martedì 20 luglio 2021

Allessandro De Angelis - Giovanni Orsina: "Fra chi non si vaccina ci sono perplessi, né folli né in malafede".

 

PS: Grande...immenso, il percorso, imprevisto, usato dal giornalista Alessandro De Angelis...per fare dire  al professore Giovanni Orsina:....."Fra chi non si vaccina ci sono perplessi, né folli né in malafede"....e senza parlare urla..."Qulacuno che è rimasto unico proprietario del propro cervello".

umberto marabese

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Il professore alza le braccia: "Draghi sta in sala macchine e la politica, sul palcoscenico, strumentalizza: dal green pass al ddl Zan".


By Alessandro De Angelis

Professor Giovanni Orsina, nella posizione di Salvini c’è una gigantesca contraddizione: l’alfiere delle aperture è contrario al green pass che è l’unico strumento per evitare chiusure e limitazioni.  È d’accordo?

Non del tutto. Se l’alternativa sono le chiusure, la contraddizione è evidente: è ovvio che chiudere un bar rappresenta una limitazione della libertà superiore al consentirvi l’ingresso col green pass. Potrebbe però esserci una terza via: tenere aperto senza il green pass perché l’andamento della pandemia, grazie ai vaccinati spontanei, lo consente.

A me sembra una posizione ideologica della destra. E infatti c’è una parte del mondo produttivo, lo stesso che chiedeva aperture, che adesso pragmaticamente lo vuole, perché ne coglie l’opportunità.  

A me pare che l’ideologia – o meglio: la strumentalizzazione politica – sia ubiqua. Ne ragionava proprio lei con Paolo Mieli, del resto: alla sala macchine pensa Draghi, mentre la politica si occupa del palcoscenico. Ma sul palcoscenico bisogna pure far qualcosa. Si strumentalizza, appunto: dal green pass al ddl Zan.

Però io non capisco dove sia la limitazione della libertà nel mostrare un certificato. Ci vedo, invece, un modo per cercare consenso ammiccando al no vaxismo ideologico, allo scetticismo diffuso, alle sacche di ignoranza.

Ma no, suvvia, la limitazione c’è: o ti vaccini, oppure la tua libertà di movimento è compressa. Sia chiaro: io non sono pregiudizialmente contrario al green pass. Potrebbe anzi rivelarsi la soluzione migliore, anche rispetto alla tutela delle libertà. Mi sorprende però chi commenta “vabbè, che vuoi che sia”, o rinuncia a prescindere a discuterne le implicazioni. Tanto più dopo un anno e mezzo d’imposizione di vincoli molto gravi alle libertà personali e, per dirla con Foucault, di uso “governamentale” della pandemia.

Professore, non la seguo. Ma a lei sembra normale, razionale, civile, quello che ha combinato la destra in questa pandemia, da rifiuto delle mascherine al rifiuto del green pass, al rifiuto di vaccinarsi, perché questo sta facendo Salvini? È un raro mix di oscurantismo e irresponsabilità, in nome non della libertà, ma dell’anarchia pandemica.

Come detto, la strumentalizzazione politica è ubiqua. E lo sono state anche le oscillazioni fra “chiusurismo” e “aperturismo”. La posizione no vax è folle, rifiutare a priori una soluzione come il green pass è populismo, ma è populista – ad esempio – anche il modo in cui lei ha formulato la sua ultima domanda: affermando che mettere in discussione il green pass equivale al rifiuto dei vaccini ed è incivile, irrazionale, oscurantista. Cerchiamo di evitare di combattere le pazzie no vax con esasperazioni sì vax, altrimenti non ne usciamo.

Magari però chi si deve vaccinare o no lo si dovrebbe dire su fondamenti scientifici. Ma secondo lei è serio che un politico dica “non vaccinatevi sotto i 40 anni”? Lo dice guardando ai sondaggi o agli studi? È cinismo puro sulla pelle delle persone.

I fondamenti scientifici sono imprescindibili, e ci mancherebbe, ma ormai dovremmo avere imparato che la scienza non sempre sa dare indicazioni univoche. Anzi. Le faccio un solo esempio: in Germania gli esperti suggeriscono di non vaccinare gli under 18 a meno che non abbiano patologie pregresse. Sono antiscientifici, i tedeschi? Come molto saggiamente scrive oggi sull’Huffpost Pierluigi Battista, fra il bianco e il nero c’è sempre tanto grigio. In mezzo fra i sì vax e i no vax, che saranno sempre troppi ma in Italia mi pare siano di meno che altrove, ci sono molti perplessi, le cui perplessità non sono folli né in malafede. Basti pensare al disastro comunicativo sul vaccino Astrazeneca. Dopodiché, certo, under 18 è ben diverso da under 40. Ed è certo pure che i politici giochino sulle ambiguità. Ma – di nuovo – questa è oggi la politica.

