Come mi dispiace per i cosiddetti “giornalisti”. Costretti a tenere alto l’onore di Hillary Clinton (onore già caduto a pezzi) e censurarsi, si stanno perdendo, scoop dopo scoop, la storiaccia sesso-politica più piccante della storia recente, golosissima da raccontare. Invece devono tacere.
Cominciamo da Anthony Weiner, l’ebreo figlio della araba-saudita Huma Abedin, che è la factotum e confidente più intima (alcuni dicono l’amante lesbo) di Hillary. Lui, Weiner, è parte della “famiglia” Clinton, ha provato a farsi eleggere sindaco di New York. Si è rovinato perché mandava SMS a una fanciulla 15 enne, con tanto di selfie nudi in cui dava dimostrazione di essere quel che diceva, nei messaggini, di essere: “A perpetually horny middle aged man”, un maschio di mezza età in perpetua erezione. Ora, risulta che nel computer dell’alluzzato perpetuo erano conservate anche 600 mila mail, molte delle quali corrispondenza fra Huma Abedin e la Clinton, dal server privato della candidata democratica alla Casa Bianca. Il contenuto di quelle mail ha indotto il capo dell’Fbi, James Comey, ad annunciare – a poche ore dal voto – che riapriva l’inchiesta sulle mail private di J Hillary, che lui stesso era riuscito insabbiare l’estate scorsa; stavolta non gli è riuscito, anche perché c’è stata una rivolta dei funzionari FBI che vogliono, devono continuare l’indagine.....
E’ un vero peccato che la Botteri, per guadagnarsi i 200 mila annui, nei suoi servizi non abbia mai spiegato perché queste mail sono un atto d’accusa gravissimo contro Killary.
Rievochiamolo rapidamente: quando è diventata segretaria di Stato, Hillary ha avuto l’obbligo di mandare le sue mail e messaggi vari dal server pubblico del Dipartimento, sia per ragioni di sicurezza e segretezza, sia perché il ministro deve lasciare chiara traccia di ogni sua azione.
Invece che fa’ la Clinton? Installa un server suo proprio, privato, fisicamente sistemato in una sua abitazione o ufficio, e manda la sua corrispondenza da lì: accessibile a spie di ogni genere (magari gli hacker russi), ma sottratto alla memoria pubblica.
Questo è già un reato penale rilevante da parte della ministra. Ma viene ignorato: anche se il presidente Obama sapeva benissimo la cosa, tanto che ha spesso comunicato con Hillary via il serve illegale usando uno pseudonimo…Tutto tace. Almeno fino al giorno, nel 2014, in cui si insedia la Commissione sui fatti di Bengasi: quel giorno del 2012 in cui l’ambasciatore Christopher Stevens e i suoi Marines di scorta sono uccisi da “ribelli” libici in circostanze per nulla chiare (si trattava di acquistare da quei pendagli da forca armi saccheggiate dagli arsenali di Gheddafi per mandarle in Siria). In quell’occasione, l’ambasciatore e i suoi Marines non furono soccorsi; ai militari pronti a partire da Sigonella con gli elicotteri fu dato l’ordine di non muoversi: stand down. Era stata Hillary, la ministra? E perché?
Solo a questo punto la Commissione parlamentare chiede la documentazione, lo scambio di mail ed altre comunicazioni di quei giorni ed ore, e scopre che nulla esiste al Dipartimento di Stato. Gravissimo, anche perché in base alla legge sulla libertà d’informazione (Freedom of Information Act) obbliga i dirigenti pubblici a poter rendere conto, coi documenti originali, dei loro atti. Dove stanno le tracce delle sue azioni, signora? Stanno nel server privato.
Lo consegni, signora Clinton. Lei infatti consegna le mail. E qui si scopre che, delle 60 mila mail, il suo staff – certo su sua istruzione – ne ha cancellato 30 mila. E cancellati, attenzione, con il programma BleachBit (Candeggia i bits), ossia con una metodologia specifica – e laboriosa – per renderne impossibile il recupero anche da parte di esperti giudiziari.
