Il Ministro della Salute uscente Roberto Speranza non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro rispetto alla sua più che discutibile politica degli ultimi due anni. Anzi ha fatto un appello al prossimo Governo affinché porti avanti l’attuale campagna vaccinale.
Secondo Speranza, quindi, occorrerebbe continuare a vaccinare tutta la popolazione possibile ogni 3 o 4 mesi fino a data imprecisata. Una strategia invasiva che sarebbe sostenibile solo alla luce di dati solidi sull’effettiva efficacia di questi prodotti.
Tre estati a confronto
Bene, oggi, a distanza di due anni e mezzo dallo scoppio dell’emergenza sanitaria abbiamo la possibilità di mettere a confronto ben tre periodi estivi con tre condizioni vaccinali differenti per la popolazione. C’è il 2020, quando i vaccini non c’erano. C’è il 2021, quando buona parte della popolazione era stata vaccinata da pochi mesi. C’è il 2022, l’anno in cui la grande maggioranza delle persone ha ricevuto due o più dosi del vaccino anti Covid.
Purtroppo i bollettini forniti dall’Istituto Superiore di Sanità non permettono di raccogliere i dati in maniera uniforme, visto che la struttura di tali report è cambiata radicalmente nel corso del tempo. L’unico modo per confrontare i periodi è prendere tre singole date come campione identificativo.
Nell’estate 2020, con il 0% della popolazione vaccinata, il 12 luglio si erano registrati 9 decessi Covid. Stesso anno, ma il mese successivo, il 9 agosto venivano registrati 2 decessi dovuti al Covid. Arriviamo infine sul finire dell’estate, il 14 settembre 2020 i decessi Covid erano 14. Andiamo al 2021 e prendiamo tre analoghi periodi dell’anno. Il 12 luglio 2021 si registravano 13 decessi Covid, il 9 agosto dello stesso anno i decessi erano 22, mentre il 14 settembre 69, in netto rialzo.
L’anomalia del 2022
Ora andiamo al 2022, l’anno in cui i vaccini avrebbero dovuto dimostrare la loro efficacia contro la letalità della malattia. Bene il 12 luglio del 2022 i decessi Covid sono stati 157, ben 17 volte in più rispetto ai decessi registrati nella stessa data del 2020 e 12 volte in più rispetto al 2021. Un dato non è una prova, ma è pur sempre un dato.
Per scongiurare il pericolo della casualità vediamo gli altri tre momenti identificati. Il 9 agosto 2022 è tuttavia ancora peggio: i decessi Covid sono stati 177,una cifra addirittura 88 volte superiore rispetto a quella registrata nella stessa data del 2020 e circa 8 volte superiore rispetto al 2021. Andiamo a settembre. Il 14 settembre scorso i decessi registrati sono stati 69, quattro volte di più del 2020 e identico livello del 2021.
Se è vero che un dato non è una prova, tre diventano segnali che difficilmente possono essere ignorati. Possiamo infatti dire senza paura di smentita che il Covid ha colpito con maggiore virulenza nell’estate 2022 con l’80% della popolazione con ciclo vaccinale completo, rispetto ad entrambe le estati precedenti in cui i cittadini italiani erano sicuramente meno coperti dal siero.
Ora si potrebbero accampare moltissime giustificazioni di fronte a questi dati: si potrebbe per esempio dire che il conteggio dei decessi Covid è sbagliato, come sostenuto da Vespa. Tuttavia, se tale conteggio è sbagliato oggi lo era sicuramente due anni fa, quando veniva denunciato da insospettabili sostenitori della campagna vaccinale come Luca Zaia e Matteo Bassetti.
Per giustificare questi dati si potrebbero quindi invocare mille scuse: dal cambiamento climatico alla dieta. Eppure il dato resta lì inequivocabili: la diffusione dei vaccini, imposti il più delle volte con al forza della legge, almeno nel periodo estivo non ha ridotto la letalità del virus, anzi.
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