PS: <<La Idem a causa dell'ICI non pagata
ha dato le dimissioni in dieci giorni. La Cancellieri forse non le darà
mai. Il motivo è semplice. La Cancellieri fa parte di quel mondo
composto da politici, banchieri, istituzioni, finanzieri, inestricabile
come una foresta pietrificata. Nessun monito da parte di Napolitano per
questo scandalo per l'ingerenza di un ministro su una detenzione,
avvenuta grazie a rapporti di lunga data con Ligresti. Non un fiato da
Capitan Findus Letta. Hanno paura di essere travolti e credono che il
silenzio li salverà, ma sono già condannati>>.
umberto marabese
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La mozione di sfiducia al ministro Cancellieri presentata dal M5S:
"Premesso che da notizie di stampa de “la Repubblica” e de “il Fatto Quotidiano”
del 31 ottobre u.s. risulta che la Procura di Torino, sia in possesso
di tabulati telefonici che contengano diversi contatti tra la famiglia
Ligresti ed il Ministro della Giustizia Cancellieri, oltre al di lei
figlio, fin dal giorno degli arresti della figlia Giulia. Il 17 luglio
del 2013 il Tribunale di Torino ha disposto gli arresti per Salvatore
Ligresti, per i suoi tre figli e per tre manager della compagnia Fonsai
per falso in bilancio aggravato e aggiotaggio; per
Salvatore Ligresti e i tre manager veniva disposto il giudizio
immediato. La figlia Giulia Ligresti, coinvolta nell’inchiesta Fonsai,
risulta essere l’unica, al momento, ad aver patteggiato; il 19 settembre
2013 veniva condannata a due anni e otto mesi di reclusione....
. Dalle
intercettazioni telefoniche risulta che la compagna di Salvatore
Ligresti, Gabriella Fragni, abbia suggerito al cognato Antonio Ligresti “di contattare il ministro come ultimo tentativo, visto che la situazione della figlia Giulia non trovava soluzione”.
Risultano dai tabulati diverse telefonate del ministro stesso con i
fratelli della famiglia Ligresti e risultano chiamate telefoniche ai due
vice capi del dipartimento per l'amministrazione penitenziaria (DAP),
Francesco Cascini e Luigi Pagano, per "sensibilizzarli" sul
fatto che la figlia dell'ingegnere, arrestata il 28 luglio, soffrisse di
anoressia. Risulta inoltre, intorno alla metà di agosto, con inconsueto
zelo e tempestività, “un referto inviato dalle psicologhe
dell’istituto penitenziario di detenzione della Ligresti in cui si
segnalava lo stato di depressione della donna e si certificava
l’incompatibilità del regime carcerario con le condizioni di salute
della stessa"......
Il 28 agosto, undici giorni dopo la telefonata di Antonio Ligresti,
fratello di Salvatore Ligresti, diretta al Ministro, venivano concessi
gli arresti domiciliari a Giulia Maria Ligresti. Risulta che l’interessamento del Ministro verso la situazione di Giulia Ligresti sia confermato
anche nel verbale di interrogatorio del 22 agosto, durante il quale il
Ministro dichiarava al procuratore aggiunto Vittorio Nessi che: “si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione”. L’intervento del Ministro a favore della scarcerazione di Giulia Ligresti “per motivi legati all’anoressia”
presenta aspetti molto discutibili e che devono essere chiariti sul
piano politico e non solo su quello giudiziario, in quanto risulta grave
che l’intervento in questione sia stato richiesto da una telefonata
privata e che abbia riguardato una classica detenuta eccellente.
Il Ministro in indirizzo, nel corso del citato interrogatorio, così
come riportato dagli organi di informazione, è stato chiamato a
ricostruire le circostanze per le quali abbia di propria iniziativa
contattato telefonicamente la compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella
Fragni, per manifestarle “solidarietà sotto l'aspetto umano” in
occasione dell’arresto del compagno e delle di lui figlie, esprimendo
al contempo forte rammarico e disappunto per l’accaduto, invitando
altresì l’interlocutrice a “contare” sullo stesso Ministro per “qualsiasi cosa serva”.
Il Ministro ha ammesso di avere ricevuto la telefonata di Antonino
Ligresti in cui questi le rappresentava preoccupazione per lo stato di
salute della nipote Giulia sofferente di anoressia, e che, pare, “rifiutasse il cibo in carcere” e ha ammesso di aver “sensibilizzato
i due vice capi del Dap, perché facessero quanto di loro stretta
competenza per la tutela della salute dei carcerati”.