Come si giustifica la Clinton? Le 30 mila mail cancellate erano quelle private sue, spiega agli agenti FBI. E chi ha deciso che erano le private, e non quelle di pubblico interesse, magari giudiziario? Lei e il suo entourage. Quelli dell’FBI non ci stanno, cominciano a farle quel genere di domande che somigliano molto ad interrogatori di indiziati: e lei risponde con una quantità di “non ricordo” su una quantità di dettagli.
Gli agenti dell’FBI la vogliono incriminare e andare fino in fondo alla faccenda. Ma la ministra della giustizia (attorney general) Loretta Lynch, è grande amica di Bill Clinton: e Bill le ha parlato, per una mezz’oretta, non in ufficio ma ai bordi della pista di un aeroporto, luogo ideale per scongiurare intercettazioni ambientali. E dopo quel colloquio gli agenti Fbi si vedono rifiutare da Loretta Lynch le autorizzazioni per avviare l’inchiesta, convocare testimoni, perquisire e così via.
Così, Hillary entra nella campagna presidenziale sotto i migliori, i più solidi auspici. La stampa, le tv, il partito democratico, persino il partito repubblicano sono tutti con lei, e la circondano di lodi e riguardi. E’ ben rime da donatori dal grande portafoglio ( i cinque maggiori sono miliardari ebrei: Georges Soros; Haim Saban re dell’entertainment, Donald Sussman (fondi d’investimento), J.B.Pritzker (venture capitalist), Daniel Abraham (il padrone di Slim Fast). Ma tra i contributori ci sono ovviamente Goldman Sachs, gli emiri, il principe ereditario saudita che si vanterà in un’intervista (subito smentita) di aver contribuito al 20% della campagna della candidata preferita da tutti i poteri forti.
Sicché, quando Wikileaks comincia a spifferare migliaia di email scambiate fra la Clinton e il suo staff, i media fanno di tutto per ignorarne il contenuto, scegliendo invece di andare a intervistare certe signore a cui Trump aveva toccato il di dietro 35 anni prima. Perché quelle mail sono estremamente compromettenti. Rivelano con sempre più chiarezza una serie di attività losche di una personalità senza scrupoli e tendente alla simulazione; mostrano che, da ministra, la Clinton compiva ogni tipo di atti illegali; ma riceveva gigantesche mazzette evidentemente in cambio di favori; ovviamente non lei direttamente. Le riceveva, come “omaggi” e “regali di compleanno per Bill” (1 milione di dollari), la Clinton Foundation, la miliardaria fondazione “umanitaria” fondata col marito, che sempre più si rivela “una famiglia mafiosa, tipo crimine organizzato”, come ha avuto modo di dire in un’intervista radiofonica un ex vicedirettore dell’FBI, James Kallstrom: “I Clinton sono una famiglia del crimine, la Clinton Foundation è una fogna”.
O come ha illustrato Donald Trump: “Più email rilascia Wikileaks, e più le linee divisorie tra la Clinton Foundation, la carica di Segretaria di Stato e le finanze personali dei Clinton sono confuse…”.
I media sono riusciti, bene o male, a “non dare” le notizie che uscivano a getto continuo da wikileaks. Sembrava tutto andasse per i meglio per la candidata ( brogli elettorali già in corso: a oggi risulta che hanno votato in anticipo 22 milioni di elettori, per posta), quando ecco il capo dell’FBI lancia la bomba: viene riaperta l’indagine sulle mai scomparse dl server privato di Hillary. Perché nel laptop di Weiner, il pedofilo online marito della Abedin, sono state trovate 650 mila mail originate “dall’ambiente Clinton”. E molte dal server privato di quando la Clinton era ministra. Quante si vedrà: magari le 60 mila originali, di cui la Clinton coi suoi compari ha dato solo la metà, avendo cancellato con tanta cura le restanti 30 mila?
“Non ho la minima idea di come quelle mail siano finite nel laptop di mio marito”, ha detto flebile Huma Abedin agli uomini dell’FBI. Già, perché le cose si mettono malissimo per lei: se poniamo teneva una copia delle mail di Hillary da ministra, contenenti sicuramente anche segreti di Stato, a quale scopo? Va ricordato che costei è nata in Arabia Saudita, ha rapporti speciali con il regno; che suo padre e sua madre sono interni alla setta dei Fratelli Musulmani; e lei, la figlia, ha rapporti con la Muslim World League, un’organizzaizone che la stessa Clinton ha definito finanziatrice del terrorismo “islamico”.
