Toyota – Akio Toyoda e le elettriche: “Finalmente la gente sta aprendo gli occhi”.
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Aspetto con ansia il nuovo carro armato a motore elettrico – con le sue batterie
Akio Toyoda e le elettriche: “Finalmente la gente sta aprendo gli occhi”
Toyota – Akio Toyoda e le elettriche: “Finalmente la gente sta aprendo gli occhi”
Non è mai bello sentirsi dire “te l’avevo detto”, ma è esattamente quello che Akio Toyoda, presidente del consiglio di amministrazione della Toyota, ha ribadito nella giornata di apertura del Japan Mobility Show: il calo della domanda di auto elettriche è la dimostrazione che le Bev non rappresentano l’unica strada per il futuro dell’industria automobilistica. “Le persone stanno finalmente cominciando a vedere le cose come stanno”, ha dichiarato Toyoda, aspramente criticato per le sue posizioni poco concilianti sulla massiccia transizione elettrica che coinvolge quasi tutte le case automobilistiche.
Il caso degli Usa. Il manager ha fatto riferimento alla contrazione della domanda negli Stati Uniti (dove GM e Ford stanno valutando di rallentare la produzione dei loro pick-up elettrici) per sottolineare come la sua reticenza verso le auto a batteria fosse giustificata. “Ci sono molti modi per scalare la montagna della neutralità di CO2”, ha dichiarato Toyoda dal salone di Tokyo. “Se le regole vengono scritte in maniera ideologica, allora sono i consumatori, le persone normali a soffrire maggiormente”.
Un passo alla volta. E tutti i prototipi elettrici presentati al Japan Mobility Show? Toyoda ha detto che le auto presentate a Tokyo sono il risultato del lavoro di una casa automobilistica che si muove con i tempi giusti. La forza dell’industria giapponese nel settore delle auto elettriche “arriverà dalla sua esperienza decennale e dai fallimenti del passato”. Nel frattempo, vale la pena sottolineare come la domanda di auto ibride sia più alta che mai. Non sarà certo un caso…
Auto elettriche, il mensile specializzato Quattroruote elenca le case di tutto il mondo che, una ad una, nelle ultime settimane si sono arrese ad una domanda nettamente sotto le aspettative
OTTOBRE 27, 2023
di Rosario Murgida per Quattroruote
I costruttori di auto non hanno fatto bene i conti sull’andamento della domanda di auto elettriche a livello globale. E la dimostrazione è abbastanza empirica: ormai non passa giorno senza che qualche Casa, o fornitore, non esprima un segnale negativo su ritmi di crescita “al di sotto delle aspettative”. L’ultimo allarme arriva dalla Honda e dalla General Motors, le quali hanno deciso di stracciare l’accordo di partnership per lo sviluppo di auto a batteria “dal prezzo accessibile”.
La collaborazione sfumata. Partiamo proprio dagli ultimi sviluppi della partnership annunciata l’anno scorso dalla GM e dalla Honda: l’accordo era incentrato sulla progettazione di crossover compatte a batteria che, sfruttando la piattaforma e le batterie Ultium del colosso di Detroit, sarebbero dovute arrivare sul mercato nel 2027 a prezzi inferiori ai 30 mila dollari. Le due aziende pensavano di produrne e venderne per milioni di unità, ma ora hanno deciso di abbandonare i loro propositi di fronte a un contesto di mercato in rapida evoluzione: gli alti tassi di interesse, infatti, stanno iniziando a produrre effetti sui consumi a livello globale e quindi sulla domanda di elettriche. Lo dimostrano le recenti dichiarazioni del direttore finanziario della GM, Paul Jacobson: “Ci stiamo concentrando sugli obiettivi della domanda, cercando di bilanciare la produzione con le richieste del mercato”. “Stiamo adottando misure immediate per migliorare la redditività del nostro portafoglio di veicoli elettrici e adattarci al rallentamento della crescita a breve termine”, ha aggiunto l’amministratore delegato Mary Barra. Non a caso, l’azienda ha rinviato di un anno il lancio sul mercato e l’avvio della produzione delle varianti a batteria dei pick-up Chevrolet Silverado e GMC Sierra. L’ad della Honda, Toshihiro Mibe, ha invece sottolineato la difficoltà di rendere economicamente sostenibile “il progetto per elettriche a prezzi accessibili”. Quantomeno nell’attuale situazione.
Ford e la filiera. Anche la LG Energy Solution, nel suo ruolo di importantissimo produttore di batterie, ha lanciato un allarme circostanziato: “Il prossimo anno la domanda di veicoli elettrici potrebbe essere inferiore alle aspettative”, ha affermato il direttore finanziario Lee Chang Sil, sottolineando le crescente incertezza economica a livello globale. Tra l’altro, uno dei principali clienti e partner dell’azienda coreana, la Ford, ha posticipato di un anno l’obiettivo di produrre elettriche a un ritmo di 600.000 unità entro la fine del 2023, sottolineando di non poter prevedere il raggiungimento dei 2 milioni inizialmente fissato per il 2026. “La transizione verso i veicoli elettrici sta avvenendo, ma sarà più lenta delle aspettative”, ha spiegato il direttore finanziario John Lawler. A “parlare” è anche il rinvio della produzione a Colonia del nuovo Explorer, nonché il taglio dei turni lavorativi a Dearborn sulla catena di assemblaggio dell’F-150 Lightning. E ancora, emergono le considerazioni della giapponese Nidec, che ha previsto un anno di perdite e non più di utili per il suo business di trasmissioni per motori elettrici; o il rallentamento della crescita della Catl, con profitti sì aumentati (+10,7% nel terzo trimestre), ma al peggior tasso registrato nell’ultimo anno.
