WASHINGTON. L’arrivo a Washington di Giorgia Meloni incuriosisce non poco gli americani e i giornali, di solito non così attenti alla visita di un premier italiano. «La star dell’estrema destra» titola il Washington post, in un lungo articolo di presentazione su chi sia questa leader cresciuta in una fucina politica post-fascista e divenuta leader dei Conservatori europei, sostenitrice del patto atlantico e della resistenza ucraina contro l’invasione russa.

Proprio per farsi conoscere meglio e dare un’immagine più rassicurante di sé all’opinione pubblica Usa, la premier ha in programma un’intervista con una testata statunitense. Intanto, nella lunga radiografia della presidente del Consiglio, il quotidiano del Watergate si sofferma anche su aspetti più controversi, atteggiamenti tipici dei leader sovranisti e populisti di destra. Sulla difesa dei diritti Lgbtq, sulla consapevolezza e la convinzione della lotta al cambiamento climatico e sul rapporto con i giornalisti.

Non c’è il nome di Roberto Saviano, lo scrittore epurato dalla televisione pubblica, ma nell’articolo si fa riferimento al fatto che «il governo Meloni è accusato di aggressive campagne contro i giornalisti di sinistra in Rai» e «ha fatto causa ad altri giornalisti». Come appunto Saviano, che è finito a processo per le denunce di Meloni e del vicepremier leghista Matteo Salvini.

È vero, come fa notare il Washington post, che, grazie al sostegno incondizionato alla causa ucraina, Meloni è «entrata nel club ristretto dei leader di estrema destra invitati alla Casa Bianca da Joe Biden», (a differenza del brasiliano Jair Bolsonaro o dell’ungherese Viktor Orban), ma restano comunque le distanze con il presidente americano. Sicuramente il rapporto tra stampa e potere è un tema sensibile dalle parti della Casa Bianca.

L’insofferenza al limite del disprezzo verso i media e il ruolo di quarto potere è un ricordo vivo della presidenza repubblicana di Donald Trump, punto di riferimento di Meloni per anni. Oggi la premier nello Studio Ovale troverà ad accoglierla il democratico Biden. La risposta che ieri, a domanda diretta, è stata fornita dal portavoce dell’amministrazione Usa è indicativa di quanto i principi siano diversi: «Gli Stati Uniti non sono mai timidi quando si tratta di affrontare questioni legati a diritti umani, civili e libertà d’espressione».