martedì 28 novembre 2017

Manlio Dinucci - A Ghedi, Prov. di Brescia, 30 caccia F-35 con 60 bombe nucleari

L’aeroporto militare in provincia di Brescia si prepara a diventare una delle principali basi operative per i caccia della Lockheed Martin.
 [ L'Arte della Guerra - rubrica di Manlio Dinucci]

Armi nucleari in Italia. 60 a Ghedi (BS)

di Manlio Dinucci.

PS: Come si può pensare che una nazione si dichiari indipendente(!?!?)... come l'Italia possa ...non ospitare ma bensì sia sottomessa ad un obbligo da una nazione straniera che tiene in una sola base militare-militarizzata, 30 caccia bombardieri e 60 bombe atomiche di ultima generazione...e poi i giornali danno del dittatore del Presidente della Repubblica della Corea del Nord....!
umberto marabese



Tratto da: PandoraTV.it



L’aeroporto militare di Ghedi (Brescia) si prepara a divenire una delle principali basi operative dei caccia F-35. Il ministero della Difesa ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il bando di progettazione (importo 2,5 milioni di euro) e costruzione (importo 60,7 milioni di euro) delle nuove infrastrutture per gli F-35: l’edificio a tre piani del comando con le sale operative e i simulatori di volo; l’hangar per la manutenzione dei caccia, 3.460 metri quadri con un carroponte da 5 tonnellate, più altre strutture da 2.800 metri quadri; un magazzino di altro 1.100 con annesse una palazzina di due piani per uffici e la centrale tecnologica con cabina elettrica e vasche antincendio; 15 hangaretti da 440 metri quadri in cui saranno dislocati i caccia pronti al decollo. Poiché ciascun hangaretto ne potrà ospitare due, la capienza complessiva sarà di 30 F-35.....


Tutti gli edifici saranno concentrati in un’unica area recintata e videosorvegliata, separata dal resto dell’aeroporto: una base all’interno della base, il cui accesso sarà vietato allo stesso personale militare dell’aeroporto salvo che agli addetti ai nuovi caccia. Il perché è chiaro: accanto agli F-35A a decollo e atterraggio convenzionali – di cui l’Italia acquista 60 esemplari insieme a 30 F-35B a decollo corto e atterraggio verticale – saranno dislocate a Ghedi le nuove bombe nucleari statunitensi B61-12. Come le attuali B-61, possono essere anch’esse sganciate dai Tornado PA-200 del 6° Stormo ma, per guidarle con precisione sull’obiettivo e sfruttarne le capacità anti-bunker, occorrono i caccia F-35A dotati di speciali sistemi digitali. Poiché ciascun caccia può trasportare nella stiva interna 2 bombe nucleari, possono essere dislocate a Ghedi 60 B61-12, il triplo delle attuali B-61. Come le precedenti, le B61-12 saranno controllate dalla speciale unità statunitense (704th Munitions Support Squadron della U.S. Air Force), «responsabile del ricevimento, stoccaggio e mantenimento delle armi della riserva bellica Usa destinate al 6° Stormo Nato dell’Aeronautica italiana». La stessa unità dell’Aeronautica Usa ha il compito di «sostenere direttamente la missione di attacco» del 6° Stormo. Piloti italiani vengono già addestrati, nelle basi aeree di Eglin in Florida e Luke in Arizona, all’uso degli F-35 anche per missioni di attacco nucleare. Caccia dello stesso tipo, armati o comunque armabili con le B61-12, saranno schierati nella base di Amendola (Foggia), dove un anno fa è arrivato il primo F-35, e in altre basi. Vi saranno, oltre a questi, gli F-35 della U.S. Air Force schierati ad Aviano con le B61-12.

Su questo sfondo richiedere, come ha fatto alla Camera il Movimento 5 Stelle, che l’Italia dichiari la sua «indisponibilità ad acquisire le componenti necessarie per rendere gli F-35 idonei al trasporto di armi nucleari», equivale a richiedere che l’esercito sia dotato di carrarmati senza cannone. Il nuovo caccia F-35 e la nuova bomba nucleare B61-12 costituiscono un sistema d’arma integrato.

La partecipazione al programma dell’F-35 rafforza l’ancoraggio dell’Italia agli Stati uniti. L’industria bellica italiana, capeggiata dalla Leonardo che gestisce l’impianto di assemblaggio degli F-35 a Cameri (Novara), viene ancor più integrata nel gigantesco complesso militare-industriale Usa capeggiato dalla Lockheed Martin, la maggiore industria bellica del mondo (con 16.000 fornitori negli Usa e 1.500 in 65 altri paesi), costruttrice dell’F-35. Lo schieramento sul nostro territorio di F-35 armati di bombe nucleari B61-12 subordina ancor più l’Italia alla catena di comando del Pentagono, privando il Parlamento di qualsiasi reale potere decisionale.



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