martedì 23 aprile 2024

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CASO SCURATI: TIFOSO DEL GREEN PASS, SVIOLINATORE DI DRAGHI E ORA VESSILLO "ANTIFA"

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Ancora una volta l’avvicinarsi del 25 aprile dimostra come alcune ricorrenze storiche vengano strumentalizzate in funzione elettorale, sfruttando l’incapacità del nostro Paese di superare il trauma della guerra civile finita ormai da 70 anni.

Censura? Il messaggio di Scurati è passato ovunque

Il caso di Antonio Scurati è emblematico in questo senso. Riavvolgiamo il nastro. Lo scorso sabato 20 aprile durante la trasmissione “Che sarà” condotta da Serena Bertone era prevista la recita di un monologo sul 25 aprile, fatta proprio dallo scrittore italiano. Alla fine, la presenza di Scurati è saltata. Il motivo? Ancora non è stato del tutto chiarito. La RAI afferma di non aver accettato la richiesta dello scrittore di 1800 euro per un minuto di monologo, mentre Scurati ha subito puntato il dito sulla censura, sostenendo che la televisione pubblica lo avrebbe censurato per motivi editoriali.

Ricostruendo però i fatti, sembra davvero difficile descrivere l’episodio come censura. Innanzitutto il monologo è stato comunque letto in diretta sabato su RAI 3 dalla conduttrice Bertone, ma non solo. Lo stesso testo è stato pubblicato persino sul profilo Facebook di Giorgia Meloni.

E da un estratto di questo testo si può comprendere come il 25 aprile sia stato utilizzato dallo scrittore come pretesto per attaccare il Governo, non già su azioni politiche concrete, ma su presunte appartenenze ideologiche: “Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. La Presidente del Consiglio ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista”.

Quando Scurati sviolinava il potere

Il messaggio di Scurati alla fine è stato quindi trasmesso ovunque e anzi la polemica che si è sollevata ha sicuramente contribuito alla notorietà dello scrittore, come dimostra l’impennata di visite alla sua pagina Wikipedia e di conseguenza una bella spinta alle vendite dei suoi libri.

Aldilà dell’operazione di marketing, più o meno involontaria, il caso Scurati ci porta a riflettere sul ruolo che oggi svolgono gli intellettuali dell’area cosiddetta progressista. Per questo è sufficiente leggere alcuni stralci della lettera che lo stesso Scurati indirizzò a Mario Draghi nel luglio 2022, pubblicata sul Corriere della Sera: “Ha tenuto in pugno le sue cariche con il piglio del dominatore, sorretto da una potente competenza, baciato dal successo, guadagnando una levatura internazionale, un prestigio globale, un posto di tutto rispetto nei libri di storia. Ha conosciuto il potere, quello vero, ha conosciuto la fama degli uomini illustri, la vertiginosa responsabilità di chi, da vette inarrivabili, decide quasi da solo della vita dei molti”.

Un testo che viene difficile da commentare e che potrebbe essere letto con la voce nasale e stentorea tipica del cronista dell’Istituto Luce e che ci consegna l’immagine di una casta intellettuale che si trova molto a suo agio nell’effettuare sviolinate al potere, quello vero. Quello incarnato dall’uomo di Goldman Sachs, nonché assiduo partecipante del gruppo Bilderberg.

Il tifo per le restrizioni

E sempre Scurati è stato un fiero sostenitore delle restrizioni delle libertà nel periodo dell’emergenza sanitaria: “Nessuna libertà, nemmeno quella di manifestare, si può reclamare se prima non si dà prova di responsabilità”, disse Scurati in riferimento a chi dissentiva con le politiche del Governo Draghi.

Sventolare quindi oggi la bandiera dell’antifascismo non fa dello scrittore italiano un coraggioso dissidente o un impavido alfiere della resistenza. D’altronde, come scriveva Manzoni, “il coraggio uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.

E arriviamo quindi alla domanda finale: se oggi fossimo davvero sotto una dittatura, come quella del ventennio, con tanto di adunate e olio di ricino, quanti intellettuali progressisti sventolerebbero ancora la bandiera dell’antifascismo e quanti invece li ritroveremmo a scrivere sdolcinati editoriali sulla bontà del potere e la necessità di obbedienza? Noi una risposta ce la siamo già data......

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