domenica 31 dicembre 2017

Borghese e Monaco - Votando oggi, il centrodestra sfiorerebbe il 40%, cioè la maggioranza

Votando oggi, B. & C. sfiorerebbero il 40%, cioè la maggioranza. Per vincere, dovrebbero crescere dal 58 al 70% dei collegi. M5S e centrosinistra sotto di 10 punti. Salvo sorprese…

BORGHESE E MONACO 
La simulazione di Camera e Senato secondo Quorum/Youtrend: tutto si giocherà nelle caselle incerte. La linea del Presidente della Repubblica: anche in caso di stallo post-voto del 4 marzo, il Colle non “orienterà” la soluzione
Alla fine, la data è stata fissata: le nuove elezioni politiche si terranno il 4 marzo. La campagna elettorale inizierà a tutti gli effetti con l’anno nuovo, appena concluse le feste (forse anche prima). Tutti i principali competitor si sono ormai schierati ai rispettivi blocchi di partenza e le regole del gioco sono note a tutti: quelle stabilite dal “Rosatellum”, la legge elettorale approvata a ottobre, che ha reintrodotto un sistema misto maggioritario-proporzionale, con poco più di un terzo (il 36%) dei parlamentari eletti in collegi uninominali e il resto nei listini proporzionali.
IL BILANCIO del 2017 che emerge dai sondaggi è molto netto: il Pd è il principale sconfitto dell’anno appena trascorso, avendo perso circa 7 punti in 12 mesi (dal 31 al 24-25%), e non certo solo a causa della scissione dei bersaniani avvenuta a febbraio...
Anche coalizzati, i democratici rischiano di restare comunque ben sotto il 30% e di finire addirittura in terza posizione. Il M5S si fa invece notare per la sua incredibile stabilità: ha iniziato l’anno con poco più del 28%, lo chiude poco sopra il 27%, un’oscillazione irrilevante dal punto di vista statistico. È come se il M5S avesse ormai uno “zoccolo duro” consolidato di elettori, la vera sfida sarà riuscire ad allargarne i confini.
Mai veri “vincitori” del 2017 sono i partiti di centrodestra, che hanno visto aumentare i loro consensi e insieme sono di gran lunga l’area politica più consistente, con circa il 36% dei consensi. In particolare, Forza Italia è tornata ad essere il primo partito della coalizione, due punti davanti alla Lega di Salvini: se così sarà anche alle elezioni, in base agli accordi interni, spetterà a Berlusconi indicare il premier in caso di vittoria.
Già, la vittoria: è davvero possibile che uno schieramento riesca a “vincere” le prossime elezioni in presenza di un tripolarismo, seppur “imperfetto”, vista la prevalenza del centrodestra? Secondo il Dossier Rosatellumche come Quorum / YouTrend abbiamo sviluppato in collaborazione con Reti (società di lobbying, public affairs e media relations), in realtà si tratta di uno scenario possibile. Ma a due condizioni. La prima è di ottenere abbastanza voti: secondo i nostri calcoli, basta anche poco meno del 40%. La seconda condizione è vincere nei collegi uninominali “giusti”, cioè quelli più incerti, dove pochi voti possono fare la differenza. Anche se assegnano solo una parte minoritaria dei seggi, infatti, sono i collegi uninominali il segreto per vincere.
Assumendo che una coalizione ottenga il 40% dei seggi proporzionali (una quota da cui il centrodestra ad oggi non è poi così distante), sarebbe sufficiente vincere il 70% dei collegi uninominali per avere la maggioranza assoluta, sia alla Camera che al Senato. Il 70% può sembrare troppo: ma nei collegi uninominali si vince anche con un solo voto in più degli avversari, e in un contesto tripolare avere il 40% significa essere, mediamente, in vantaggio di circa 10 punti sui competitor meno distanti. Ec- co quindi che l’impresa diventa non solo possibile, ma persino probabile.
VEDIAMO COSA dicono i numeri oggi: stando alle stime del nostro Dossier, aggiornate alla nostra Supermedia dei sondaggi di fine dicembre per l’Agi, il centrodestra col 36% dei voti potrebbe vincere 135 collegi uninominali alla Camera e 69 al Senato (ossia il 58-59% dei collegi complessivi). Questa stima rappresenta però il dato “medio”. A seconda della performance dei candidati nei singoli collegi, il centrodestra potrebbe prenderne molti di meno, ma anche molti di più: addirittura 172 alla Camera e 83 al Senato. Certo, poi ci sarebbero i seggi distribuiti col proporzionale. Con quelli, la coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni arriverebbe a toccare i 280 seggi alla Camera, ma con la possibilità – come abbiamo visto – di superare i 300 in caso di ottimo rendimento nell’uninominale.
Ecco perché i collegi sono così importanti, ed ecco perché sul disegno dei loro confini c’è stata – comprensibilmente – una grande attenzione. Il sospetto, nemmeno troppo velato, era che il governo potesse abusare in qualche modo della delega contenuta nella legge approvata dal Parlamento e disegnare dei collegi in modo tale da favorire (o danneggiare) l’una o l’altra parte politica, una pratica nota negli Stati Uniti col nome di “gerrymandering”. Per fugare questi dubbi, la prima bozza dei collegi era stata affidata ad una commissione tecnica presieduta dal presidente dell’Istat, che a sua volta è partita dal disegno dei collegi del Mattarellum ( la vecchia legge elettorale abrogata nel 2005) risalenti al lontano 1993. Su questa bozza le commissioni parlamentari hanno proposto dei cambiamenti che sono stati quasi interamente recepiti dal governo nel nuovo decreto. Cosa hanno comportato questi cambiamenti?
SEMPRE secondo l’algoritmo del nostro Dossier, molto poco: ad aver “cambiato colore” sono solo 7 collegi sui 232 complessivi della Camera. Per essere ancora più precisi, solo un collegio si è spostato da “leggermente favorevole” al centrodestra a “leggermente favorevole” al M5S. Negli altri 6 casi, si è trattato o di un lieve rafforzamento della coalizione già favorita (è il caso del centrosinistra nel collegio di Pistoia, del centrodestra a Salerno e del M5S a Teramo) oppure di un altrettanto lieve indebolimento del vantaggio che c’era già (come è successo al centrosinistra a Matera e Foligno e al centrodestra nel collegio di Battipaglia).----------

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