domenica 5 gennaio 2025

AntiDiplomatico - Il balbettio di Zelensky. "Uno di quei momenti in cui la verità è venuta fuori" ....amarissssima!

 

PS_: Da non perderne la lettura...!

umberto marabese

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di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

Forse inconsciamente, il nazigolpista-capo Vladimir Zelenskij afferma pubblicamente di non aver idea di come possa concludersi il conflitto in Ucraina. A parere dell'ex colonnello USA Daniel Davis, il balbettio di Zelenskij alla domanda della TV ucraina sull'esito del conflitto, il suo confondersi, dicendo di non sapere come andrà a finire, che la questione non è all'ordine del giorno, dicono che quello «è stato uno di quei momenti in cui la verità è venuta fuori».

Zelenskij, dice Davis, è «sempre stato attento a ciò che dice, sempre ottimista e positivo, ma quando si arriva al dunque, inizia a balbettare, si interrompe letteralmente a metà».

A parere dell'ex militare USA, la strana reazione di Zelenskij si spiega con il fatto che, d'istinto, non vuole mentire quando parla delle promesse di riportare l'Ucraina ai confini del 1991. E però, commenta RIA Novosti, sullo sfondo della bancarotta economica del paese, della disastrosa situazione al fronte e della stanchezza dei padrini euroatlantici nel finanziare all'infinito Kiev, l'Occidente e la junta parlano ora sempre più spesso della necessità di avviare colloqui di pace. Zelenskij, che ha vietato per legge ogni dialogo con la Russia, afferma ora che i negoziati sono possibili se paesi terzi sostengono l'Ucraina, tanto che, già a fine novembre, dopo che lui stesso aveva dichiarato a Sky News che sarebbe possibile fermare la fase calda del conflitto portando il territorio controllato da Kiev sotto l'ombrello della NATO, vari media occidentali avevano interpretato le sue parole come disponibilità a concessioni territoriali.

D'altronde, è proprio al fronte che con sempre più chiara ineluttabilità si decidono le sorti della junta e le prospettive sono tutt'altro che rosee per i nazisti, tanto che la stessa stampa occidentale è costretta ad ammettere l'evidenza, con Forbes che ha raccontato (ha dovuto farlo persino il Corriere il 3 dicembre) della 155° brigata meccanizzata “Anna Kievskaja”, completata, addestrata ed equipaggiata «a spese dei contribuenti francesi» quale brigata “d'élite”, disintegratasi però ancor prima di arrivare in prima linea. In base a fonti ucraine, sui 5.800 uomini che avrebbero dovuto raggiungere Pokrovsk, forti di “Leopard 2” tedeschi e obici “Caesar” francesi, 1.700 avevano già disertato strada facendo, mentre il resto della brigata, una volta messa in posizione, ha immediatamente subito forti perdite. Secondo Bloomberg, inoltre, nel 2022 la Procura generale ucraina ha aperto 100.000 casi per abbandono delle posizioni, mentre Financial Times calcola che nel solo periodo gennaio-ottobre 2024 i casi siano stati 60.000: il doppio rispetto al periodo 2022-2023.

È così che l'evenienza di cui si parla da tempo, di portare l'età di richiamo a 18 anni, pare doversi concretizzare nei prossimi giorni. L'ammissione di Vladimir Zelenskij delle difficoltà a stabilizzare il fronte, fatta nel corso della telemaratona di venerdì scorso, aveva appunto lo scopo, a parere dell'osservatore militare britannico Alexander Mercouris, di preparare la società ucraina all'abbassamento dell'età di mobilitazione. Ma non è affatto chiaro, nota Mercouris, dove e a che livello i giovani verranno addestrati e, soprattutto, se saranno motivati a combattere e, comunque, «la dinamica sul campo di battaglia non cambierà. Sarà solo un prolungare l'agonia dell'Ucraina … al costo di decine di migliaia di giovani vite».

