giovedì 13 gennaio 2022

ByoBlu - PAZZI ACQUISTI PER IL GOVERNO DRAGHI: SPESA MILITARE SUPERA I ...12 MILIARDI...!


Le casse italiane sono sempre vuote per finanziare istruzione, sanità e welfare. Quando si tratta invece della difesa del nostro Paese, le spese diventano decisamente esagerate. Tralasciando il non pervenire di alcuna minaccia fisica, il governo Draghi ha raggiunto nel 2021 un record per i miliardi indirizzati nei programmi di riarmo. Si tratta di una spesa, già approvata alle Camere, che supera un valore complessivo di 12 miliardi di euro.

Un record del governo Draghi

Con un onere superiore ai 24 miliardi, sono 31 i programmi che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini è riuscito a far approvare nell’arco di pochi mesi, da settembre 2021 a gennaio 2022. Per quest’anno è già prevista una spesa di 30 miliardi. Come riporta Milex, l’osservatorio sulle spese militari italiane, non si era mai visto nulla del genere. Le commissioni Difesa e Bilancio non avuto niente da ridire, spese approvate all’unanimità. Come disse una volta un saggio: non sanno nemmeno quello che firmano.

Armi di ultima generazione

Nei titoli dei programmi leggiamo ripetersi le parole acquisto, rinnovo, sviluppo, ammodernamento, implementazione, realizzazione. Tutte azioni a quanto pare necessarie e urgenti, eppure il nemico non si vede. Notiamo solamente un bilancio militare gonfiarsi verso numeri record, con un aumento di spesa del 19% rispetto a quattro anni fa. Gli acquisti sono disparati: radar missilistici, caccia di sesta generazione, nuovi blindati e batterie missilistiche antiaeree. Addirittura a novembre il ministero ha richiesto “urgentemente” dei droni kamikaze. Diversi dai semplici droni da guerra, i kamikaze vengono teleguidati anche a decine di chilometri di distanza, dopo aver sorvegliato e seguito dall’alto l’obiettivo, “si suicidano” innescando una letale carica esplosiva.

Perché spendere nel riarmo in piena crisi?

Milex nell’illustrare questi dati si domanda il perché. Come mai un Paese in crisi, che vive la disoccupazione, le attività commerciali vuote, la marginalità sociale, il Covid e la crisi energetica, dovrebbe pensare al riarmo. Il nemico è interno, non c’è nessuna battaglia da combattere là fuori. Al Senato le finalità dei programmi non vengono specificate, si parla di una generale: “cooperazione delle forze speciali della Difesa in attività di intelligence, in situazioni di crisi o di emergenza all’estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all’estero”. La vera risposta si cela nelle vaghe parole del ministro della difesa: 

“In un momento in cui ha ripreso velocità il processo dell’integrazione della Difesa europea, l’industria italiana del settore è chiamata a raccogliere la sfida della globalizzazione, dell’innovazione digitale e della transizione ecologica.”

Tradotto: l’Italia si è impegnata ad acquistare armamenti NATO. Nel febbraio 2021 Guerini ha infatti firmato l’Air Battle Decisive Munition, patto fra 14 Paesi europei che ha l’obiettivo di creare appalti multinazionali di condivisione delle munizioni. Senza sbilanciarsi troppo, si potrebbe osare l’ipotesi di un grande esercito europeo, tanto per dare quel colpo finale alla sovranità degli Stati.

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