Tesla e Volkswagen. In tutto ciò, è innegabile che le vendite di auto a batteria siano in forte crescita nei maggiori mercati mondiali. Per esempio, il terzo trimestre ha visto gli Stati Uniti superare per la prima volta la soglia delle 300 mila unità, mentre a settembre l’Unione Europea e la Cina hanno registrato una crescita, rispettivamente, del 14,3% e del 22%. Quel che inizia a mancare, però, sono gli ordini per i prossimi mesi. Lo ha ammesso di recente il responsabile commerciale del gruppo Volkswagen, Hildegard Wortmann, parlando esplicitamente di prenotazioni “inferiori agli obiettivi per via di un trend di mercato al di sotto delle aspettative”. E questo ha portato ai primi tagli di posti di lavoro tra Emden, Zwickau e Dresda. Inoltre, il costruttore di Wolfsburg ha tagliato le stime sul margine operativo annuale per l’andamento delle materie prime, del tutto imprevedibile, che ha prodotto effetti negativi su particolari strumenti finanziari utilizzati per coprirsi dalle oscillazioni delle quotazioni. Perfino l’indiscussa campionessa dell’elettrico, la Tesla, non ha mancato di lanciare segnali negativi, a cominciare dal rallentamento del progetto per una nuova fabbrica in Messico. “Sono preoccupato per l’ambiente di alti tassi di interesse in cui ci troviamo”, ha detto l’ad Elon Musk. “Non posso sottolinearlo abbastanza: la stragrande maggioranza delle persone che acquistano un’auto lo fa con i finanziamenti. Se i tassi di interesse rimangono alti, o salgono ulteriormente, comprare una vettura sarà sempre più difficile”.
Audi e Mercedes. Basta? No. Nell’impianto Audi di Bruxelles, “casa” della Q8 e-tron, i lavoratori si sono mobilitati per il rinvio della produzione della Q4 e-tron. E rimanendo nel segmento premium non manca un’indicazione della Mercedes-Benz: nell’ultima trimestrale, l’azienda di Stoccarda parla di un “contesto di mercato sottotono, caratterizzato da un’intensa concorrenza sui prezzi, in particolare nel segmento dei veicoli elettrici”, di “crescita dell’economia mondiale abbastanza contenuta per il resto dell’anno”, di “inflazione superiore alla media in molti Paesi” e di continui effetti di una “politica monetaria persistentemente restrittiva”. Insomma, un contesto di crescenta incertezza che, unito alla guerra dei prezzi nel campo delle elettriche (nonché ai problemi nelle forniture di sistemi a 48 volt), ha spinto la Stella a tagliare le previsioni sul margine operativo annuale. Del resto, anche il direttore finanziario Harald Wilhelm ha ammesso che i “tassi di adozione dei veicoli elettrici sono inferiori alle attese” e descritto il mercato delle Bev come uno “spazio piuttosto brutale”. Così, sembrano trovare un senso le dichiarazioni di Akio Toyoda sulle elettriche (“finalmente la gente sta aprendo gli occhi”), nonché il “bagno di realismo” che diversi esperti e osservatori stanno raccomandando agli strateghi delle Case.
Anche DWN:
Auto elettrica guasta? Trovare un meccanico potrebbe richiedere molto tempo ed essere molto costoso
Oltre ad una maggiore autonomia e ad un numero sufficiente di stazioni di ricarica, per favorire la diffusione delle auto elettriche manca qualcos’altro: meccanici esperti in grado di riparare i veicoli.
Dopo la pandemia di Corona, si è verificata una carenza di lavoratori qualificati nel settore. “Se si aggiungono nuovi argomenti come l’elettromobilità, diventa ancora più difficile. Molte officine non hanno ancora familiarità con la tecnologia ad alta tensione”, spiega Stefan Bratzel del Center of Automotive Management, spiegando il problema che affligge il settore in tutto il mondo.
Che si tratti di Mebourne, Malibu, Milano o Monaco, molti proprietari di officine indipendenti sono scoraggiati dai costi elevati della formazione e delle attrezzature. E proprio le aziende indipendenti, che costano meno delle officine autorizzate, sono importanti per l’accettazione della mobilità elettrica, dicono gli esperti.
Pericolo di morte con le batterie
L’attrezzatura necessaria per riparare le auto elettriche gli costerebbe circa 30.000 euro, calcola Roberto Petrilli, 60 anni, titolare di un’officina di Milano. “Mi mancano ancora sette anni alla pensione e non credo che ne valga più la pena”, dice. Riparare un motore elettrico richiede competenze diverse rispetto a un motore a combustione, ma anche attrezzature di officina diverse e misure di sicurezza particolari.