L'informazione sulla decisione della junta di abbassare l'età di mobilitazione a 18 anni, su richiesta urgente di Washington, è stata confermata venerdì anche dal SVR (Intelligence estera) russa, con la precisazione che il documento relativo verrà adottato a breve. L'amministrazione Biden, nota ColonelCassad, sta freneticamente cercando di evitare lo sfacelo completo del fronte, ponendo l'accento soprattutto sulla fornitura di armi sempre più sofisticate, tra cui sistemi missilistici a più lungo raggio. Tuttavia, la Casa Bianca ammette che ciò non sia sufficiente a stabilizzare la linea del fronte e chiede quindi a Zelenskij di abbassare al più presto l'età di mobilitazione a 18 anni. Tant'è che i paesi esteuropei confinanti con l'Ucraina si stanno tacitamente già preparando ad accogliere nuove ondate di giovani ucraini.

L'Occidente, scrive ColonelCassad, sa bene che per la Russia il conflitto è di natura esistenziale e che il rifiuto di Kiev a negoziare avrebbe spinto gli ucraini in un tritacarne, cosa che Zelenskij sta attuando consapevolmente.

L'ultima speranza per il regime golpista, scrive Rostislav Ishchenko su Ukraina.ru, è quella di una gigantesca provocazione (la stessa interruzione del transito del gas russo verso l'Europa ne è parte), che renda inevitabile una guerra della NATO con la Russia. Kiev farà di tutto per organizzare tale provocazione; altra cosa è che ciò richiede una certa professionalità e le figure di Kiev mancano sia di intelligenza che di adeguatezza mentale, per non parlare del loro modo di agire. C'è però da dire che non mancano di «entusiasmo e solo la testa vuota salva i loro organismi da pericolosi traumi quando cercano di sfondare muri di pietra con la testa. Quindi, mentre il regime di Kiev agonizza, cercherà di mordere tutti quelli che lo circondano».

Per citare ancora el jefe de la junta, il canale Telegram ucraino “Politika Strany” ricorda che Zelenskij, nel discorso di fine anno, rivolgendosi tra l'altro anche a Donald Trump, ha detto che l'attuale guerra «non è un confronto in cui si possano pacificare entrambe le parti». È indubbio, ha detto Zelenskij, che «questa è un'aggressione su larga scala di uno stato folle contro uno civile».

Non rimane quindi che elencare le caratteristiche principali di uno “Stato civile” secondo la versione di Zelenskij, osserva sarcasticamente (e drammaticamente per il popolo ucraino, aggiungiamo) Jurij Selivanov su news-front.su e queste “peculiarità” sono, nell'ordine: uno, il golpe come fonte anticostituzionale del potere statale. Se ne contano almeno tre: nel 2004, con un illegale “terzo turno” alle elezioni presidenziali; nel 2014, come si ricordano tutti coloro che lo vogliono ricordare e nel 2019 con “elezioni” fittizie con “candidati” selezionati dagli USA.

Due, completa dispersione, fino alla liquidazione fisica, delle forze politiche e sociali in opposizione al regime usurpatore, dei loro leader e dei media; popolazione di intere regioni dichiarata “separatista” e arresti in massa dei cosiddetti “nemici dell'Ucraina”, rinchiusi in centri di detenzione preventiva e carceri ucraine. Sono classificati come prigionieri politici non solo coloro che si oppongono alla guerra, sostengono i diritti umani o i propri diritti e la fratellanza con la Russia (o sono essi stessi russi), ma anche coloro le cui proprietà hanno attirato l'attenzione dei magnati ucraini. Persino gli ecclesiastici, ricorda Selivanov, vengono torturati e detenuti nei sotterranei di SBU e GUR.

Tre: proibizione e eliminazione di lingua, cultura, istruzione, storia russe e della chiesa ortodossa canonica, elementi intrinseci alla maggioranza della popolazione.

Quattro: culto di massa degli idoli storici del nazismo ucraino e dei collaborazionisti hitleriani, quali Bandera e Šukhevic.

