sabato 7 luglio 2018

Assemblea Pd, il DucettoRenzi non molla il partito: “Non vado via. Ci rivedremo al congresso e perderete di nuovo”

Assemblea Pd, Renzi non molla il partito: “Non vado via. Ci rivedremo al congresso e perderete di nuovo”
L'ex segretario dimissionario apre l'incontro all'Ergife, intervenendo ancora prima del reggente Martina. E mantiene il vecchio copione del non riconoscere la sconfitta: "Non sono l'unico responsabile". Poi minaccia una parte della sala che rumoreggiava durante il suo intervento.
“So che non sono l’unico responsabile ma in politica si fa così: paga uno per tutti”. “Superficiale dire che le abbiamo perse tutte”. “Non sono andato via quando conveniva e non vado via adesso“. E rivolgendosi a una parte della sala che rumoreggiava: “Ci rivedremo al congresso e perderete di nuovo”. Matteo Renzi non molla il Pd: l’assemblea del partito all’Ergife è ripartita da dove era rimasta incagliata, ovvero la non analisi della sconfitta dell’ex premier e segretario. Che si è dimesso ma non ha intenzione di fare ulteriori passi indietro. Anzi pianifica il suo ritorno nella fase congressuale e attacca chi “contesta dal mattino alla sera”. Chi si aspettava un nuovo inizio o almeno l’apertura dei lavori per ricostruire il partito, si è trovato di fronte il vecchio copione. L’assemblea salvo sorprese eleggerà all’unanimità Maurizio Martina come segretario: il reggente avrebbe voluto partire subito con il congresso, ma la mediazione tra le varie correnti ha richiesto che si prendesse altro tempo. Il congresso (a renziani piacendo) sarà a febbraio, prima delle Europee..
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Video di Manolo Lanaro
Non solo Matteo Renzi non se ne va o per il momento non darà sfogo al piano che tanto lo alletta di farsi un partito per i fatti suoi. Ma addirittura intende tenersi le redini del partito. Costi quel che costi e nonostante la sfilza di sconfitte elettorali che da marzo in poi hanno colpito i dem. La conferma è arrivata con il discorso davanti all’assemblea dell’Ergife. Quando non solo ha elencato quelle che secondo lui sono state le 10 ragioni della sconfitta, ma ha lanciato un avvertimento a una parte del partito verso il congresso: “Smettiamola di considerare nemici quelli accanto a noi”, ha detto. “Ci rivedremo al congresso, riperderete il congresso e il giorno dopo tornerete ad attaccare chi ha vinto”. E ancora, rispondendo ai fischi: “Adoro stare sui contenuti e ragionare, per chi è in grado di ragionare mica per tutti…”. Quindi ai suoi: “Vi suggerisco di non cadere nelle provocazioni. Non si può sempre, comunque e soltanto, attaccare dall’interno. Perché così si aiuta la destra. Basta risse da cortile alle quali il nostro popolo non può più stare. Io darò il mio contributo per la battaglia educativa e culturale contro chi vuol chiuderci nell’odio e nella paura. Fate il percorso che volete io ci sono, ma se il giorno dopo le elezioni si ricomincia daccapo il problema è quando si chiude il congresso, non quando si inizia. Non siamo alla terza Repubblica ma non siamo nemmeno alla prima Repubblica in cui la corrente di un partito immagina di indebolire il leader per avere poi qualcosa di più. O ce ne rendiamo conto o perderemo la possibilità di incidere”.

Questo l’elenco delle 10 ragioni della sconfitta: “Evitiamo le dietrologie: mi prendo le responsabilità di tutto quello che sto per dire. Siccome ci attende una traversata nel deserto, mi prendo la responsabilità di elencare dieci ragioni per cui abbiamo perso”. “Uno. Sembravamo establishment, anzi lo eravamo. Due. C’è un’ondata internazionale: la volete vedere o fate finta di nulla? Tre. Le divisioni interne: perché non le vince le elezioni un partito che litiga fino a una settimana prima del voto. Dite che è un’analisi superficiale? Quando volete… Quattro. Io non ho rinnovato abbastanza, soprattutto al Sud. Abbiamo perso perché abbiamo rottamato troppo poco. Cinque. La mancanza di leadership: è vero che non c’è leader senza la sua comunità, ma non c’è comunità che non esprima un leader, perché in politica la comunicazione è essenziale. Sei. Non abbiamo dettato l’agenda: sullo Ius soli dovevamo decidere, o si metteva la fiducia a giugno o si smetteva di parlarne. Io l’avrei fatta perché fondamentale. Sette. I vitalizi: se approvi la legge Richetti alla Camera, poi non è che al Senato non l’approvi. Otto. I voucher: se facciamo credere che il Jobs act sia la madre di tutti i mali, poi non ci si sorprenda se Di Maio può dire che abbiamo creato schiavismo. Noi abbiamo ceduto alla cultura della Cgil. I toni e i tempi della campagna elettorale. Non è l’algida sobrietà che fa sognare un popolo, devi dare un orizzonte forte al Paese. Ci siamo autoimposti un tema, la coalizione che non interessava agli italiani: aver seguito per mesi l’operazione di Pisapia, impostaci da una stampa amica, è un errore clamoroso. Siamo stati troppo sui social e poco sul sociale? Non sono d’accordo. Siamo stati poco sui social dove si è sviluppata una campagna devastante che ha mostrificato i nostri”.
“Noi l’egemonia l’abbiamo avuta per tre o quattro anni”, ha esordito. “L’abbiamo persa e l’atto delle dimissioni ha questo significato” di riconoscere la sconfitta. Lo dice Matteo Renzi nel suo intervento in assemblea Pd. E una parte della platea applaude a sottolineare la responsabilità di Renzi. A quel punto l’ex segretario si ferma e replica: “Abbassiamo tutti i toni delle tifoserie. So che non sono l’unico responsabile ma in politica si fa così: paga uno per tutti”. “Chi in questi ultimi 4 anni anziché dare una mano al progetto ha cercato di demolire il Pd ha distrutto non il Pd ma l’alternativa al populismo. Hanno picchiato contro l’argine del sistema, sul web e con divisioni assurde che hanno fatto il male del Pd. Perché non hai fatto una cosa tua dopo le primarie del 2014 o dopo il voto? Perché io credo e contino a credere che sia il Pd l’argine al populismo, non sono andato via quando conveniva e non vado via”. “Avevamo alternative? L’accordo con M5s. Ho combattuto come un leone per oppormi perché chi vince le elezioni deve governare, e hanno vinto M5s e Lega. Se avessimo fatto coalizione con M5s o con il centrodestra avremmo mandato all’opposizione i vincitori delle elezioni e sarebbe stata una ferita per il Paese. Avrebbero detto che nessuno rispetta la democrazia. Se avessero vinto quelli che dicevano accordo M5s-Pd avremmo avuto una profonda ferita costituzionale rispetto chi dice che il M5S è la nuova sinistra, sono cantanti, intellettuali, ma io trovo che sia la vecchia destra. Non potremo mai perdonarli di aver trasformato la lotta politica in Italia in una rissa. Avete inquinato le falde della democrazia. C’è una componente di centrosinistra nel M5s? Possono prendere il bus e pagare i contributi alle colf, ma restano una corrente della Lega”.---
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