Potevano quelle mail finire allo spionaggio saudita? Ai Fratelli Musulmani, che peraltro hanno fatto vari nidi nella Amministrazione Obama? Qui si rischia l’alto tradimento. L’altra possibile ipotesi che tutto quel materiale sia stato conservato in quanto potesse venir utile a ricattare Hillary, la futura inquilina della Casa Bianca: ipotesi non meno grave. E poi perché Huma ha il computer in comune con Weiner, il marito ebreo da cui dice di essersi “estraniata” dopo lo scandalo sessuale in cui lui è stato coinvolto?
Finalmente un giornale mainstream, importante anche se non “centrale”, il Chicago Tribune, ha scritto: “I democratici dovrebbero chiedere a Clinton di rinunciare” alla presidenza. “Cosa accade se viene eletta? Pensate a un paese che soffre di una crisi economica e del caos incessante in Medio Oriente, e che debba affrontare un presidente sotto inchiesta penale – La signora Clinton s’è squalificata da sé”. Poi un pensiero sulle misteriose ricchezze (un 400 milioni di dollari) della “famiglia Clinton” : |”I Clinton non sono abili mercanti, non traders, non industriali . Non hanno mai prodotto nulla di tangibile. Non hanno la scienza e i brevetti che possano spiegare i milioni e milioni di dollari delle loro numerose fortune. Ciò che hanno, è l’influenza. E hanno strumentalizzato il nostro governo federale per venderla”.
Ma quella del Chicago Tribune è rimasta una voce isolata. Passate le prime ore di panico per la riapertura dell’inchiesta FBI, Hillary ha proclamato: nelle 650 mila mail del Perpetuamente Eretto “non c’è niente, la causa è vuota”. Si vede che Huma Abedin l’ha tranquillizzata sul contenuto.
A supervisionare l’inchiesta dell’FBI sulla Clinton, l’attorney G general Lynch ha messo tale Peter Kadzik, che è il miglior amico di John Podesta, suo avvocato in passato (“Mi ha tenuto fuori dalla galera”, dice di Kazik in una mail) e uno di quei funzionari che John Podesta convocò in segreto subito dopo che Hillary aveva deposto presso la Commissione parlamentare sui fatti di Bengasi. Insomma sono tutti abbastanza sicuri che il danno sarà rimediato, e Clinton entrerà alla Casa Bianca. Laddove tutti i poteri forti transnazionali fortemente la vogliono.
http://www.zerohedge.com/news/2016-10-31/doj-tells-congress-it-will-work-expeditiously-review-abedin-emails-there-just-one-pr
Lo dimostra l’endorsement che le ha dato il Financial Times di Londra: un endorsement tardivo, apparentemente, in piena coincidenza con la notizia della riapertura dell’inchiesta dell’FBI. Molto indicative le motivazioni: “Un solo candidato ha le credenziali. La signora Clinton ha servito come first lady, senatore di New York e Segretario di Stato…..Mister Trump [..] ha ingiuriato gli alleati, minacciando di togliere loro l’ombrello nucleare in Asia Orientale, di emarginare la NATO e di scatenare guerre commerciali”. Conclusione del Financial Times: La Clinton avrà qualche difetto, ma “Trump ha mostrato disprezzo per la democrazia americana in sé”. Indicativo come il giornale della City identifichi l’ombrello nucleare sul Giappone , la NATO, la globalizzazione continua, con “la democrazia stessa”.
https://www.ft.com/content/f61b93c8-9f5a-11e6-891e-abe238dee8e2
Dunque possiamo prevedere: Hillary ‘vincerà’. Anche se ormai tutti sanno chi è veramente e cosa è la sua “famiglia” (nel senso della “famiglia Gambino”). La vera incertezza non è il voto del’8 novembre. E’ quello che accadrà dopo: l’FBI demorderà dal perseguirla? Il fenomeno rivoluzionario che ha trovato in Trump il candidato anti-sistema, svanirà come è svanito, per esempio il Tea Party di qualche anno fa?-----
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