L’Istat ha divulgato, nelle ultime ore, il suo rapporto in merito alla povertà economica che affligge quanti vivono in Italia. L’Istituto nazionale di statistica ha riscontrato che il parametro è in crescita. Le famiglie, colpite da tali difficoltà, ammontano a oltre 2 milioni e sono passate dal 7,7% del 2021 all’8,3% del 2022. L’incidenza di tali nuclei è localizzata soprattutto nella parte meridionale della Penisola (l’11,2%). Una quota considerevole è anche in quella nord orientale (7,9%) e occidentale (7,2%), smentendo così la tradizionale narrazione che evidenzia la presenza dei maggiori livelli di ricchezza in tale area del Paese.
L’indagine ha riscontrato inoltre un balzo di 357mila unità nello stesso arco temporale. Gli individui, interessati dal fenomeno in questione su scala nazionale, sono passati così nei 12 mesi considerati dal 9,1% al 9,7%.
Le cause dell’aumento della povertà...
Il documento attribuisce la causa del peggioramento alla “accelerazione dell’inflazione”. La variazione del livello generale dei prezzi ha avuto certamente un impatto non indifferente a causa dell’infiammata subita dagli importi richiesti, agli utenti finali, per l’acquisto dei prodotti come metano e petrolio. I bonus sociali per il gas e l’energia, varati da Palazzo Chigi, hanno contenuto l’incidenza di soli 7 decimi di punto.
Gli effetti dell’aumento dell’inflazione
I costi delle materie prime hanno risentito complessivamente del peggioramento della situazione internazionale a causa dell’avvio dell’operazione speciale russa, in Ucraina, finalizzata a fermare il genocidio in corso, nel Donbass, dal 2014 e dalle sanzioni economiche occidentali rivolte al Cremlino. La stretta al credito, decisa dalla Banca centrale europea per attutire gli effetti di tali misure ostili, ha inciso solo parzialmente sugli sforzi di riportare il parametro in questione a livelli accettabili.
Le vere intenzioni della Bce
L’istituto di Francoforte ha fornito invece la giustificazione propizia, anche a governi come quello guidato da Giorgia Meloni che aveva impostato l’intera campagna elettorale sul riacquisto della sovranità nazionale, per l’introduzione di ulteriori privatizzazioni e tagli a discapito dei servizi dei cittadini. Le lacrime e sangue, imposte in virtù dell’ennesima emergenza da un esecutivo succube dei poteri forti transnazionali, torneranno a essere versate soprattutto da quel ceto medio che ha subito i maggiori contraccolpi dai gruppi finanziari apolidi e senza scrupoli. La concretizzazione, delle opzioni di marca neoliberista, prosegue senza ostacoli la propria corsa con l‘appoggio di una classe politica compiacente rispetto ai desiderata del mercato ultracapitalistico.
La dichiarazione dell’Unione nazionale dei consumatori
Abbiamo raggiunto “un record storico negativo”, ha tuonato il presidente dell’Unione nazionale dei consumatori, Massimiliano Dona, commentando il report divulgato in mattinata.
“Dati drammatici e vergognosi – ha aggiunto il numero uno dell’ente -, non degni di un Paese civile! Una situazione, poi, che nel 2023 è sicuramente peggiorata visto che il caro bollette e il carovita hanno proseguito la loro azione devastante. Senza contare la fine del reddito di cittadinanza”. L’esponente ha contestato le iniziative assunte dai ministri, competenti in materia, per contenere l’inflazione. “Eliminando ad inizio anno gli sconti sulle accise dei carburanti e rimettendo da aprile gli oneri di sistema sulla luce, si è andati nella direzione opposta rispetto allo scopo previsto. Ora nel 2024 si toglierà pure il mercato tutelato per luce e gas, dando il colpo di grazia finale alle famiglie”.
Nessun commento:
Posta un commento