domenica 24 dicembre 2017

Maurizio Blondet - WAHINGTON VENDE MISSILI ANTICARRO A KIEV. CERCA L’ESCALATION. PAGA LA UE.

WAHINGTON VENDE MISSILI ANTICARRO A KIEV. CERCA L'ESCALATION.  PAGA LA UE.

Ciò che non aveva ancora fatto Obama, alla fine lo fa Trump (o chi lo guida): fornire alle forze armate  di Kiev moderne tecnologie militari “letali”, ossia d’attacco. Fra l’altro, il carico conterrà 210 missili anticarro, probabilmente “Javelin”, come chiesto con insistenza dall regime di Kiev, una consegna a cui  finora gli Usa avevano nicchiato.   Tale fornitura  darà alla junta e alla sua milizia la superiorità tattica nel Donbass – un’escalation fatale  nel conflitto ucraino.  Washington venderà questi armamenti alla sua creatura  per  47 milioni di dollari (39,6  di euro). Il lato comico è che a pagare sarà la UE, ossia tutti noi contribuenti: infatti, scrive il Deutsche Wirtschaft Nachrichten “ l’Ucraina è in bancarotta a causa della massiccia corruzione e viene tenuta a galla dai prestiti dell’UE”....

I Javelin
Gli armamenti “ dovranno  aiutare l’Ucraina a difendere la sua sovranità e integrità territoriale e respingere le future aggressioni”, ha detto il Dipartimento di Stato americano venerdì a Washington.L’attrezzatura era “natura puramente difensiva”.Tuttavia, gli Stati Uniti rimangono  impegnati al piano di pace di Minsk, ha detto la portavoce Heather Nauert.
Sì, infatti. Il senatore Tom Cotton (R. Arkansas), che con McCain   ha fortemente premuto da anni per dare agli  ucraini la superiorità militare fornendo loro questi missili anticaro – ha esultato pubblicamente: “E’ una rottura dalla fallimentare politica di Obama  di “far pagare un prezzo” alla Russia per la sua aggressione.  Con questa decisione, l’amministrazione Trump ricorda a Putin e ai suoi complici che  loro hanno perso la guerra fredda, e noi non tolleriamo  il loro bullismo contro la  nostra amica Ucraina”.
Questo è  il linguaggio che corre oggi nei vertici americani.  Un linguaggio di ostilità assoluta. Lo stesso che contro la Russia ha adottato la  cosiddetta “strategia di Sicurezza Nazionale” emanata dalla Casa Bianca una settimana fa. Putin l’ha commentata definendola “aggressiva” e  “decisamente offensiva”. Due giorni prima, Putin aveva ricordato che la Russia “ha il diritto di difendersi” contro l’ammasso di forze NATO ai suoi confini, accennando al fatto (allusivo) che “al  momento, le forze strategiche nucleari della Russia sono un  sufficiente dissuasore di questo  crescente dispiegamento, ma bisogna svilupparlo ulteriormente: e non parla  di sistemi missilistici in grado di contrastare gli attuali ma anche i futuri  ABM   (missili  anti-balistici)”.
Adesso, come prima reazione, il Cremlino ha definito “un passo irresponsabile” la decisione di inviare i missili anticarro.  Aleksey Pushkov, membro della Commissione Difesa del Senato, ha avvertito che gli Usa  rischiano di trovarsi coinvolti in scontri diretti coi ribelli, perché la consegna dei nuovi armamenti richiederà l’addestramento americano delle truppe ucraine in linea, e  gli addestratori possono  essere presi di mira da una provocazione ucraina”.
Ma forse è quello che vogliono. Gli stati Uniti hanno sempre  cominciato una guerra con un false flag   che li fa’ sembrare vittime e provocati. Il 19 dicembre scorso,  l’ex senatore e  candidato presidenziale Ron Paul ha lanciato un disperato appello:  qualcuno  “abbatterà  un aereo”   o qualcosa del genere per farci entrare in guerra  – lui dice con la Corea del Nord.  Ma è  il caso di guardare altrove: l’Europa, naturalmente.

