martedì 1 ottobre 2024

Marco Tosatti - Insalata Russa. Mamma li Manifesti! 25%, non 54%…:Il Trucchetto del TG7 sugli Italiani e l’Attacco a Mosca



 1 Ottobre 2024 Pubblicato da  


Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo ala vostra attenzione tre articoli dedicati alla Russia, due pubblicati da L’Indipendente Online (Questo e questo) e un commento di Paolo Deotto, a cui va il nostro grazie. Buona lettura e condivisione.

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Leggiamo su “Il Giornale” un’allarmante notizia: l’Italia potrebbe essere in grave pericolo, minacciata da forze straniere che, nientemeno, vogliono influenzare il nostro dibattito democratico. Con che cosa? Con dei manifesti…

 

C’era una volta in Italia il giornalismo, che era quella bella cosa per cui il cittadino poteva avere diverse fonti di informazione, tra loro magari e spesso dissonanti, ma utili per formarsi un’opinione sui fatti più rilevanti. C’erano una volta giornalisti come Indro Montanelli che, non sopportando più il grigio conformismo sinistro in cui era scivolato il Corriere della Sera, fondava Il Giornale.

C’era un volta, appunto. Ma mentre nelle fiabe, alla fine, vissero tutti felici e contenti, nella nostra realtà quotidiana odierna il giornalismo è morto, con poche onorevoli eccezioni, e ha lasciato spazio a un esercito di obbedienti scrivani che, sotto dettatura, scrivono tutti le stesse cose. Evidentemente considerano i lettori una massa di imbecilli, perché alle volte gli scrivani, nell’ansia di dimostrare la loro obbedienza al Minculpop, crollano nel ridicolo e scrivono cose che, come si usava dire una volta, non stanno né il cielo né in terra.

Il Giornale, appunto, con due allarmati articoli (clicca qui e qui) ci informa che in alcune città italiane, tra le quali ci sono anche Roma e Milano, sono comparsi i manifesti che potete vedere nella foto di apertura. Non solo: orrore, orrore, lo stesso manifesto è anche andato in giro con alcuni camion – vela.

Come potete vedere, il manifesto non contiene nulla di eccezionale. Dice “La Russia non è nostra nemica”, e questo è vero, a meno che in questi giorni sia stata dichiarata guerra alla Russia e nessuno ce lo abbia detto. E poi sullo stesso manifesto si chiede di non dare più soldi per le armi a Ucraina e Israele e si chiude dicendo “Vogliamo la pace e ripudiamo la guerra”.

Il manifesto pare che abbia una paternità grillina, ma di questo, francamente, non ce ne importa nulla. A nostro avviso è semplicemente un manifesto molto generico, che peraltro dice cose che sono condivise da molti e condivisibili.

Però il Pensiero Unico ci dice che la guerra in Ucraina è tutta e solo colpa del sanguinario Putin e che va combattuta fino all’ultimo ucraino (tanto, chi se ne frega, sono loro a morire, mica noi) e che i furiosi bombardamenti di Israele su popolazioni civili, infrastrutture, città sono belli e buoni.

Quindi, chi dissente è pericoloso, va subito messo sotto controllo. Potrebbe far parte, tanto per crollare sempre più nel ridicolo, di categorie pericolose come i famigerati “no-vax”.

Ma adesso, ci informa Il Giornale, indaga anche la “Intelligence”. Nientemeno… Già, perché, chissà, se ci fosse sotto lo zampino di potenze straniere che vogliono, nientepopodimeno, “influenzare il nostro dibattito democratico”? E chiaramente le “potenze straniere” non possono essere che la Russia, visto che già nel titolo si parla di “manifesti pro-Putin”.

Sempre per non rischiare di essere seri, ci viene data un’altra clamorosa notizia: “Esperti del settore” hanno detto che la spesa per realizzare questa campagna si aggira attorno ai 30.000/50.000 euro, che, francamente, non sono due soldi, ma non sono nemmeno un capitale così colossale da indurre a indagini approfondite.

