10 Novembre 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra interessante condividere con voi questo articolo apparso su Korazym.org, che illustra molto bene la situazione di follia (anche criminale…) che stiamo vivendo, e lo stato di crisi professionale, etica e sociale dell’informazione. D’altronde se i giornali vendono sempre meno copie, e anche alla televisione calano gli spettatori non è colpa solo del destino cinico e baro, ma dell’asservimento acritico alla narrazione di propaganda del regime. Buona lettura.
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Numeri ufficiali Covid-19 del 9 novembre 2021. Giornalisti chiedono di comprimere il diritto di manifestare. Epidemiologo tedesco: troppa libertà ai vaccinati, servono più argini
«Ci sono molte cause dietro la quarta ondata in Germania. Ma a mio avviso quella più grave è che ci sia stata una sottovalutazione del ruolo dei vaccinati da parte della politica. Naturalmente la percentuale dei non vaccinati è ancora troppo alta e sappiamo che se questi si infettano diventano subito malati gravi. Ma il virus si sta diffondendo anche tra i vaccinati. Il vaccino ha efficacia su una percentuale di persone oscillante tra il 50% e il 70%, questo significa che su dieci vaccinati, da 3 a 5 potrebbero trasmettere il virus. E quando si consentono manifestazioni senza più misure di controllo, senza test e distanziamento, queste diventano focolai d’infezione» (Alexander Kekulé, uno dei più celebri epidemiologi tedeschi – Corriere della Sera, 9 novembre 2021).
Ecco, spiegato in poche parole, comprensibili anche per un analfabeta funzionale non troppo impedito, la pericolosità dell’infame Green Pass, in assenza di “misure di controllo, test e distanziamento”.
Per inciso, non solo per i non vaccinati (gran parte di coloro che fanno i test sono non vaccinati), ma soprattutto per quei vaccinati che si illudono di essere immune e non fanno i test (io, che sono vaccinato, i test li faccio regolarmente per libera scelta – al costo di 15,00 Euro a kit fai da te, mentre in Germania il test è gratuito – e, quindi, non vengo rilevato nelle statistiche).Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.
I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi martedì 9 novembre 2021
Ricoverati con sintomi: 3.436 (+74) [Occupazione al 6%]
In terapia intensiva: 421 (+6) [con 52 nuovi ingressi del giorno] [*] [Occupazione al 5%]
Deceduti: 132.491 (+68)
Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose; oppure monodose): 45.225.703 (83,74% degli over 12) [Aggiornato al 9 novembre 2021 ore 19:45] [**]
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione. Anche se sarebbe opportuno comunicare in moto trasparente chi tra coloro che sono usciti dalla terapia intensiva sono guariti o in fase di guarigione, oppure deceduti.
[**] La vaccinazione in tempo reale [cioè, in differita…]: QUI.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 211 (-).
Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.
Se io dico, che è verde quello che si vede che è rosso e tu lo prendi per la verità rivelata, chi è il cretino: tu o io? Per trovare la risposta alla domanda, rileggere la fiaba “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen o “Il re è nudo”.
Come si è potuto notare da tempo – e l’abbiamo ancora ricordato l’altro giorno – di spazio per i “Numeri ufficiali Covid-19 del 9 novembre 2021”, di cui parla il titolo, ne è rimasto poco. Continuiamo ad aggiornare i dati sommari dell’ospedalizzazione, dei decessi e della vaccinazione (con particolare attenzione ad alcuni punti cruciali). Ovviamente, non dimentichiamo per esempio il fatto dei quasi 100.000 in isolamento domiciliare (ovvero in lockdown individuale). Ma questo numero dice niente, se non viene fatta la divisione tra positivi sani e positivi malati, nella neo-lingua orwelliana (che nasconde nel fingere di comunicare) chiamati in modo fuorviante non sintomatici e sintomatici.
