giovedì 16 marzo 2017

Maurizio Blondet - Sconfitto in Siria, Netanyahu realizza il Piano B.

 

Libro di Esther ,  manoscritto ottocentesco. Significativa illustrazione.

    

Putin a Netanyahu:  “Le tue accuse  all’Iran  si riferiscono al secolo V a. C.; ma da allora il mondo è cambiato, permettici di parlare di questo”.   Diversi siti (e  pochi media) hanno riportato questa risposta di Putin a Netanyahu, che l’ha visitato il 12 marzo a Mosca. Era la risposta all’affermazione di  “Bibi” secondo cui le  forze iraniane in Siria miravano a distruggere Israele, e quindi la Russia doveva mandare via gli iraniani dalla Siria.
Questo sunto manca di dare conto della tensione, e delle minacce implicite, del colloqui di Mosca. Ora Israel Shamir ce ne restituisce il clima.
Il 12 marzo è la festa di Purim: che rievoca il primo caso di “stress-pre-traumatico” giudaico e festeggia il primo (speriamo immaginario) sterminio  di un proverbiale nemico degli ebrei: Aman, visir del persiano Assuero (Serse,  o forse Artaserse )   si fa’ dare il permesso da  Assuero di sterminare tutti gli ebrei nell’impero;  l’ebrea Ester divenuta amante di Assuero,  istruita dal cortigiano Mardocheo suo cugino  giudeo,  commuove il re e lo induce a rovesciare l’ordine dato: gli ebrei avranno il diritto di uccidere Aman, la sua famiglia, tutti quelli che odiano gli ebrei nel vasto impero persiano… E’  un bagno di sangue  permesso per due giorni; ma siccome non è bastato, Ester la seduttrice e  lobbista strappa ad Assuero il permesso di prolungare il massacro.  Gli ebrei, per la gioia, si ubriacano.....

E’  questa l’origine immaginaria (non esistono conferme  storiche) della festa di Purim: durante la quale  gli ebrei  possono  impazzare un loro carnevale giudaico, e ubriacarsi  “fino a non sapere più che è Mardocheo e chi è Aman”, ossia  gli è  lo sterminatore e l’ammazzato.  Originariamente una festa mediterranea del vino novello, trasformata dall’0dio ebraico in celebrazione archetipica  di sterminio dei goy –  sterminio che si è avuto l’accortezza di far compiere dalla superpotenza dell’epoca, senza che gli ebrei appaiano nella trama se non come vittime indifese.  Il Libro di Ester è un vero manuale, sempre  consultato dalla  nota lobby.
Quest’anno Purim cadeva il 12 marzo.  Netanyahu ha scelto quella data per l’incontro con Putin; e a Mosca, ha portato al capo del Cremlino un regalo significativo: dolcetti di Purim, homentashen in yiddisch, che significa “Orecchie di Aman”.  Orecchie tagliate al  biblico immaginario avversario. E’ stato  lo stesso Bibi a spiegare il dono a Vladimir: i persiani avevano voluto sterminare i giudei, ma  Dio  li aveva soccorsi. Anche oggi gli iraniani vogliono sterminare gli israeliani; è necessario che Mosca cessi di sostenere Teheran,  cacci i combattenti iraniani dalla Siria,  chiuda  il passaggio degli  iraniani (e delle loro armi)  che giungono in Siria  attraverso il Libano.   Anzi, la Russia si unisca alla coalizione anti-Iran che si è costituita, e vede uniti Israele e l’Arabia Saudita e gli Usa. Secondo Shamir, Bibi  (nei panni di Ester la seduttrice) deve aver  proposto di porre fine alla campagna anti-russa  che infuria in America, e impedisce a Trump di allacciare con Mosca rapporti pacifici.
E’ stato allora che Putin ha risposto a Bibi che le sue preoccupazioni risalivano a 2500 anni fa. Ridendo di cuore, ha augurato all’ospite e a tutto il popolo ebraico un felice Purim.
Nulla di fatto per Bibi. Del resto pochi giorni prima Mikail Bogdanov, il viceministro degli Esteri di Mosca,  intervistato dal giornale londinese ma di proprietà saudita Al Hayat, aveva negato che l’Iran voglia esportare la sua rivoluzione islamica  in Siria, Irak, Libano e  Barhein (l’incubo sunnita e giudaico); aveva esortato  l’Arabia Saudita a mettersi a un tavolo con gli iraniani, e  auspicato che  collaborasse a riavvicinare gli Usa a Tehran.  Alla domanda-ingiunzione: quando i russi manderanno via gli iraniani dalla Siria? Bogdanov ha risposto: “In Siria ci sono decine di migliaia di combattenti stranieri, tunisini,  marocchini, afghani…mentre gli iraniani, come i russi, sono presenti su richiesta del governo legittimo di Damasco. Spetta al governo  legittimo chiedere agli iraniani di ritirarsi”.
Netanyahu insomma  se n’è tornato con le pive nel sacco. Sapendo che da Putin non avrebbe ottenuto  ciò che Ester con le sue arti di letto ottenne dallo sciocco  Assuero.  Certo fremente di rabbia e  sete di vendetta: pardon, volevo dire in pieno PST,  crisi di stress  pre-traumatica.
E  pronto ad attuare il piano B.

