Chicago, il venerato padre della dogmatica “meno stato più mercato”, eccetera.
Ebbene: pochi sanno (perché lo nascondono) che Friedman era contrario all’indipendenza delle banche centrali. Più specificamente, propose di subordinare la Fed al Ministero del Tesoro. Lo propose per motivi perfettamente coerenti con la sua teoria di nemico dei monopoli. La cosiddetta indipendenza concentrava il potere monetario in un unico “locus” in mano a persone che non rendevano conto a nessuno; la dipendenza della banca di emissione dallo Stato avrebbe avuto almeno il vantaggio di creare una dialettica fra le due entità, una concorrenza: in caso di errori si sarebbero accusate a vicenda.
Ovviamente, Friedman vide che una banca centrale indipendente sarebbe stata troppo dipendente dalle opinioni dei banchieri, e avrebbe accontentato loro invece che l’economia generale; che l’indebita influenza delle opinioni dei banchieri avrebbe offuscato (nelle menti del banchiere centrale) la differenza che esiste fra i problemi che la banca affronta sul mercato del credito e i problemi della politica monetaria. Il montante della produzione di moneta è un atto politico, non tecnico.
Molti studi negli anni ’70 avevano già dimostrato che più una banca centrale è indipendente, più l’inflazione cala, fino a divenire deflazione.....
E’ l’idrovora che non “pesca” più
L’11 febbraio scorso, un fondo dell’Economist – dicesi l’Economist dei Rotschild di Londra – notava con biasimo che le banche centrali sono “schiave dei mercati”: ovviamente i mercati finanziari, non i mercati rionali (di cui in deflazione, la banca centrale dovrebbe preoccuparsi).In quei mercati (Wall Street, Londra eccetera) da tempo “gli investitori hanno scoperto che, se fanno qualche capriccio infantile, le banche centrali accorrono alla loro riscossa. Sul lungo termine, ciò incoraggia comportamenti a rischio come quelli della fase che ha preceduto la crisi del 2007-2008”. E’ la scoperta del segreto di Pulcinella: il fatto notevole è che lo ammetta l’Economist. Che arriva addirittura a palare di “privatizzazione di profitti e pubblicizzazione delle perdite”. Ciò vuol dire una cosa: che il metodo è arrivato al capolinea. Nel gergo, si dice “il cavallo non beve”. Nella realtà, lorsignori sanno che non posso più sfruttare la colossale idrovora che ha sottratto capitali dal basso per profitti in alto (all’1%). Perché l’idrovora non pesca più.
E insistere nel far funzionare l’idrovora sarebbe stato ormai controproducente.
Se Draghi e i tecnocrati della BCE avessero letto con la dovuta attenzione, avrebbero capito che il loro ultimo sparo di bazooka sarebbe stato trasformato dai mercati (come dice il blogger Bottarelli) in pistola ad acqua. Invece dell’atteso trionfale rialzo, i mercati sono ribassati. Vero che il giorno dopo hanno recuperato, ma tutto ormai non ha senso: quasi il 70 per cento delle transazioni su detti mercati sono attuate non da esseri umani, ma da supercomputer secondo algoritmi automatici (ecco una riforma che non si farà: vietare questa pratica). Fra le misure prese da Draghi, c’è un complesso meccanismo per cui la BCE “paga un interesse alla banca a cui presta denaro” se questa banca “presta molto a imprese e famiglie”. Un istituto che presta molto all’economia potrà essere finanziato dalla BCE “più degli altri e a condizioni più favorevoli”. Nobile tentativo. Peccato che le famiglie non abbiano stipendi e salari su cui indebitarsi, e con le imprese hanno già debiti andati a male presso le banche per 220 miliardi (in Italia). E gli interessi negativi ormai insturati che cosa volete che siano? Un ulteriore furto alle famiglie: avete, poniamo, 100 mila euro in banca? L’anno prossimo saranno 98 mila. Secondo la mentalità distorta dei banchieri centrali, è una punizione per i risparmiatori, che dovrebbe spingerli a “investire”: dove? L’effetto sarà di far sentire le famiglie ancor più povere e inclini a spendere ancor meno.
Interessante l’ululato che si è elevato dal governo tedesco e dalla Bundesbank: con i suoi trucchi Draghi mantiene le banche zombi? Verissimo, ma anche e soprattutto le loro. Draghi trasferisce il denaro dalla Germania agli stati-zombie del Sud Europa, finanziandone il debito, incoraggiandone i governi a indebitarsi sempre più allegramente. “E’ la più grande redistribuzione di ricchezza in Europa dalla seconda guerra mondiale”, strilla Handelsblatt.
Prima di tutto, il trasferimento è esattamente quello che sarebbe comunque avvenuto se l’euro fosse davvero una moneta unica, e l’avrebbero comunque pagato i tedeschi coi loro surplus di profitti; vero che ciò avviene in altri modi furbeschi. Ma vediamo l’alternativa.
Prima del divorzio Tesoro-Bankitalia” il debito pubblico italiano era del 60% del Pil; oggi è salito al 130 circa.. La Francia, paese meglio governato, aveva un debito sul Pil del 20,7 % del Pil nel 1980; oggi, quasi del 100% e un deficit annuo che supera il nostro italiano, è al 4 per cento. Con inflazione allo 0 per cento, o sottozero, non ci sono che i quantitative easing e i tassi negativi dlla BCE che tengono galla il sistema. Non solo un rialzo dei tassi, ma un’interruzione del quantitative easing, aggraverebbe situazione di stati che sì, sono già falliti, provocandone la bancarotta. La Germania sarebbe contenta di trovarsi nella zona euro, da cui ha tanto guadagnato, nel mezzo del ciclone delle bancarotte di Italia, Spagna, Francia…? Magari a Berlino pensano di essere solvibili, come dicono i loro bilanci pubblici? Sì, se non ci fosse Dutsche BAnk con i derivati che la espongono per un multiplo del Pil tedesco. E le Sparkassen, sono solvibili? Davvero?
Ma come dimostra anche l’educazione che vogliono impartire agli immigrati islamici per civilizzarli,
i tedeschi hanno perso la ragione. A meno che non abbiano superato i napoletani nella tecnica del “piagni e fotti” (gli altri).
Il punto è che l’intero sistema finanziario non è più adeguato ad una situazione dove grazie alla politica di austerità non c’è più crescita e né inflazione.
Milton Friedman se fosse ancora qui, potrebbe commentare: Ve l’avevo detto.
http://www.maurizioblondet.it/draghi-fallito-non-colpa-sua-dopotutto/
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