Invece, ogni giorno proviamo di offrire in questo appuntamento serale – come abbiamo fatto dall’inizio, da più di 600 giorni ormai – delle informazioni sparse in una specie di rassegna senza schema prefissato, scegliendo tra le notizie diffuse principalmente tramite i social e i siti non allineati alle veline agit-prop governative (senza dimenticare queste ovviamente). Va ricordato che il termine agit-prop è una locuzione russa, l’abbreviazione dei sostantivi “agitacija” (agitazione) e “propaganda”, con il significato di “Sezione per l’agitazione e la propaganda” nei Comitati del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, al vertice del sistema totalitarista sovietico.
Oggi ci limitiamo al documentare la deriva preoccupante – già abbondantemente denunziato dalle poche “pecore nere” ancora rimaste in libertà – del “quarto potere” (il mondo dei media), quasi nella totalità asservito al “secondo potere” (quello che dovrebbe essere soltanto “esecutivo” ma si è fatto legislatore, esecutore e giudice, mettendo in campo a proprio uso e consumo le forze dell’ordine come nei migliori sistemi autoritari), nel silenzio complice del “primo potere” (quello che dovrebbe essere “legislativo” ed è ridotto ad approvare a scatole chiuse) e del “terzo potere” (quello giudiziario, che dovrebbe verificare il rispetto delle leggi e delle libertà costituzionali).
A titolo di esempio, secondo il Corriere della Sera (peraltro in allegra compagnia della stragrande maggioranza dei media allineati all’agit-prop del potere unico) solo ed esclusivamente i cortei contro il Green Pass:
– fanno da moltiplicatori dei contagi;
– paralizzano numerose città;
– portano ad un calo del fatturato dei negozi nelle zone delle manifestazioni;
– devono stare lontano dagli obiettivi sensibili;
– devono limitarsi ad essere immobili.
L’editorialista di punta, un Aldo Cazzullo tutto da leggere per capire lo stato comatoso del giornalismo in questa epoca, lo dice candidamente: le proteste dei “no vax” (che in gran parte non sono no vax ma NO GREEN PASS, che è una differenza di non poco conto e Cazzullo lo sa e quindi diffonde consapevolmente le bufale, fake news) vanno NECESSARIAMENTE LIMITATE, perché “non solo poliziotti e vigili urbani, sono stanchi delle manifestazioni anche cittadini e commercianti”. E, quindi, è “opportuno permettere cortei solo fuori dal centro storico di Milano”. Ovvero, lontano da occhi indiscreti. Viene auspicato il divieto di cortei e la limitazione delle manifestazioni a “sit in”. Quindi, se qualcuno si muove potrà essere colpito dai canoni ad acqua, manganellato e strascinato via, a piacere.
A margine, possiamo anche accettare che Cazzullo – ammesso non concesso che fosse vero – che la grande maggioranza degli italiani – e dei milanesi in particolare, vede nel Green Pass uno strumento di controllo del virus e un fattore di ripresa economica, un’opinione anti-scientifica e sostenuto da nessun dato verificabile. Ma aspettiamo da un giornalisti – e in particolare da un editorialista – che dimostra con fatti quello che dice. Che l’infame lasciapassare verde sia “un fattore di ripresa economica” è tutto da dimostrare ma che sia “uno strumento di controllo del virus” è una menzogna, visto che il vaccino non immunizza, non impedisce di poter essere contagiato e di non contagiare.
A parte del fatto che indirettamente viene confermato che le manifestazioni No Green Pass crescono settimana dopo settimana e che il Governo non riesce ad affrontare la protesta in modo democratico con il dialogo e neanche ad impedire con agenti provocatori, idranti e manganellate, viene ripetuto la fake news della “pandemia dei non vaccinati”, già abbondantemente debunked. Si evidenzia “nonostante l’alto tasso di vaccinazioni che dovrebbe proteggere l’Italia da risalite della curva” (quindi, che i vaccini funzionicchiano, ed è una valutazione pure generosa), senza informare sul fatto che la vaccinazione non immunizza, quindi non impedisce ai vaccinati di essere contagiato (a non vaccinati come da vaccinati) e di contagiare (vaccinati come non vaccinati).
Il punto cruciale non è che i media accettano volentieri e senza protesta, ma applaudono che “il legittimo diritto di protesta” venga compresso nel nome di un fantomatico “pericolo per la salute di tutti” (ovviamente, sempre ed esclusivamente a causa di manifestazioni che mettono in pericolo i “poteri forti”, cioè che attaccano l’infame lasciapassare verde).
