Le armi inviate dall’Occidente in Ucraina starebbero finendo anche nelle mani di trafficanti. A lanciare l’allarme sono NATO e Unione europea, che hanno annunciato l’intenzione di affinare il sistema di monitoraggio e tracciamento del materiale bellico spedito a Kiev. Secondo fonti consultate dal Financial Times, un significativo numero di stati membri dell’Alleanza atlantica starebbe discutendo con l’amministrazione ucraina un meccanismo di tracciamento, oltre a stilare una dettagliata lista d’inventario delle armi inviate a Kiev.
“Non abbiamo idea di dove finiscano le armi”
“Tutte queste armi finiscono nel sud della Polonia, vengono spedite al confine e poi vengono semplicemente suddivise in diversi veicoli: tir, camion, a volte anche automobili private”, ha confidato una delle fonti al FT. “Dopodiché, perdiamo la loro localizzazione e non abbiamo alcuna idea di dove vadano a finire. Se vengono usate, e nemmeno se rimangono nel Paese”, ha aggiunto.
La questione era già nota da tempo. Il 19 aprile 2022, la CNN ha riportato le parole di un funzionario dell’intelligence statunitense. Nell’articolo emerge che gli Stati Uniti erano al corrente del fatto che la destinazione del massiccio invio di armi era tutt’altro che certa. Era prevedibile che, in una situazione d’incertezza totale quale un contesto bellico, la criminalità organizzata avrebbe cercato di trarre un profitto economico. Non sarebbe certo la prima volta che accade.
Il vertice di Interpol aveva già lanciato l’allarme a giugno
Un allarme che era stato lanciato anche dal vertice dell’Interpol, Jürgen Stock, agli inizi di giugno. “Una volta che si perde traccia delle armi [in Ucraina], arriveranno le armi illegali. Ce lo insegnano tanti altri conflitti – ha spiegato Stock e ha aggiunto che – I criminali, mentre stiamo parlando, stanno già agendo”.
Javelin e droni Kamikaze in vendita sul Dark Web
E i dubbi del numero uno dell’Organizzazione internazionale della polizia criminale trovano ora dei riscontri sul famigerato Dark Web. Si tratta di quella parte di internet non accessibile dai comuni motori di ricerca e che viene quindi utilizzata dalla criminalità organizzata per la compravendita di merce illegale. Sul sito “Thief”, risultano ora in vendita lanciamissili Javelin e i droni Switchblade 600 Kamikaze. Gli anticarro Javelin prodotti dall’azienda statunitense Raytheon sono in vendita a 30.000 dollari. Una sciocchezza in confronto ai 250.000 dollari, prezzo standard di un Javelin.
Kiev smentisce: “è propaganda russa”
Nel frattempo, Kiev smentisce tutto, affermando che il traffico di armi sarebbe un’operazione di propaganda esercitata dai russi. Il ministro della Difesa ucraino, Yuriy Sak, ha affermato che l’equipaggiamento militare che arriva in Ucraina è sottoposto a rigidi controlli, aggiungendo che la vicenda potrebbe rientrare “nella guerra d’informazione russa per scoraggiare i partner internazionali a fornire armi all’Ucraina, necessarie per la nostra vittoria”.
L’industria bellica si lecca le dita
Dall’inizio dell’intervento militare russo in terra ucraina, la NATO ha inviato oltre 8 miliardi di dollari in aiuti militari all’Ucraina. I soli Stati Uniti hanno invece spedito circa 54 miliardi di dollari in assistenza militare e umanitaria a Kiev. Un business che fa gola alle grandi industrie del settore, quali le statunitensi Raytheon e Lockheed Martin. Proprio l’industria bellica non fa mistero del fatto che vorrebbe un conflitto che duri più tempo possibile. “Stiamo pianificando per il lungo periodo”, ha dichiarato a maggio 2022 Jim Taiclet, amministratore delegato di Lockheed Martin.
Italia: record esportazioni armi nel 2021
E in questo contesto, l’Italia registra il record sull’esportazione di armi che ammonta, per l’anno 2021, a circa 4,8 miliardi di euro. La cifra più alta del dopoguerra, e questo ben prima che Vladimir Putin ordinasse la sua “operazione militare speciale” nel Donbass. Armi che l’Italia ha continuato a esportare all’Egitto di al-Sisi, all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti, autori di molteplici stragi nel conflitto dello Yemen, e ad altri regimi. Ma la vita dei bambini yemeniti non sembra degna dell’attenzione mediatica dell’Occidente.
Oltre alla perdita di miliardi di soldi dei contribuenti, il traffico d’armi illegali rappresenta un forte rischio per la sicurezza internazionale. Una volta sul mercato nero, la preoccupazione è che armi all’avanguardia tecnologica finiscano, ad esempio, nelle mani di organizzazioni terroristiche. Ma questo, a chi visto possibilità di guadagno con la guerra, non interessa.
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