venerdì 3 marzo 2017

Inchiesta Consip, sospetti sul pagamento al papà di Renzi: "Il dottore è soddisfatto?". Alfredo Romeo e il metodo della mattonella


PS: ...ma....che strano......pensare che .in foto paiono cosi belle persone....questi amici e parenti di frottolo...... ci sarà certo un errore.....loro dicono che la magistratura farà chiarezza ...ma quale magistratura ? quella poca regolare...o l'altra a servizio ?? anche il buon denis in appello sarà riconosciuto come un santo..fa parte del gioco..
umberto marabese
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Secondo gli inquirenti il "dottore" era Tiziano Renzi. E la frase di Alfredo Romeo - "il dottore ha apprezzato l'atto?" - solleva più di qualche sospetto su un pagamento al papà dell'ex premier.
Il Corriere della Sera riporta le intercettazioni di Alfredo Romeo, in carcere con l'accusa di corruzione, con Carlo Russo. L'imprenditore parla di "metodo della mattonella" per definire i versamenti in contanti delle tangenti.
Con i versamenti regolari Romeo aveva ottenuto poco o niente di quello che voleva. I 60.000 euro trasferiti alla fondazione Big Bang riferibile a Matteo Renzi, diceva, non gli avevano aperto le porte che sperava. Ecco perché quando si decise a contattare il padre dell’ex premier attraverso l’imprenditore Carlo Russo, il trentatreenne amico di Tiziano Renzi che lui chiamava "il ragazzo" e i carabinieri del Noe definiscono un "faccendiere", aveva insistito molto nel dire che gli eventuali pagamenti dovevano avvenire "in nero", in contanti e senza lasciare tracce. Questo è il "metodo della mattonella" di cui si parla nelle conversazioni con l’ex deputato Italo Bocchino e con lo stesso Russo. Al quale avrebbe anche chiesto se "il dottore", che nell’interpretazione dei carabinieri è Tiziano Renzi, aveva "apprezzato l’atto". Ricevendo risposta affermativa.....

