venerdì 30 agosto 2024

BYOBLU24 - La lettera di ZUCKERBERG e il ruolo dei FACT CHECKERS nella censura di Meta.

 


Come prevedibile, è passata sottotraccia sui media italiani la lettera di Mark Zuckerberg alla Commissione giustizia della Camera, in cui il fondatore di Facebook ha ufficialmente ammesso le richieste di censura ricevute dall’amministrazione Biden-Harris e dall’FBI. La notizia è stata per lo più riportata con il distacco che si riserva a un fatto di cronaca, senza rilevare le enormi implicazioni politiche esplicitate dallo stesso Zuckerberg.

La testata Open si è sentita in dovere di pubblicare un articolo sostenendo l’indipendenza della rete di controllori di notizie affiliate a Facebook, e di cui la stessa Open fa parte, e la loro estraneità riguardo alle censure esercitate su rochiesta del governo.

Per smentire tali responsabilità, viene argomentato che i fact checkers non fanno parte del team di Facebook (dal 28 ottobre 2021, Meta) e che non vengono citati nella lettera del miliardario, per poi aggiungere: “Meta non ritiene di dover decidere ciò che è vero o falso e si affida ai fact-checkers indipendenti per identificare e verificare i potenziali casi di disinformazione”.

Ma questa affermazione è contraddetta dall’annuncio che Facebook diffuse il 26 maggio 2021, quando i vertici della multinazionale dichiararono che il social network non avrebbe più censurato i contenuti sull’origine artificiale del Sars Cov 2. Dunque, era stata proprio Facebook a stabilire che quella ipotesi era falsa e poi a correggere il tiro, riconoscendo l’ammissibilità di quei contenuti.

Fino a quel momento gli articoli pubblicati venivano etichettati dai fact checkers, spesso citando a riprova della loro falsità o imprecisione l’articolo pubblicato su Nature il 17 marzo 2020 sull’origine naturale del Sars Cov 2, firmato tra gli altri da Kristian Andersen, il quale appena un mese prima aveva scritto una mail privata ad Anthony Fauci riguardo al virus, sostenendo che “alcune delle caratteristiche sembrano (potenzialmente) ingegnerizzate”.

Inoltre, come riportato da Politico, nel febbraio 2021, subito dopo l’insediamento di Biden, Facebook ampliò l’elenco delle affermazioni fuorivianti sul Covid, incluse “false affermazioni sui vaccini smentite dagli esperti di salute pubblica”.

Inoltre l’articolo di Open si sofferma sulla richiesta dell’FBI di censurare le notizie sulla famiglia Biden, in particolare quella apparsa sul New York Post il 14 ottobre 2020 a seguito della scoperta delle informazioni contenute nel PC di Hunter Biden. La lettera di Zuckerberg in questo caso scagiona i fact checkers, perché afferma che Facebook declassò la notizia prima della loro approvazione. Ma è il caso di sottolineare che la pur temporanea soppressione condizionò la campagna elettorale, dato che avvenne a circa due settimane dal voto e proseguì fino quel momento. Come mai in quella circostanza i fact-checkers furono così lenti nell’esaminare le informazioni contenute nell’articolo del New York Post?

Nella primavera 2023 sul Fatto Quotidiano è apparsa un’inchiesta a puntate firmata da Daniele Luttazzi e mai smentita da Open. Nell’articolo pubblicato il 5 aprile si legge: “Le agenzie di fact-checking di Facebook, (anche quella italiana, Open) sono tutte finanziate dall’IFCN e dal Poynter Institute, entrambi finanziati dalla NED, ovvero dalla CIA”.

L’inchiesta di Luttazzi si basa su un articolo di Alan Mc Leod circa i rapporti tra agenzie dei servizi segreti e social network. Per dimostrare il collegamento tra la rete di fact checkers IFCN (di cui Open dichiara di far parte) e la Ned l’articolo cita la pagina delle sovvenzioni nel sito internet dalla Ned. Quella pagina risulta però “in costruzione” dall’agosto 2022, proprio i giorni in cui venne pubblicato l’articolo di Mc Leod.---

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