È chiaro che su questo terreno Salvini non vuole farsi scavalcare dalla Meloni ed è l’ennesimo terreno della competizione a destra, nell’ambito del governo Draghi. Copasir, Rai, amministrative. L’effetto di questa competizione è che si sta sfasciando il centrodestra.

Era prevedibile che la competizione fosse destinata a crescere. Per un verso, uno sta al governo, l’altra all’opposizione. E poi Salvini soltanto due anni fa, non mille, si sentiva il paese in mano, e da ventiquattro mesi se lo sente sfuggire, mentre Meloni gli sta mangiando tutto il consenso in uno schieramento nel quale vige la regola che chi prende un voto in più comanda. Meno comprensibile è che la competizione porti la coalizione al punto di rottura, anche se siamo distanti dalle elezioni politiche nazionali.

Si è sempre detto che, al dunque, la destra si ricompatta. Però, per le modalità per cui è nato, e cioè una crisi di sistema e non solo di governo, e per come si sta sviluppando la dinamica politica, non pensa che questa volta sia diverso?

Il futuro a valle del governo Draghi, francamente, mi pare illeggibile. Non sappiamo quando voteremo, non sappiamo chi salirà al Quirinale, non sappiamo come usciremo dal Covid. Troppe variabili perché si possano fare previsioni. Il punto centrale, a ogni modo, mi pare rimanga il sistema elettorale: se resta la legge attuale, la destra non potrà che ricompattarsi. Non ci saranno alternative. Così come non ce ne saranno, dall’altra parte, all’alleanza fra Pd e Cinque stelle.  

Però la novità politica è che con questo governo, nato sulle ceneri dell’alleanza giallorossa, è entrato in crisi anche il centrodestra, perché non ha fatto i conti con quel che rappresenta.

Quando è nato il governo Draghi si è usata l’immagine della safety car, che ferma la gara e consente alle macchine – fuor di metafora: i partiti – di riassestarsi. La verità è che i partiti ci stanno pure provando, ma sono tutti deboli o debolissimi. Questo riguarda la destra, certo, ma riguarda pure il Pd di Letta. Per non dire del M5s. Sono processi di ristrutturazione lunghi e incerti, e per il momento si vede molto più caos che ordine.

Del disordine fa parte anche il Manifesto che Salvini ha firmato in Europa, poco conciliabile col sostegno al governo Draghi, sempre a proposito di sala macchine e palcoscenico.

La dichiarazione sull’avvenire dell’Europa firmata dai partiti cosiddetti sovranisti è stata diffusamente considerata un documento illegittimo, quasi eversivo, ma a me non pare che sia così. È un documento gollista, in buona sostanza: sì all’Europa delle nazioni, no alla burocrazia europea sovranazionale. Ora, è molto difficile espungere il gollismo dalla storia dell’integrazione europea, e ancor più difficile sostenere che l’unico europeismo legittimo sia quello federalista. I conservatori devono essere conservatori: rifiutarli fin quando non diventano progressisti è un segno d’intolleranza progressista, non di radicalismo conservatore.

Il Recovery, che tanto serve all’Italia, è frutto di un’Europa integrata più che gollista. E per difenderlo serve sempre più integrazione.

Questa è tutt’altra questione. Il problema non è la presunta illegittimità della dichiarazione, il problema è fino a che punto essa sia compatibile con l’interesse nazionale italiano. In buona sostanza: potrà l’Italia liberarsi del debito pubblico se l’Europa resta Europa delle nazioni e non si muove nessun passo in avanti in una direzione in senso lato federalista? I sovranisti dovrebbero esser chiamati a rispondere a questa domanda, non sottoposti a scomuniche astratte e insostenibili.

Non è poca cosa: tradotto in italiano quel documento non aiuta l’Italia.

Non è affatto poca cosa. Ciò detto, non mi pare che i partiti che non hanno firmato il manifesto – a cominciare dai cristiano democratici tedeschi – brillino tutti di entusiasmo federalista, o fremano per l’impazienza di farsi carico del debito italiano.----

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