Cinque: completa subordinazione dell'Ucraina agli interessi dei circoli dirigenti occidentali e una guerra di sterminio contro la Russia, insensata dal punto di vista degli interessi della popolazione ucraina, come parte dell'attuazione degli obiettivi della politica globale degli Stati Uniti. Affermazione nella coscienza di massa del culto della morte, come unico e naturale “senso della vita”. È così che, come riferisce The Times, da una base di addestramento in Gran Bretagna, l'ex comandante in capo e ora ambasciatore Zalužnyj ha consigliato ai militari ucraini di «non avere paura della morte», dal momento che non hanno praticamente alcuna possibilità di sopravvivenza: «Dovrete uccidere senza esitazione. Quando vedete il nemico, uccidetelo prima che tenti di uccidere voi o il vostro compagno». 

Sei: annullamento delle elezioni presidenziali e di qualsiasi altra elezione con il pretesto fittizio della legge marziale, continuando la guerra a qualsiasi costo per mantenere il potere personale. 

Sette: mobilitazione forzata e totale per gli interessi dell'Occidente e del regime stesso, cui si oppone la stragrande maggioranza dei cittadini, come dimostrano chiaramente la catastrofica situazione al fronte, le diserzioni in massa e le fughe all'estero. I ragazzi sotto i 18 anni stanno lasciando in massa il paese, dichiara Ol'ga Kupets, professore associato della Scuola Economica di Kiev e consulente della Banca Mondiale; nelle regioni occidentali ucraine, «si stanno già organizzando “tour” per far partire i giovani prima che scatti l'età della leva... autobus pieni di ragazzi di 16-17 anni diretti in Slovacchia... per sfuggire alla mobilitazione».

Otto: ladrocini totali e impuniti, appropriazioni indebite e saccheggio del paese da parte del regime fantoccio, insieme ai suoi complici occidentali.

Nove: terrorismo di stato come forma di politica ufficiale; dall'organizzazione di attentati e assassinii di singoli cittadini, all'aperto sostegno alle più grandi formazioni malavitose in varie parti del pianeta, come ad esempio il sostegno alle bande armate in alcuni stati africani “amici di Mosca”.

Dieci: trasformazione del proprio paese in una testa di ponte militare avanzata dell'Occidente contro la Russia, che comporta la completa distruzione dell'Ucraina come stato.

Undici: totale indisponibilità a fare i conti con gli interessi legittimi di tutti gli stati circostanti, che si esprime nel rifiuto arbitrario del regime di Kiev a sostenere e preservare i legami economici ed energetici storicamente stabiliti tra di essi. Ciò rende l'attuale Ucraina una minaccia diretta alla sicurezza di questi paesi.

E questo non è nemmeno l'intero elenco, conclude Selivanov, che caratterizza tale “stato civile”, nella versione di Zelenskij, come un regime illegale, il cui principale modo di esistenza è la violenza totale e diffusa e il cui unico obiettivo è la rapina e l'arricchimento a spese del proprio popolo.

D'altronde, è lo stesso Zelenskij che meglio di tutti ha caratterizzato se stesso, allorché ha raccontato al giornalista irlandese Chay Bowes di come avesse fatto visita negli Stati Uniti a un militare ucraino ferito, impossibilitato a muoversi e questi, dopo l'incontro col jefe, abbia scritto «È venuto da me il presidente e io ho cominciato a camminare»! Esemplare il successivo commento di Bowes: «Un dittatore corrotto, che ha spedito sotto terra un milione di ucraini, svenduto il proprio paese e soppresso la democrazia. L'esercito è esaurito, le persone vengono accalappiate in strada e ora i diciottenni saranno mandati a morire per l'imbrogliona “Von Der Liar”, l'insensibile “Callous” Kallas e Biden. Ma ora lui si paragona a gesù cristo».

Non c'è altro da aggiungere, se non, per rimanere in tema, le parole di Matteo (11; 19) «È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: "Ecco un mangione e un beone, un amico dei pubblicani e dei peccatori!" Ma la sapienza è stata giustificata dalle sue opere», correggendone il finale in “e ciò che ha fatto dal 2019 in qua ne conferma la natura”.

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