Provocazioni alla Bielorussia

Il quotidiano tedesco Bild, e il tabloid britannico Sun, sono usciti con lo stesso  articolo e con lo stesso titolo, suggerito da “fonti anonime” atlantiche:
The Sun:  “La Russia  ha segretamente simulato una completa invasione dell’Europa con bombardamenti aerei sulla Germania durante le esercitazioni militari di Putin”.
Bild:  “Putin Zapad 17   ha simulato una guerra contro la NATO – fonti d’intelligence rivelano: nelle esercitazioni di settembre su larga scala in Russia  sono stati provati  la conquista degli stati baltici, i bombardamenti sulla Germania e su altri membri NATO, così come attacchi contro paesi  neutrali”.
I due articoli (entrambi “esclusivi”)   esibiscono la  stessa infografica che “dimostrerebbe” l’invasione russa:
Il punto  allarmante è l’elenco  degli Stati che Putin si prepara a conquistare  secondo questo demenziale irresponsabile articolo di fonte NATO: Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania  – ma non basta: anche la Bielorussia.
Ma come? La Bielorussia è  alleata a Mosca. Fanno manovre militari congiunte. Sì, ma Bild “immagina” una rivoluzione colorata in Bielorussia,  che sarebbe vista da Putin (sempre lui)  come un complotto della NATO contro il suo potere, e ordinerà l’invasione del vicino è per frenare la marcia della libertà e della democrazia – sicché la NATO si prepara a salvare dalla Russia l’alleato della Russia.
Ora, chi ha visto  le rivoluzioni colorate e chi le ha gestite negli altri paesi dalla Serbia alla  Georgia all’Ucraina, non  prenderà sottogamba questa “immaginazione”  e segnerà la Bielorussia come il teatro di un possibile casus belli contro Mosca.

Cercano  la rivincita in Siria?

In ogni caso, troppi segni indicano che,   dopo alcune settimane in cui pareva che la superpotenza e il suo suggeritore sionista accettassero  la loro  sconfitta  strategica in Siria, adesso si montano in piena voglia di rivincita; vogliono rilanciare la posta, allargando il conflitto su più fronti, nella convinzione che né la  Russia né i suoi alleati i iraniani ed Hezbollah,  abbiano la forza di affrontare davvero la minaccia di una guerra  (non si dimentichi: l’economia russa è un decimo di quella americana).  I segnali più allarmanti riguardano la Siria:  il deliberato sabotaggio per far fallire i negoziati di Ginevra, mediati da Mosca. Chiaramente su istigazione occidentale, la cosiddetta “opposizione” siriana  ricomincia a  pretendere le  dimissioni di Assad benché, prima, tutte le parti avessero concordato che non sarebbero  state poste condizioni  preliminari ai negoziati.  Il fatto che inaspettatamente anche Macron, di nuovo,  si sia messo a chiedere la testa di Assad, indica una regia bellicista che cerca di alzare la posta, spingendo la Russia o alla guerra (mondiale) o al ritiro umiliante. E’ in questo quadro che Alexander Orlov,  un ex diplomatico russo, interpreta per esempio l’annuncio a sorpresa di Putin  del ritiro dei suoi militari dalla Siria. “Mentre Putin tenta di ritirarsi dal conflitto siriano il più rapidamente possibile,  il compito dell’Occidente è contrario: trascinare Mosca negli affari del Medio Oriente, Siria, Egitto, Libia e Sudan”, impantanarla  in un nuovo conflitto cui stanno preparando i resti di Daesh ed altri mercenari sunniti.  Ma di questo, in un prossimo articolo.
Il segretario alla Difesa americano James Mattis e il presidente ucraino Petro Poroshenko
Per ora, torniamo alle  armi  anticarro che gli Usa daranno a Kiev per ricontinuare e vincere la guerra del Donbass.   Cosa dice la UE? Dopotutto, è una provocazione di cui  rischia di fare  le spese.  Comunicato del governo federale:  “La cancelliera Angela Merkel  ha telefonato venerdì al presidente ucraino  Petro Poroshenko. Il punto centrale della discussione  è stata l’attuazione degli accordi di Misnk per una risoluzione pacifica del conflitto. La Cancelliera e il presidente ucraino hanno accolto con favore il fatto che l’accordo di cessate il fuoco sancito nel pacchetto di misure 2015 di Minsk sia stato riaffermato in occasione dell’imminente Natale, ha detto il governo tedesco la sera.Merkel e Poroshenko hanno convenuto che questo accordo dovrebbe portare a una rassicurazione a lungo termine della situazione della sicurezza”.
La Merkel non ha commentato la possibile vendita  [ americana]  delle armi.

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