La sanità sta cambiando forma. Concetti come prevenzione e terapie stanno perdendo di importanza, lasciando invece spazio ad un unico strumento: la vaccinazione. Un modello che in Italia è stato applicato per affrontare la diffusione del Sars Cov 2 e che ora viene riproposto anche per altre malattie.
Lo sprint della Regione Puglia per i vaccini contro il papilloma virus
La Regione Puglia ha infatti deciso di aprire le danze in una campagna di vaccinazione coatta contro il papilloma virus. Il consiglio regionale ha infatti recentemente approvato all’unanimità, da sinistra a destra, una nuova legge che ha l’obiettivo di aumentare la copertura vaccinale tra i ragazzi contro il papilloma virus. In che modo?
“L’iscrizione ai percorsi d’istruzione previsti nella fascia d’età 11-25 anni, compreso quello universitario, è subordinata alla presentazione di documentazione, già in possesso degli interessati, in grado di certificare l’avvenuta vaccinazione anti-HPV, ovvero un certificato rilasciato dai centri vaccinali delle Asl di riferimento, attestante la somministrazione, l’avvio del programma di somministrazione oppure il rifiuto alla somministrazione del vaccino”.
Per iscriversi a scuola e università è quindi obbligatorio presentare un certificato di avvenuta vaccinazione oppure di rifiuto. Quindi l’istituto sarà a conoscenza dello status vaccinale degli iscritti e chissà come potrà utilizzare questa informazione. Una forma di pressione sociale molto forte per spingere alla vaccinazione. Qual è il motivo di questa improvvisa spinta da parte della Regione Puglia?
L’ombra del conflitto di interessi
Difficile dire che si tratti di emergenza. Lo stesso Istituto Superiore di Sanità ci riporta una situazione ordinaria in merito al papilloma virus: “La maggior parte delle infezioni da Hpv è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno. Il 60-90% delle infezioni da Hpv, incluse quelle da tipi oncogeni, si risolve spontaneamente entro 1-2 anni dal contagio”. Mentre i casi e i decessi restano stabili.
Ed ecco che sull’improvvisa forzatura vaccinale della Regione Puglia si staglia l’ombra del conflitto di interessi. Tra i promotori della legge risulta esserci Pierluigi Lopalco, già assessore alla sanità e noto per aver chiesto l’introduzione del green pass “anche per respirare”.
Secondo una dichiarazione di conflitto di interessi il Professor Lopalco ha ricevuto tra il 2019 e il 2020 assegni di ricerca e compensi personali per partecipare ai comitati consultivi di GSK, MSD, Pfizer, Sanofi e Seqirus. E i vaccini usati in Italia contro il papilloma virus sono quelli prodotti da GSK e MSD. La Puglia diventa così laboratorio sperimentale per una nuova imposizione sanitaria.
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