I meccanici lavorano con sistemi da 400 a 800 volt. Pericolo di morte a causa di scosse elettriche o incendi delle batterie, notoriamente difficili da estinguere.
Daniel Brown, responsabile dello sviluppo di prodotti automobilistici presso Lucas-Nülle, un produttore di sistemi di formazione, teme che possano essere utilizzati tecnici non qualificati. “È solo questione di tempo prima che qualcuno si faccia male.”
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Carenza di manodopera qualificata nel settore
Ovunque i laboratori lamentano una carenza di lavoratori qualificati. Il British Institute of the Motor Industry (IMI) prevede che dopo la fine dei motori a combustione negli anni ’30 del 2030 sull’isola mancheranno circa 25.000 ingegneri elettrici. Negli Stati Uniti, il secondo mercato automobilistico più grande dopo la Cina, la crescita delle auto elettriche è rimasta indietro rispetto a quella europea.
Tuttavia, il Bureau of Labor Statistics prevede che entro il 2031 saranno necessari circa 80.000 tecnici elettronici ogni anno, compresi tecnici per la riparazione di auto elettriche o l’installazione di caricabatterie. L’Australia potrebbe trovarsi ad affrontare una carenza di 9.000 ingegneri elettrici entro il 2030, prevede la Camera di commercio automobilistica del Victoria.
Secondo l’Associazione centrale del commercio automobilistico tedesco (ZDK), finora in Germania sono 35.000 i dipendenti qualificati per lavorare su auto elettriche con un concetto speciale.
Anche la formazione per diventare tecnico meccatronico automobilistico conferisce queste competenze. “La rete con ulteriori simboli di servizio eCar come segno di particolare competenza elettrica per le officine indipendenti è attualmente in fase di creazione ed è attualmente gestita da circa 450 aziende automobilistiche”, spiega la ZDK. Ma anche in Germania gli utenti segnalano tempi di attesa estremamente lunghi per la riparazione di auto elettriche e costi elevati.
La riparazione richiede più tempo
“La carenza di personale sta diventando un problema man mano che la mobilità elettrica diventa sempre più diffusa”, afferma l’esperto Bratzel. Allo stesso tempo, le riparazioni costose e lunghe scoraggiano gli acquirenti di automobili dal passare a un veicolo elettrico.
La compagnia britannica di taxi e corrieri Addison Lee ha nella sua flotta centinaia di auto elettriche e veicoli diesel. Le auto elettriche sono svantaggiate per quanto riguarda la manutenzione: “Le riparazioni richiedono già molto più tempo”, afferma Andrew Wescott, responsabile della sostenibilità presso l’azienda.
Il fornitore britannico di servizi di garanzia Warrantywise sottolinea i costi relativamente più elevati: una garanzia di un anno per una Tesla Model 3 è tre volte più costosa rispetto a modelli comparabili che funzionano con combustibili fossili.
Il capo dell’azienda Lawrence Whittaker aggiunge che Warrantywise deve incaricare costosi rivenditori in franchising di riparare i veicoli elettrici perché dispongono di tecnici qualificati, a differenza delle officine indipendenti.
Teme quindi che l’aumento dei costi assicurativi e di garanzia frenerà la domanda di auto elettriche. “Come possono le persone permettersi i costi di riparazione più elevati?”
Appello allo Stato
Considerando gli obiettivi che molti governi si sono prefissati in materia di mobilità elettrica, gli esperti ritengono che anche lo Stato abbia un dovere: in Gran Bretagna l’Institute of Motor Industry chiede al governo 15 milioni di sterline per aiutare workshop indipendenti finanziano la formazione.
In Australia, dove si prevede che circa il 50% delle nuove auto saranno elettriche entro il 2030, la Motor Traders’ Association of New South Wales (MTA NSW) stima che la formazione di quasi 50.000 tecnici automobilistici autorizzati alla riparazione di veicoli elettrici renderà lo stato 100 costa milioni di dollari australiani. Il gruppo di pressione chiede che i laboratori più piccoli necessitino del sostegno statale per la formazione. Altrimenti i motori a combustione avrebbero la priorità.
Anche David Etzwiler, direttore della Fondazione Siemens, la pensa così. L’organizzazione ha avviato un programma da 30 milioni di dollari negli Stati Uniti per formare tecnici statunitensi all’installazione e alla manutenzione delle stazioni di ricarica per veicoli elettrici.
La mancanza di lavoratori qualificati rallenterà il passaggio alla mobilità elettrica, avverte Etzwiler. “Il numero di posti di lavoro necessari in questo campo è immenso. E ce n’è bisogno adesso.”
Quanto all’altra impostura..
Matthew Perry è morto prematuramente all’età di 54 anni.
Era un grande sostenitore dei sieri sperimentali e vendeva persino magliette con la scritta “Potrei essere più vaccinato?”
Quanto all”impostura mRNA:
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Fonte immagine https://www.instagram.com/p/CPREL9TH4eL/
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