Mai finire la guerra in Siria

Il piano B consiste, come sempre,   nel mobilitare la nuova amministrazione Trump a uno scontro con Teheran, strumentalizzando ancora una volta le usurate forze armate americane a  impicciarsi di nuovo in Siria –  allo scopo di impedire o almeno ritardare o rendere costosa una vittoria di Assad, e soprattutto di  logorare in un conflitto  senza fine le forze di Hezbollah.
Naturalmente la direzione di Hezbollah sa  che è il nemico principale,   il quale può ritenere che il momento migliore per attaccarlo e debellarlo è quando  le forze di Hezbollah sono impegnate in Siria: infatti non impiega in Siria, ma tiene al confine libanese con Israele,  i suoi reparti  d’elite  missilistici anti-carro e le  unità lanciarazzi.
L’aviazione israeliana ha ripetutamente attaccato dal cielo, in territorio libanese e siriano, presunti convogli d’armi che l’Iran inoltra a Hezbollah “sostenendo che non lascerà che cadano in mani Hezbollah missili avanzati o armi chimiche” (già, le armi chimiche, scusa ottima per un’aggressione  americana, già usata in Irak e Siria).   Per questi  attacchi aerei, i caccia israeliani hanno sfidato gli S-400 russi, che non possono certo rispondere: scatenerebbero  l’ampliamento del conflitto  che stanno cercando di chiudere, e   provate a figurarvi gli strilli mediatici e delle   cancellerie europee: Putin ha abbattuto un F-16 della Vittima! E’ anche antisemita!, eccetera.
Inoltre, come sa chiunque non si limiti a leggere i media ufficiosi,  i caccia israeliani hanno anche attaccato impunemente posizioni del governo siriano, sostanzialmente a supporto dei terroristi di Sion, ossia  quelli di Jabreh al-Nusra (Al  Qaeda) che Israele ha stanziato nel Sud siriano, ai suoi confini,  e a cui  fornisce direzione militare oltre che supporto logistico e assistenza medica,  con l’idea   di ritagliarsi alla fine una bella fetta di Siria, quando questa   sarebbe stata smembrata (come prevedeva il piano Obama).
Non è nemmeno escluso che il sanguinoso attentato  “islamista”  a Damasco, che ha ucciso una  quarantina di pellegrini sciti che visitavano lo tomba di un loro santo nel cimitero della città vecchia, abbia  lo zampino di Sion. E’ avvenuto l’11 marzo, un giorno prima  di Purim.  Nell’entourage di Bibi ci  si può essere ben ubriacati di gioia per questo regalo di “orecchie di Aman”.  Persa la guerra,  resta il terrorismo per dimostrare che se Assad non sene va, “non ci sarà mai pace”.
L’altra parte si prepara ugualmente a contrastare il piano B israeliano? Sembra sia  una prima risposta la seguente notizia: il presidente siriano Assad concede all’Iran una base navale sulla costa siriana, vicino alla base aerea di Hmeymim, quella  usata dall’aviazione russa per bombardare i “ribelli”.

