PS: <<...e senza offesa per Rabellino e la Mussolini, non vorrei che si offendessero! Guarda che falsificare la FIRMA DEGLI AUTENTICATORI (e non parlo solo di Pasquale Valente) non ha osato NESSUNO nella Storia della Repubblica. Nessuno!!! Quindi piantala di mentire sapendo di mentire: la gravità di quanto avete fatto VOI del PD a questo giro è i-n-a-u-d-i-t-a e senza precedenti!!! E pensare che di precedenti di falsificatori nel PD ne avete eccome: Erika Elena FAIENZA, Caterina ROMEO, Marco Di Silvestro (c'è notizia del processo d'appello? mistero). Altro che dire che sono stati maldestri..>>...il nuovo "tormentone" del Pd...firme false, falsificati gli autenticatori-falsi!
umberto marabese
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L’ex capogruppo Pd in Provincia riferisce la versione dei fatti come l’avrebbe sentita dal segretario torinese Morri: “Venni sollevato da ogni responsabilità”, la macchina organizzativa era nelle mani del regionale. Imbarazzo in Direzione. Perizia calligrafica di parte.
Davide Gariglio avocò a sé la raccolta delle firme per le Regionali dello scorso anno, quindi se c’è un responsabile di eventuali procedimenti irregolari è proprio lui. Piomba come una saetta sulla direzione del Pd torinese Pino Sammartano, ex capogruppo democratico in Provincia, che nel suo intervento ha riferito il contenuto di un colloquio, non smentito dai vari interlocutori. “C’è stata una riunione nei giorni scorsi – ha esordito – chiesi a Fabrizio Morri cosa stesse succedendo, il perché delle indagini della Procura. Lui mi disse: il segretario del partito regionale mi sollevò da ogni incarico operativo, fu la sua struttura a gestire le operazioni”......
Parole che il numero uno della federazione torinese non conferma e non smentisce, ma che troverebbero conferme nelle cronache di quei giorni, che raccontavano con insistenza di un Morri parecchio seccato per essere stato messo in un angolo, impegnato a gestire la “grana Nichelino” e a leccarsi le ferite per la mancata candidatura nel listino di Sergio Chiamparino. All’incontro rivelato
Una “confessione” che stride rispetto all’ultima versione offerta proprio da Gariglio, secondo il quale furono le federazioni delle varie province a gestire, dal punto di vista operativo, la raccolta delle firme, naturalmente su mandato del partito piemontese. E dunque - è la tesi sottesa - è in quelle strutture che vanno ricercati i responsabili di eventuali irregolarità. Una differenza non certo marginale, due versioni diametralmente opposte. Ulteriore lavoro per per chi deve ricostruire i fatti, di certo materia per l’audit interno istituito proprio dal numero uno di via Masserano per ripercorrere quei giorni tumultuosi (con nomi di candidati che entravano e uscivano dalle liste).
In una successiva telefonata con lo Spiffero Sammartano conferma ogni parola e fa propria la ricostruzione che affibbia a Morri: “La segreteria provinciale non ha seguito nulla, è il manico che ha sbagliato non la scopa”, una tesi che lo porta a chiedere, fin d’ora, le “dimissioni del segretario Gariglio qualora venissero appurate delle responsabilità nella raccolta firme”. D’altra parte, tra gli indagati, figura non a caso Davide Fazzone, il segretario organizzativo del partito regionale, braccio destro di Gariglio, il cui difensore, Luigi Chiappero, avrebbe conferito in gran segreto un incarico per una perizia calligrafica di parte allo scopo di raccogliere elementi in grado di confutare le contestazioni degli inquirenti.
A mente fredda, dopo l'inevitabile vespaio che hanno scatenato le affermazioni di Sammartano, il segretario torinese del Pd Fabrizio Morri sottolinea che “la Federazione di Torino, una volta presa la decisione politica di raccogliere le firme, ha fatto la sua parte”. Vedremo quale.