Il primo aprile è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale - dopo non poche polemiche - la legge n°28/2019 istitutiva della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Una commissione bicamerale che avrà il compito di indagare non solo su vicende e comportamenti che hanno provocato crisi di istituti di credito, ma su tutte le banche indistintamente.
Nel lungo elenco delle competenze viene indicato che la Commissione ha anche il compito di «indagare sul tendenziale cambiamento di assetto del conto economico del sistema bancario, dal tradizionale baricentro dell’attività creditizia al crescente peso delle attività di risparmio gestito e servizi»
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Ed è proprio questo uno dei passaggi che ha indotto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad esprimere le sue perplessità con una lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato prima di promulgare la legge: «Queste indicazioni, così ampie e generali, non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia, sino a coinvolgere le stesse operazioni bancarie, ovvero dell’attività di investimento nelle sue varie forme».
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Ma tra gli ambiti d’intervento della Commissione c’è anche tanto altro: dalla «verifica della condizione del risparmio in Italia, considerando anche le forme diverse da depositi ed investimenti, quali, ad esempio, le gestioni separate dei fondi per le prestazioni assicurative e previdenziali», alla «solidità del sistema dei Confidi e sul rischio di impatto di questi sugli enti pubblici sia in qualità di sottoscrittori sia in qualità di controassicuratori». E in quest’ultimo ambito la preoccupazione più grande è la patrimonializzazione e la tenuta del sistema.
È stato quindi messo nel mirino della Commissione tutto il sistema degli intermediari finanziari, non solo le banche, comprese le realtà parabancarie. C’è anche un espresso riferimento ai prestiti sociali delle Coop e i prestiti tra privati (peer-to-peer lending).
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Gli ambiti di intervento spaziano quindi su svariati fronti. Il lavoro alla Commissione non manca. Ma prima di iniziare a indagare «sulle dinamiche del prestito sociale quale forma surrogata di risparmio ai fini di un suo necessario reinquadramento nella generale tutela del risparmio», la Commissione potrebbe agire e dare una scossa al Cicr e al ministero dello Sviluppo Economico per far emanare delibere e decreti attuativi attesi con le nuove e più stringenti regole previste dal precedente governo Gentiloni per i prestiti sociali Coop. Oltre 10 miliardi degli italiani sono ancora in attesa di maggiori tutele, nonostante le attuali regole abbiano evidenziato negli ultimi anni di fare acqua da tutte le parti. In particolare i rischi sottostanti ai libretti di risparmio Coop sono emersi in tutto il loro fragore con l’approdo nelle aule dei tribunali dei dissesti delle Coop Operaie e Coop Carnica. Occorre attendere altri crac?---
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