Teheran: base navale nel Mare Nostrum. Ma  Erdogan…

Se ciò verrà confermato, Netanyahu, che voleva allontanare l’Iran da Israele, si troverà una base navale iraniana permanente sul Mediterraneo. E non basta: poco tempo fa Mohammad Bagheri,  il capo di stato maggiore iraniano, aveva ventilato che Teheran avrà bisogno di una  base in Siria e anche in Yemen :  quel che sembrava un pio desiderio adesso sembra  l’accettazione della sfida di Bibi e  l’allargamento del conflitto.  Del resto nei giorni scorsi Teheran ha fatto sapere che, dopo  un’esercitazione, i suoi S-300 sono a punto e pronti a  contrastare ogni minaccia.
Una base iraniana nel Mediterraneo? Un altro dei grandi “successi” politico-militari di  Berlino  e Bruxelles, effetto del loro servile ausilio alle politiche rovinose di Obama,   alla loro complicità nel progetto di rovesciare Assad, per non dire dell’ostinato mantenimento in vita dalla NATO  e la sua trasformazione da alleanza difensiva a offensiva.
I barchini iraniani, molto temuti dalle portaerei Usa
Provate solo a immaginare le urla degli europei nella NATO,  le minacce di Stoltenberg, Merkel e Mogherini –  e Gentiloni, l’agente Clinton  supersite.   E il Pentagono? Il Pentagono già sta ampliando la base tedesca di Ramstein, prolungando la pista e aumentando il numero degli aerei-cisterna per  il rifornimento in volo,  spostandoli dalla Gran Bretagna, insomma facendo della serva tedesca la centrale di future guerre, per le quali probabilmente non ha i mezzi.
Mosca non sembra  eccessivamente preoccupata dalle minacce che possono venire dalla NATO.  Invece, guarda con preoccupazione ad un  suo recente  “alleato”: Erdogan.  Come reagirà la scheggia impazzita ad una base iraniana vicino alle sue coste? “Si opporrà vigorosamente”, prevede l’esperto militare russo   Yury Netkachev: “come Stati Uniti,  Israele e i membri della NATO.  La Turchia oggi è considerata formalmente alleata dell’Iran nel processo di  pace organizzato [da Mosca] nella cornice di Astana [per mettere fine alla guerra civile in Siria, dove non sono invitati gli americani]”.   In dubbio russo è tutto in quell’avverbio: formalmente. Erdogan   voleva anche lui la sua fetta di Siria; ha  colluso coi terroristi  comprandone il greggio,  ha abbattuto l’aereo russo dopo che l’aviazione di Mosca gli aveva rovinato il grasso affare incenerendo centinaia di autobotti; ha ripetuto continuamente che Assad doveva essere rovesciato,  ancora  pochi giorni fa le sue truppe, che  non si sono ritirate dalla Siria, hanno appoggiato i turcomanni anti-curdi con le artiglierie … insomma non è certo da convinto  uomo di pace che si  è seduto al tavolo di Astana per finirla  col  conflitto siriano. Vi è stato cordialmente costretto da Putin, e dallo scontro contro la UE che  lui stesso ha provocato sulla questione dei comizi che pretende di far tenere in Germania, Olanda e Francia (la Francia  ha dato l’accesso: un altro grande successo della coesione europea, Mogherini può esser fiera).
La preoccupazione russa è  evidente: Erdogan, se vede l’occasione, può tornare al vecchio progetto di impadronirsi del nord Siria, pronto a fare un nuovo voltafaccia.
Per ogni evenienza,  un sommergibile russo, forse più d’uno,  è stato visto passare  lo stretto di Gibilterra, diretto  alle coste siriane.-----------

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