Scarsità di materie prime, infrastrutture inadeguate e costi elevati. La strada percorsa dalle auto elettriche “è dissestata”. Non lo dice un esponente politico conservatore o un disfattista ma la Corte dei Conti europea.
Auto elettriche: l’analisi della Corte dei Conti UE
È un bagno di realismo l’ultima analisi dell’istituzione preposta a esaminare, appunto, i conti dell’Unione che, per quanto riguarda l’auto elettrica, non tornano. Malgrado in ambito europeo sia stato deciso il divieto di produrre veicoli a motore endotermico dal 2035.
Le emissioni delle automobili “non sono diminuite” e tagliarle è “più facile a dirsi che a farsi“, scrive la Corte dei Conti UE. Anzi: “Gli obiettivi comunitari non saranno raggiungibili finché mancheranno prerequisiti importanti”.
UE e auto elettriche: più normative che materie prime...
E quali sono i prerequisiti menzionati dalla Corte? Il litio, per esempio, che è necessario ad alimentare le batterie dei veicoli elettrici.
L’Unione Europea produce infatti più normative che materie prime, motivo per cui si era mossa Ursula von der Leyen in persona per provare a stringere accordi con le nazioni che possiedono il litio, ovvero i Paesi sudamericani e la Cina. Acquistare dall’estero ha però un costo, che poi si ripercuote sul consumatore finale.
Ci sarebbe poi la questione dell’impatto ambientale derivante dal processo di estrazione del litio, con possibili conseguenze negative per l’acqua e per le comunità locali. Una contraddizione che chiama in causa gli esponenti più ecologisti di Bruxelles, dato che il passaggio all’auto elettrica viene motivato con l’ambientalismo.
Incentivi e infrastrutture flop: “Veicoli inquinanti piuttosto che auto elettriche”
Il mercato delle automobili elettriche in Europa è finora andato avanti anche grazie agli incentivi. Soltanto per citare un caso: in Germania, appena il governo non li ha rinnovati, case automobilistiche come la Volkswagen hanno messo la retromarcia, annunciando tagli del personale.
Nell’analisi della Corte dei Conti UE restano infine le infrastrutture. Secondo i dati dell’associazione Motus-E, nell’ultimo anno le colonnine di ricarica sono cresciute del 44% in Italia, tuttavia la distribuzione geografica rimane disomogenea (il 56% si trovano al Nord). In Europa, il 70% sono invece distribuite tra Paesi Bassi, Germania e Francia.
La Corte dei Conti invoca quindi “un cambio di marcia“. Arriverà entro il 2035? Stando a quanto scrivono i magistrati contabili, il percorso è in salita. I consumatori, ipotizza la Corte, “potrebbero preferire di mantenere più a lungo i loro vecchi veicoli inquinanti“.
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