Che queste parole sottendano un pagamento a Tiziano Renzi è tutto da dimostrare. L'interessato smentisce con forza: "Non è mai promesso né chiesto soldi" ha detto nei giorni scorsi, "sono attacchi vergognosi, chiederò i danni". Il papà dell'ex premier ribadisce di non avere "nulla da nascondere" e fornirà i chiarimenti nel corso dell'interrogatorio previsto per la giornata di oggi. Secondo i pm, Russo e Renzi senior "si facevamo promettere indebitamente utilità a contenuto economico, consistenti nell’erogazione di somme di denaro mensili", affinché intercedessero in favore di Romeo con l’amministratore delegato di Consip Luigi Marroni; in modo da fargli ottenere la fetta più appetitosa di appalti dalla centrale d’acquisto della pubblica amministrazione. Uno degli elementi che fanno pensare alla cadenza mensile dei pagamenti deriva ancora dalla possibile metafora utilizzata da Romeo, quando dice a Russo che lui andrebbe volentieri "a mangiare una bistecca ogni mese... Dobbiamo fare un ragionamento periodico".
Secondo quello che sempre Russo racconta a Romeo, il "faccendiere" aveva parlato bene di lui non solo a Tiziano Renzi ma anche a Luca Lotti, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio durante il governo Renzi e oggi ministro dello Sport. Gli aveva detto che era uno del quale ci si poteva fidare; mettendo in luce non tanto le sue qualità imprenditoriali, quanto il fatto che quando era stato arrestato dalla magistratura napoletana nel 2008, in un processo che poi si concluse con l’assoluzione in Cassazione, era rimasto in carcere senza dire nulla agli inquirenti. Nelle intenzioni di Romeo c’era quella di raggiungere un "accordo quadro" con Renzi senior, per ottenere appalti in generale ma in particolare per vincere la gara a cui teneva di più: quella per la gestione delle pulizie nei palazzi nel primo municipio di Roma, il centro storico: un affare da oltre cento milioni di euro, che consente di mettere un piede nelle sedi istituzionali, il cuore del potere. Una gara per la quale aveva ingaggiato con l’impresa Cofely un duello a distanza dai risvolti politici occulti, svelati dai dialoghi tra Romeo, l’ex deputato di An suo consulente Italo Bocchino e altre persone intercettati dai carabinieri.
Il Corriere ricostruisce il problema dell'appalto sul lotto Municipio 1 di Roma. Alfredo Romeo - nell'ipotesi dell'accusa - si sente tagliato fuori per motivi politici dalla società sponsorizzata da Denis Verdini e, per scalzarla, cerca il contatto con Tiziano Renzi.
Nell'interrogatorio anticipato dall'Espresso ieri, però, Marroni avrebbe detto che il padre dell'ex premier lo spingeva a favorire l'impresa vicina a Verdini. Resta da capire, ammesso che tutto questo corrisponda al vero, se Romeo lo sapeva e voleva far cambiare idea al "massimo livello politico" che pensava di aver raggiunto, o se invece i suoi interlocutori facevano una sorta di doppio gioco. L’imprenditore che si sentiva danneggiato cercava "una polizza assicurativa". E pensava di averla trovata.
Il Fatto Quotidiano riporta invece il verbale dell'interrogatorio dell'amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, nominato dal Governo Renzi nel giugno 2015 per guidare la prima stazione appaltante d'Italia. Interrogatorio datato 19 dicembre 2016, quattro giorni prima Marroni aveva fatto rimuovere delle microspie installate dai carabinieri nel suo ufficio.
I pm di Napoli, insieme ai carabinieri e ai finanziari gli chiedono perché lo abbia fatto e Marroni risponde così: "Perché ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni, dal generale Emanuele Saltalamacchi, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato".
In particolare sul ruolo di Luca Lotti, Marroni fornisce una versione più volte smentita dal ministro dello Sport.
"Sempre a luglio 2016, durante un incontro, Luca Lotti mi informò che si trattava di un'indagine che era nata sul mio predecessore Domenico Casalino e che riguardava anche l'imprenditore Romeo. Delle intercettazioni ambientali nel mio ufficio l'ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collaboratore".
Il ministro dello Sport si sfoga su Facebook: “Se non fosse una cosa seria, ci sarebbe da ridere – spiega Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento – Non mi occupo e non mi sono mai occupato di gare Consip, non conosco e non ho mai conosciuto il dottor Romeo. La verità è che due mesi fa mi hanno interrogato su una presunta rivelazione di segreto d’ufficio – prosegue – si tratta di un reato che si ripete tutti i giorni in alcune redazioni ma che io non ho mai commesso. Lo ripeto con forza e sfido chiunque oggi dica il contrario ad attendere la conclusione di questa vicenda così paradossale. Attendo che eventualmente si celebri il processo, nelle aule di tribunale e non sui giornali: contano gli articoli del codice penale, non dei quotidiani. Ma voglio dirlo chiaramente: se qualcuno pensa di far passare il messaggio che siamo tutti uguali, che noi siamo come gli altri, che “tutti rubano alla stessa maniera“ - dice citando Francesco De Gregori - avete sbagliato destinatario. Noi siamo gente seria e perbene“. Il plurale include anche Matteo Renzi, "abbiamo governato per anni Firenze e l’Italia senza farci trascinare nel fango. La verità non ha paura del tempo. E noi abbiamo pazienza e forza per sopportare la vergognosa campagna di queste ore”. "Ora basta" scrive l'ex premier
Matteo Renzi ritwittando il post su facebook dell'amico Lotti.



http://www.huffingtonpost.it/2017/03/03/inchiesta-consip-tiziano-renzi_n_15127482.html?utm_hp_ref=italy

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