Poi, le righe sulle “autorizzazioni per i primi farmaci contro il Covid” dell’EMA sono tutte da leggere, per capire a quale livello infimo il giornalismo in questa epoca è arrivato. “Primi farmaci” – sono due, e vedete il caso, uno della Pfizer – dopo quasi due anni di emergenza sanitaria. Invece di mettere in prima a tutta pagina le colpevole omissioni del #brancodibalordi e le loro colpe per un gran numero di morti. E chi tace è complice.
I limiti per i cortei no pass
di Elena Tebano, editorialista
Prima Ora – Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera, 8 novembre 2021
Il governo pensa di introdurre limiti per i cortei contro il green pass, che in molti casi, come a Trieste, hanno fatto da moltiplicatori dei contagi. E che, secondo Confcommercio e Confesercenti, hanno portato a un 30% di calo nel fatturato dei negozi nelle zone delle manifestazioni. Spiega Fiorenza Sarzanini: «Le proteste contro l’obbligo di green pass che ogni sabato paralizzano numerose città saranno consentite, ma con regole diverse. Non potranno più esserci cortei che attraversano i centri storici e le strade dello shopping, i manifestanti dovranno stare lontano dagli obiettivi sensibili e — a meno che non ci siano particolari esigenze e garanzie — potranno organizzare soltanto sit-in. Dopo il successo del dispositivo per la sicurezza del G20 di Roma che prevedeva proprio queste limitazioni, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese detta la linea a prefetti e questori».
L’obiettivo è far sì che il legittimo diritto di protesta non diventi un pericolo per la salute di tutti. Anche perché preoccupa la ripresa dei contagi, nonostante l’alto tasso di vaccinazioni che dovrebbe proteggere l’Italia da risalite della curva come quelle a cui si sta assistendo in Germania o in Austria (dove è stato introdotto il lockdown per i non vaccinati).
Intanto l’Ema, l’Agenzia europea per i farmaci, ha deciso di accelerare sulle autorizzazioni per i primi farmaci contro il Covid (le pillole antivirali di Merck e Pfizer). E la Commissione europea ha avviato i negoziati per garantire i rifornimenti dei due medicinali. L’Europa non vuole farsi trovare impreparata dalla quarta ondata dell’epidemia.
La protesta dei no vax e quei limiti necessari
Non solo poliziotti e vigili urbani, sono stanchi delle manifestazioni anche cittadini e commercianti. È opportuno permettere cortei solo fuori dal centro storico di Milano di Aldo Cazzullo
Corriere della Sera, 8 novembre 2021
Di questo sabato no vax e/o no pass la stragrande maggioranza dei milanesi non ne può più. Il precedente storico non è il sabato fascista — tra i no vax c’è di tutto, anche l’estrema sinistra —; è il sabato dei Gilet Gialli, che per mesi, un pomeriggio alla settimana, si impadronirono del centro di Parigi, sottraendolo a commercianti e cittadini. Alla lunga, però, il rito esasperante e spesso violento dei Gilet Gialli tolse loro il vasto consenso iniziale di cui godevano.
I no vax non hanno neppure quello. Milano è la città più vaccinata d’Italia. Quasi tutti i milanesi si sono sottoposti all’iniezione. Molti non vedevano l’ora. Molti non ne erano affatto entusiasti, ma hanno vinto la preoccupazione e la paura per poter lavorare e anche per il bene comune: hanno capito che in una pandemia ognuno è responsabile per la salvezza dell’altro, e questa responsabilità è tanto più grande quanto più l’altro — parente, persona cara, collega — è vicino.
Il centro di Milano è relativamente piccolo, tutto viuzze e piazzette. Non è il luogo migliore per un corteo, oltretutto ad alto rischio: l’esempio della provincia Trieste, con oltre un migliaio di casi in pochi giorni (solo nel capoluogo 311 positivi nelle ultime 24 ore), conferma che l’assembramento di manifestanti non vaccinati senza mascherina fa impennare i contagi.
