Mentre l’Italia è sotto ricatto costante del governo che un giorno sì e l’altro pure restringe le libertà dei cittadini imponendo il green pass, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese pensa agli afghani.
In una conferenza stampa tenuta a Palermo al termine del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, il ministro ha detto: “Come primo argomento che abbiamo affrontato c’è stata la crisi in Afghanistan, essendo arrivata la notizia della presa di Kabul da parte dei talebani. Abbiamo fatto un focus sui problemi connessi ai cittadini afgani che hanno collaborato con l’Italia. Ne abbiamo già accolto 128 e altri erano già in programma entro il 30 agosto. Non c’è dubbio che ci sarà una accelerazione delle attività di accoglienza: siamo per questo motivo in contatto con il ministero degli Esteri e delle Difesa per dare il massimo ognuno per le proprie competenze“.
Non è ben chiaro che cosa si debba intendere con “cittadini afghani che hanno collaborato con l’Italia“. Certo è che in Italia non sono solo presenti i “collaboratori”, ma oltre 10mila persone, di cui 9.513 uomini e 1.087 donne.
Si spera che il governo non inizi a chiamare con il termine “collaboratori” la possibile ondata di profughi che dall’Afghanistan si riverserà in Europa e di cui l’Italia sarà chiamata senza dubbio a farsi carico insieme ad altri Paesi.
Ne è sicuro il ministro che sottolinea: “Sicuramente è da prevedere che ci sia un ulteriore flusso di migranti afghani provenienti dalla rotta balcanica, ma non solo perché tante volte sono arrivati afghani via mare”.
Quindi ai già numerosi africani si potranno aggiungere, via terra e via mare, gli afghani o quelli che si faranno passare per tali per essere inclusi nella lista del “profughi”.
Nel 2020, oltre 44mila afghani hanno fatto richiesta d’asilo in Europa, facendo dell’Afghanistan il Paese con il più alto numero di richiedenti
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