A Novara un operaio viene ucciso da un camionista che decide con il proprio mezzo di forzare un picchetto di protesta. Il governo Draghi mostra sempre il suo vero volto feroce e neoliberista piazzando due falchi pro-austerità intrisi di fanatismo neoliberale a coordinare e valutare la politica economica del governo riguardante i fondi del Recovery Plan.
Intanto la classe operaia è sempre più bistrattata, sottopagata, vessata, privata dei propri diritti, con lavoratori sempre più flessibili e precari. Gli operai continuano a morire come mosche sui posti di lavoro, mentre i padroni con il pretesto della pandemia chiedono mano libera nel poter licenziare a tutto spiano.
In un tale scenario sarebbe come minimo aspettarsi un sindacato come la CGIL sul piede di guerra. Pronto a fermare il paese con uno sciopero generale. Invece l’organizzazione sindacale guidata da Maurizio Landini, nato incendiario ai tempi della FIOM e divenuto adesso pompiere, aspetta, balbetta qualche protesta, promuove qualche contestazione di categoria, ma in generale si rifugia nell'emergenza Covid.
Ma la vergogna di questo sindacato divenuto ormai ‘giallo’ (il sindacato giallo - company union in inglese - è la denominazione con cui si indicano i sindacati creati, o comunque controllati, dagli imprenditori) non conosce limiti.
Così apprendiamo con un certo sconcerto che la CGIL ha organizzato una manifestazione di protesta presso l’ambasciata dell’Iran in Italia. Uno sparuto gruppo di attempati sindacalisti, tra essi l’ex segretario generale Susanna Camusso, ha praticamente avuto da ridire sul processo democratico iraniano.
“Davanti all'ambasciata dell'#Iran per chiedere elezioni libere nel Paese, no al voto per legittimare candidati imposti e già nominati. Chiediamo rispetto dei #diritti umani e #democrazia”, scrive la CGIL su Twitter.
Insomma, la stessa organizzazione sindacale che assiste senza muovere un dito alla cancellazione di ogni residuo diritto di quei lavoratori che dovrebbe rappresentare e difendere, si unisce alla campagna imperialista internazionale contro la Repubblica Islamica e il suo processo democratico. Così facendo legittima anche le sanzioni che vanno a colpire il popolo iraniano e gli stessi lavoratori iraniani. Altro che rispetto della democrazia e diritti umani, come ciancia il sindacato su Twitter.
Risulta poi curioso che la CGIL abbia da ridire sulla democrazia in Iran quando nel nostro paese da almeno trenta anni vengono applicate le stesse immutabili politiche neoliberiste che di certo non fanno gli interessi del popolo italiano. Visto l’attuale sistema gli italiani, i lavoratori che la CGIL dovrebbe rappresentare, hanno la possibilità di scegliere una strada diversa? Purtroppo no. Il sistema è bloccato. E’ questa la democrazia che piace alla CGIL? Per non parlare dei diritti umani dei lavoratori italiani? Sono forse rispettati? Certo che no. Ma questo alla CGIL sembra davvero non interessare.
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