La notizia non ci ha colto di sorpresa: il direttore del quotidiano Repubblica, Maurizio Molinari, risponde a delle osservazioni dell’ambasciatore cubano in Italia, Jose Carlos Ruiz, sullo ‘strabismo’ del quotidiano rispetto a certi argomenti come la brutale politica di morte applicata da Israele nei confronti del popolo palestinese, censurando il diplomatico cubano e bloccandolo sul social Twitter dove il dirigente di Cuba aveva mosso le sue osservazioni.
Questo il tweet: «#Israele reprime spietatamente i #palestinesi e l'esercito israeliano uccide bambini, ma per questo la @repubblica non ha occhi. A proposito di questo @Maumol #NonDiconoNulla. Preferiscono manipolare maliziosamente e dare spazio solo a chi attacca #Cuba. L'ipocrisia dei media».
Come riportato in precedenza Molinari ha risposto con la censura bloccando il diplomatico cubano.
Ancora una volta - ove mai ve ne fosse ancora bisogno - emerge con lampante chiarezza l’immensa ipocrisia dei liberali autoproclamati democratici alla Molinari. Sostengono in ogni parte del mondo ogni tipo di nefandezza, golpismo, terrorismo, politiche brutali di sterminio, purché queste vadano a beneficio dell’agenda imperialista dei loro padrini che siedono in quel di Washington.
Mentre al contempo si scagliano, a suon di fake news e manipolazioni della realtà, contro i paesi liberi e sovrani come Cuba, Venezuela, Iran, Cina e Russia. Questi vengono stigmatizzati come pericolosi regimi oppressori solo perché difendono strenuamente la propria libertà e indipendenza. Anche a costo di immani sofferenze. Emblematico in tal senso il caso di Cuba, costretta a subire da ormai sessant’anni un criminale e brutale bloqueo che ha l’unico scopo di soffocare l’isola e ridurre alla fame la popolazione.
Chi, come Molinari, non denuncia queste azioni di guerra non convenzionale, sostiene fascisti e nazisti di ogni sorta e avalla politiche brutali di pulizia etnica, può definirsi un democratico?
La risposta la conosciamo, così come la conoscono bene gli ipocriti liberali alla Molinari. Per questo ricorrono alla censura.
La storia non li assolverà.
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