“Cascini era al corrente della situazione perché lo aveva già letto
sui giornali e si era già posto il problema. Dopo di allora non li ho
più sentiti e non so se siano intervenuti, e eventualmente, in che
termini”, conclude il Ministro con una excusatio non petita, e
chiarendo dunque che il suo interessamento era stato per un carcerato
soltanto, Giulia Maria Ligresti. Inoltre, per completezza di
informazioni, occorre sottolineare come la vicinanza tra il ministro e
la famiglia Ligresti, sia di tutta evidenza in considerazione del fatto
che il figlio del Ministro, Piergiorgio Peluso, risulta aver lavorato in Fonsai
dal maggio del 2011, dopo essere stato responsabile del Corporate &
Investment banking di Unicredit per l’Italia, posizione dalla quale
aveva trattato l’esposizione delle società della famiglia siciliana. Peluso risulta aver incassato nel 2012 una buonuscita di 3,6 milioni di euro
dopo un anno di lavoro come direttore generale della compagnia
assicurativa Fondiaria Sai in virtù delle clausole contenute nel suo
contratto che consentivano, in caso di cambio di controllo o di
demansionamento, la possibilità di dimettersi con giusta causa e di
incassare l’equivalente di tre annualità. Facoltà che Peluso ha deciso
di esercitare dopo un anno, non rientrando una sua conferma nei
programmi di Unipol, nel frattempo salita sulla plancia di comando
dell’ex compagnia dei Ligresti. Inoltre, secondo annotazioni della
Guardia di Finanza di Torino del 29 agosto 2013, Peluso “continua a
intrattenere rapporti con alcuni dirigenti del Gruppo, interessandosi
sia alle vicende giudiziarie che quelle societarie”. Da pregresse
intercettazioni operate sulla stessa Giulia Ligresti, lei stessa,
sfogandosi con un’amica, giudicava quella liquidazione milionaria nei
confronti del figlio della Cancellieri come una ingiustizia: "Gli danno una liquidazione, invece che chiedergli i danni!". "Sì,
invece di chiedergli i danni! Mi hanno detto che in Consiglio nessuno
ha fiatato. Sì, sì.. Approvato all’unanimità. Che se fosse stato il nome
di qualcun altro... Questo qui ha 45 anni, è un idiota. Perché
veramente è venuto a distruggere una compagnia. Perché lo ha fatto
proprio su mandato la distruzione... 5 milioni, è andato in Telecom, e
l’Italia non scrive niente". Alla luce di ciò il comportamento del Ministro appare ancora più grave, e potrebbe sembrare come il pagamento di un debito a fronte di un guadagno percepito dal figlio.
In carcere si soffre e si muore: ogni giorno è emergenza umanitaria
nelle nostre carceri. Ma alle grida di disperazione, agli allarmi
quotidiani lanciati dai Garanti dei diritti dei detenuti, alle angosce
dei parenti dei reclusi, ai casi conclamati di incompatibilità delle
condizioni di salute con la penosa condizione degli istituti e dei
servizi sanitari interni, al Dipartimento dell'Amministrazione
Penitenziaria non sanno cosa rispondere, ma “si pongono il problema”,
- per usare le parole della Cancellieri riferite al vice capo Francesco
Cascini, - guarda caso solo per una detenuta eccellente, mentre altri
70.000 continuano a soffrire ed a morire. E' particolarmente grave che
il ministro si serva di figure di garanzia come i magistrati, vice capi
del DAP per adempiere ai suoi debiti privati, attraverso presunti atti di deviazione delle funzioni pubbliche.
Ed è ancor più grave che di fronte ad una ingerenza interessata del
Ministro, i magistrati che operano al DAP possano essere stati
servizievoli col potere esecutivo e – anche a volere ritenere, contro
l’evidenza, che non siano intervenuti (ma è difficile ritenerlo visto
che “già si erano posti il problema“) - comunque non abbiano
preso le distanze da un simile comportamento; non abbiano accertato come
e perché sia stata adottata dalla psicologa l’iniziativa di promuovere
una scarcerazione; non abbiano riferito formalmente all’autorità
giudiziaria dell’interessamento ricevuto da parte del Ministro, così
venendo meno alla funzione di garanzia e di pari trattamento di tutti i detenuti,
tradendo i loro colleghi che lavorano negli uffici giudiziari, e
gettando ombre sulle carriere e sulle attività svolte da magistrati
all’ombra dell’esecutivo. Di fronte ad un’indagine ancora in corso, gli
elementi a disposizione della magistratura richiedono un chiarimento su
quanto sia davvero accaduto, e il solo sospetto che un Ministro della
Giustizia possa aver ricevuto ed esercitato pressioni, è un’ombra di cui
un membro delle istituzioni non si può vestire. D’altra parte siamo
memori di un caso, avvenuto nella scorsa legislatura, e riguardante un
Presidente del Consiglio dei Ministri e la Questura di Milano che può
sembrare molto simile alla situazione in questione. Un Ministro della
Giustizia che si sia lasciato condizionare nel suo operato dai suoi
rapporti personali con la famiglia Ligresti – e dai rapporti economici
poco chiari del figlio - agendo, oltretutto, con una marcata disparità
di trattamento verso gli altri detenuti “non eccellenti”, ed utilizzando i magistrati che operano all’interno del ministero, è un'ombra indelebile sulla sua figura istituzionale da un punto di vista etico, morale e politico.
Per tutti questi motivi esposti in premessa, visti gli articoli 94 della
Costituzione e 115 del Regolamento della Camera dei deputati; esprime
sfiducia al Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri e lo impegna a rassegnare le dimissioni."
http://www.beppegrillo.it/2013/11/la_mozione_di_sfiducia_del_m5s_alla_cancellieri.html
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