Ma poi, indagare su che cosa? Nei manifesti ci sono incitamenti alla violenza, a commettere crimini, eccetera? Niente di tutto ciò. C’è una generica richiesta, preceduta da un cappello che è innegabile: “La Russia non è nostra nemica”. Oppure, ripetiamo, è stata dichiarata guerra alla Russia? Non ci risulta, almeno per ora.

Dulcis in fundo, Il Giornale, quotidiano nato, come ricordavamo, proprio per liberarsi dalla cappa di piombo del conformismo, si chiede perché il Comune di Roma e gli altri Comuni in cui sono stati affissi questi manifesti, non li abbiano censurati. Censurati, proprio così.

Il Giornale ci ricorda che l’articolo 12-bis del Regolamento del Comune di Roma in materia di esposizione della pubblicità recita che è “vietata l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo delle libertà individuali, dei diritti civili e politici“.

Quindi, chiedere di non foraggiare più la fornitura di armi a Ucraina e Israele potrebbe essere lesivo delle libertà individuali, dei diritti civili e politici.

L’ansia di dimostrarsi obbedienti e disciplinati fa crollare il giornalismo in queste ridicolaggini.

Povera Italia, intontita da un’informazione faziosa e unificata e drogata da una televisione che offre imbecillità quotidiane a buon mercato.

Dio salvi l’Italia.

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Nelle ultime settimane, in decine di città italiane sono comparsi manifesti che chiedono uno stop al coinvolgimento italiano nelle guerre in corso: «La Russia non è un nemico», recita una scritta in nero apposta sopra l’immagine di una stretta di mano. La mano sulla sinistra è dipinta con i colori della bandiera italiana, quella a destra con i colori della bandiera russa. Sotto l’illustrazione, un’altra scritta: «Basta soldi per le armi in Ucraina e Israele. Vogliamo la pace e ripudiamo la guerra (articolo 11 della Costituzione)».

La notizia ha subito fatto il giro del mondo, finendo su canali internazionali come la CNN e spingendo due senatori di Italia Viva, Ivan Scalfarotto ed Enrico Borghi (quest’ultimo anche membro del COPASIR), a presentare un’interrogazione parlamentare sulla questione.

In tempi rapidi, è stato possibile leggere di dubbi e preoccupazioni riguardanti il fatto che potesse essere arrivato un «sostegno economico da parte di soggetti o enti esteri» ed è stata riaperta la caccia ai presunti finanziamenti di Putin.

I promotori hanno tuttavia sottolineato che i fondi per l’iniziativa sono arrivati da una raccolta pubblica, mentre l’affissione è stata «pubblicizzata da varie associazioni apartitiche pacifiste».

In merito alle opinioni degli italiani sull’utilizzo delle armi inviate all’Ucraina, il TG di La 7 gioca con i numeri, dandone un’interpretazione esattamente opposta allo scenario che in realtà delineano.

È quanto accaduto nel corso del telegiornale diretto da Enrico Mentana la sera del 23 settembre 2024, in cui sono stati analizzati i risultati di un sondaggio SWG sulla questione e, in misura ancora maggiore, con la successiva pubblicazione della notizia sul sito ufficiale del TG.

In entrambi i casi, infatti, si è cercato di lasciare intendere che il 54% degli italiani sia favorevole all’utilizzo delle armi sul suolo russo.

In realtà, tale risultanza a livello percentuale era circoscritta a un’indagine effettuata sul solo campione rappresentativo delle persone già favorevoli all’invio delle armi a Kiev, che rappresenta meno della metà (il 48%) del totale dei cittadini.

Armonizzando i dati, infatti, si può constatare come gli italiani favorevoli all’utilizzo di armi sul suolo russo non siano affatto la maggioranza, bensì soltanto il 25,9%.

Dato che, però, nelle slide non ha trovato spazio.

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