domenica 11 settembre 2022

Byoblu24 - L’ALTRO 11 SETTEMBRE: QUANDO LA "CIA-USA"... ASSASSINO" SALVADOR ALLENDE !

L'ALTRO 11 SETTEMBRE: QUANDO LA CIA UCCISE SALVADOR ALLENDE

Nell’immaginario collettivo l’11 settembre è il giorno che consacra gli Stati Uniti come vittima principale del terrorismo. Tuttavia prima del 2001 la stessa data ha invece rappresentato la memoria di un’intera parte di mondo vittima dell’imperialismo americano.

L’America Latina: il cortile di casa di Washington

Correva infatti l’11 settembre 1973 in Cile, quando diventava realtà un copione ciclico della storia contemporanea: un presidente democraticamente eletto con l’obiettivo politico di emancipare il proprio Paese dalle influenze di Stati stranieri e multinazionali, veniva assassinato a seguito di un golpe militare. Stiamo parlando del Presidente cileno Salvador Allende, eletto il 3 settembre del 1970.

I Governi statunitensi hanno sempre considerato l’America Latina come il proprio cortile di casa, fin dai tempi del primo Presidente George Washington che definiva il suo Paese come un “impero bambino”. Una concezione imperialista che si è acuita con l’inizio della Guerra Fredda, per cui gli Stati Uniti vedevano qualsiasi governo latinoamericano, anche di vaga ispirazione socialista, come negli occhi. E così il legittimo timore di ritrovarsi basi sovietiche a due passi da casa si è trasformato nella psicosi di voler reprime ad ogni costo ogni anelito di indipendenza del continente sudamericano.

I programmi di nazionalizzazione sotto la lente della CIA

Così il programma apertamente marxista, favorevole alla nazionalizzazione delle imprese strategiche venne subito attenzionato dalla Casa Bianca e dalla principale agenzia di spionaggio al mondo: la CIA. “Se non possiamo controllarla, non possiamo sperare di ottenere l’ordine nel resto del mondo”, dichiarò l’allora Presidente americano Richard Nixon in riferimento al continente latinoamericano. Nel 1970 la Casa Bianca decise di stanziare circa 10 milioni di dollari con l’obiettivo di fermare l’ascesa politica di Allende e alla CIA venne affidato il compito di organizzare il dissenso tra le fila dell’esercito.

Aldilà delle questioni ideologiche la spinta decisiva all’intervento americano arrivò con buona probabilità dal mondo degli affari. I programmi di nazionalizzazione avviati da Allende colpirono infatti alcune aziende americane, come la Kennecott e la Anaconda che detenevano il controllo sulle miniere di rame. Non solo, la International Telephone and Telegraph, azienda statunitense specializzata in telecomunicazioni, controllava il 70% della Compagnia telefonica cilena ed era anch’essa divenuta oggetto delle nazionalizzazioni di Salvador Allende.

L’eredità di Allende

Si arriva così all’11 settembre del 1973, quando parte dell’esercito cileno guidato dal Generale Augusto Pinochet bombardò l’edificio presidenziale, dove si trovava all’interno Salvador Allende. Il Presidente venne così ucciso e con il decisivo aiuto della CIA Augusto Pinochet instaurò una dittatura militare fino al 1990. Nel 2011 una commissione indipendente cilena ha stimato in circa 40.000 le vittime di omicidio o tortura durante il regime di Pinochet.

Pochi giorni dopo la morte di Salvador AllendeBettino Craxi, allora dirigente del Partito Socialista, volò a Santiago e rischiò la fucilazione per aver portato i fiori sulla tomba del Presidente ucciso.

“Il popolo deve stare allerta e vigile. Non deve lasciarsi provocare, né lasciarsi massacrare, ma deve anche difendere le sue conquiste. Deve difendere il diritto a costruire con il suo impegno una vita degna e migliore. Una parola per coloro che, definendosi democratici, hanno istigato questa sollevazione, per coloro che, definendosi rappresentanti del popolo, sono stati viscidi e hanno agito viscidamente per rendere possibile questo passo che fa precipitare il Cile in un burrone”. Queste le ultime parole di Salvador Allende.

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