venerdì 2 agosto 2024

BYOBLU24 - CASO IMANE KHELIF, L’IBO CONFERMA: “IN PERICOLO LA SICUREZZA DELLE ATLETE!”.



 Si fa sempre più intricata la vicenda Imane Khelif, atleta di pugilato di nazionalità algerina che ha vinto gli ottavi di finale delle Olimpiadi di Parigi, a seguito del ritiro della boxeur italiana Angela Carini. Il problema riguarda la legittimità dell’incontro: Imane Khelif può partecipare nella categoria femminile?

Aldilà della strumentalizzazione politica è in corso una battaglia tra diverse associazioni sportive e che può nascondere interessi sempre politici.

La conferma dell’IBO: “Khelif non può gareggiare con le donne”

A seguito dell’incontro Khelif-Carini, l’associazione internazionale di boxe (IBO), quella che fino al 2023 ha organizzato i mondiali, ha rilasciato un comunicato: “Esprimiamo preoccupazione per l’applicazione incoerente dei criteri di ammissibilità da parte di altre organizzazioni sportive, comprese quelle che supervisionano i Giochi olimpici. Le diverse normative sollevano seri interrogativi sia sull’equità competitiva che sulla sicurezza degli atleti”. Cosa significa?

Nello specifico l’associazione internazionale di boxe ribadisce che durante i mondiali di Istanbul del 2022 e durante i mondiali di Nuova Dehli del 2023, l’atleta Imane Khelif è stata sottoposta a dei test riconosciuti, svolti in laboratori indipendenti, per autorizzare la sua partecipazione nelle categorie femminili di boxe. Bene, entrambi i test avevano dato esito negativo.

Come affermato poi da Umar Kremlev, presidente della stessa associazione, l’atleta Khelif risultava avere un cromosoma di tipo XY, come quello del genere uomo. Per questo motivo Khelif era stata esclusa dai mondiali 2023.

Occorre poi sottolineare che la stessa atleta, dopo aver inizialmente presentato ricorso, aveva ritirato lo stesso nel corso del procedimento, rendendo così giuridicamente vincolante la decisione dell’associazione di boxe.

La non risposta del Comitato olimpico

A seguito di questa presa di posizione netta, è arrivata la risposta del Comitato olimpico, che si apre con un manifesto di intenti piuttosto chiaro: “Ogni persona ha il diritto di praticare sport senza discriminazioni”. Il Comitato accusa poi l’associazione internazionale di boxe di aver escluso Khelif sulla base di una decisione improvvisa e arbitraria.

Tuttavia il Comitato olimpico non contesta il merito degli esami di laboratorio, ma si limita ad affermare che: “La decisione è stata inizialmente presa solo dal Segretario generale e dall’Amministratore delegato dell’IBA. Il Consiglio direttivo dell’IBA l’ha ratificata solo in seguito”.

Sappiamo invece che nei giorni scorsi lo stesso Comitato olimpico aveva diffuso informazioni false, sostenendo che l’esclusione di Khelif nel 2023 fosse imputabile ad alti livelli di testosterone, mentre invece la questione riguardava la presenza di cromosomi XY. Inoltre il Comitato olimpico, per l’edizione 2024, non ha effettuato test per valutare l’effettiva legittimità alla partecipazione di Khelif, limitandosi ad accettare come buona la documentazione anagrafica. In pratica se il passaporto dice che è donna allora può gareggiare nella categoria femminile.

Ci sono quindi diverse decisioni del Comitato olimpico che lasciano perplessi, mentre la sicurezza delle atlete di pugilato resta un grande punto interrogativo.

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