Basta fare due passi a Milano il sabato pomeriggio per rendersi conto dell’esasperazione di poliziotti, carabinieri, vigili urbani, chiamati a fronteggiare una folla non enorme che però non rispetta gli accordi, e spesso improvvisa percorsi diversi da quelli concordati. Allo stesso modo sono esasperati commercianti, ristoratori, tassisti, baristi: lavoratori che chiedono solo di ripartire dopo diciotto mesi difficilissimi, e che meritano rispetto. L’esasperazione è il sentimento dominante anche tra i cittadini milanesi, che dopo aver fatto molti sacrifici e rinunce vorrebbero riprendere qualcuna delle buone vecchie abitudini. La pandemia ha accelerato processi che erano già in corso: la sostituzione della vita reale con quella virtuale, il boom del commercio elettronico. Ma recuperare un minimo di relazioni sociali, e ritrovare il gusto di fare acquisti sotto casa o in centro, non è un vezzo novecentesco; è calore, è vita. Ed è, legittimamente, consumo e ricchezza prodotta. Vogliamo mantenere almeno una parte della nostra spesa nella nostra comunità? O vogliamo convogliarla tutta nelle multinazionali dell’e-commerce, quindi destinarla talora ai paradisi fiscali?
La Costituzione condiziona il diritto di riunione al dovere di informare le autorità, che possono vietare le riunioni in luogo pubblico in caso di pericolo per la sicurezza e l’incolumità. Sicurezza e incolumità che il sabato no vax rischia di mettere in gioco. Però vietare le manifestazioni su un tema così sentito finirebbe per esacerbare ulteriormente gli animi dei manifestanti. Un divieto finirebbe per non essere rispettato, creando tensioni e violenze ulteriori. Ma non si può neppure tollerare che i cortei impediscano la vita della metropoli, Milano, più colpita dalla pandemia, che ora è anche la prima a ripartire.
Appare più opportuna e più praticabile la soluzione su cui si stanno orientando i prefetti: individuare luoghi, che non possono essere il centro storico, in cui chi lo desidera può esprimere il proprio dissenso da un provvedimento, il green pass, in cui la grande maggioranza degli italiani — e dei milanesi in particolare — vede uno strumento di controllo del virus e un fattore di ripresa economica. Ascoltiamo anche le voci contrarie; ma non consentiamo loro di imporsi su chi intende ricominciare a vivere e a lavorare.
Dalla Germania arrivano i primi segnali: il giocattolo dell’infame Green Pass sta per rompersi. Si fa strada – pure sulle colonne del Corriere della Sera, che la falsa sicurezza data con il Green Pass è pericoloso e che quindi “servono più argini”. Meglio come è spiegato nella vignetta qui sopra, non si può. Se non si capisce questo, non c’è più speranza (con la s minuscola, perché quello con la maiuscola c’è sempre, non si sbullona dalla sua poltrona, continuando a fare danni).
Covid, «ecco perché in Germania oggi ci sono così tanti casi»
L’epidemiologo tedesco Kekulé: «Ai vaccinati si è data troppa libertà. Disinformati Est e Baviera, ora servono più argini»
di Paolo Valentino
Corriere della Sera, 9 novembre 2021
«Ci sono molte cause dietro la quarta ondata in Germania. Ma a mio avviso quella più grave è che ci sia stata una sottovalutazione del ruolo dei vaccinati da parte della politica. Naturalmente la percentuale dei non vaccinati è ancora troppo alta e sappiamo che se questi si infettano diventano subito malati gravi. Ma il virus si sta diffondendo anche tra i vaccinati. Il vaccino ha efficacia su una percentuale di persone oscillante tra il 50% e il 70%, questo significa che su dieci vaccinati, da 3 a 5 potrebbero trasmettere il virus. E quando si consentono manifestazioni senza più misure di controllo, senza test e distanziamento, queste diventano focolai d’infezione».
Alexander Kekulé è uno dei più celebri epidemiologi tedeschi: 63 anni, figlio di una coppia di artisti — la sceneggiatrice Dagmar Kekulé e il regista Wolfgang Urchs — Kekulé insegna Virologia all’Università di Halle-Wittenberg, in Sassonia-Anhalt, dove dirige anche l’Istituto di Microbiologia medica.
Quali sono le altre cause?
«Un secondo problema è che le scuole sono state riaperte a tempo pieno ma la maggior parte degli studenti non è vaccinata: quella è una ondata invisibile, perché gli studenti esattamente come i vaccinati, hanno sintomi relativamente leggeri e non li prendono sul serio. Questa incidenza massiccia si trasmette poi sui non vaccinati, che purtroppo in Germania tra gli adulti sono circa 30 milioni, col risultato che i più anziani sono malati gravi e tornano ad affollare le terapie intensive, mettendo sotto stress il sistema sanitario».
Eppure lei punta il dito soprattutto sulle scarse misure di prevenzione tra i vaccinati.
«C’è troppa libertà per loro. Occorre dirlo».
È grave l’alta percentuale di non vaccinati nei Länder dell’Est? In Sassonia si è vaccinato poco più del 50%.
«Il fenomeno non è solo dell’Est. Succede anche in alcune zone della Baviera o in Baden-Württemberg. In quelle regioni l’incidenza è alta e le terapie intensive piene. Ha a che fare con la mentalità, si tratta di regioni agricole con popolazioni male informate. Però è anche vero che all’inizio di tutto il Robert Koch Institut disse che questo virus era meno pericoloso di un’influenza. Fu un errore, poi corretto. Ma lì se lo ricordano e pensano che non sia così necessario vaccinarsi. Il lavoro di convincimento non è stato sufficiente, come dimostrano i quasi 3 milioni di anziani che rifiutano il vaccino. Vede, a differenza degli italiani che nella prima ondata vissero una catastrofe spaventosa, qui la prima ondata andò relativamente bene e non si è creata una comprensione della gravità del fenomeno. Tutti pensano e confidano sul fatto che c’è un ospedale dietro l’angolo che potrà curarli se si ammalano».
Cosa bisogna fare adesso?
«Convincere a vaccinarsi gruppi mirati di persone senza colpevolizzarli, come gli anziani, evitando una spaccatura della società. Impedire che la pandemia esploda nelle scuole. Mettere limiti precisi alle manifestazioni: per esempio, a partire da 50 persone, bisogna imporre non solo il vaccino ma anche il test, l’obbligo delle maschere e il distanziamento. Io metterei anche un tetto: non più di mille persone. Trovo giusto che sia stato deciso di reintrodurre i test gratuiti. E poi occorre dare subito la terza dose di richiamo già a partire da 60 anni e non da 70 come si sta facendo adesso. Non ultimo, nonostante io sia da sempre contro un obbligo generalizzato, ci vuole l’obbligo di vaccinazione per il personale medico che cura i gruppi più vulnerabili, in case di cura per anziani, ospizi e ospedali. In questo caso ne abbiamo bisogno».
Esclude un nuovo lockdown?
«Penso che un lockdown come i due del 2020 non sarebbe sostenibile politicamente. Ma c’è un pericolo reale che passi un lockdown mascherato. Non lo si chiama così, ma si chiudono le scuole, si mettono limiti alle manifestazioni o si introducano limitazioni nei contatti privati in vista del Natale».
Come vede la situazione in Europa e in Italia?
«Purtroppo, continuiamo a navigare dentro la pandemia in piccole imbarcazioni, invece di stare tutti dentro una grande nave europea. È un peccato. Al momento Spagna e Italia sembrano far relativamente meglio, perché la popolazione ha capito che è importante concentrarsi nella difesa dal coronavirus. Le misure sono severe ma giuste. Non credo che in Germania sarebbe stato possibile introdurre l’obbligo del green pass sul posto di lavoro. L’Italia sta andando bene, sia per la diffusione della vaccinazione sia per la compattezza della società, ma non bisogna crogiolarsi in un senso di soddisfazione. All’inizio, in Germania c’è stata la tendenza a indicare l’Italia come esempio negativo, ma non ci si rendeva conto che quanto è successo a Bergamo sarebbe potuto succedere all’Oktoberfest a Monaco».
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