lunedì 21 giugno 2021

HUFFPOST - Grillo non vuole museruole: fa saltare lo Statuto M5s scritto da Conte

 


Il Garante teme che la sua creatura gli venga sfilata dalle mani...!



Volano stracci e non c’è pace tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Il garante del Movimento 5 stelle ha di fatto portato al rinvio della presentazione dello Statuto e della Carta dei valori del nuovo M5s. L’ex premier aveva prima immaginato la data di martedì, poi si era passati a giovedì, con una sala già fissata a Roma e gli inviti solo da spedire. Tutto saltato, perché Grillo ha preteso l’ultima parola su tutto.

E una parte significativa di quel tutto non gli piace. Nelle nuove carte fondative dei pentastellati il suo ruolo sarebbe stato ridotto a quello di un padre nobile, una figura poco più di rappresentanza. Aspetto che ha fatto andare il fondatore su tutte le furie. Ma sarebbero anche altri i motivi di frizione tra i due. 

I pochissimi che hanno avuto un fugace accesso alla nuova architettura ipotizzata da Conte raccontano di un testo corposo, che come da stile dell’avvocato pugliese contempla un po’ tutti gli aspetti della vita associativa del partito. Ci sono altri elementi che non convincono Grillo, che più in generale lamenta di non aver avuto nessuna voce in capitolo nella scrittura delle nuove regole.

Ma quel che non gli è andato minimamente giù, al punto da rinviare la trasferta romana prevista inizialmente per lo scorso fine settimana, è la museruola che gli viene imposta. Ed è stato in questo galvanizzato da una serie di messaggi che gli sono arrivati dai parlamentari: “Beppe sei tu che ci garantisci - il tenore delle rimostranze - non possiamo diventare il partito personale di Conte”. È qui che si salda l’ira dell’ex comico con il tramestio della truppa. Conte ha condotto tutta la fase di elaborazione in uno splendido isolamento, e ancora oggi nessuno tra Camera e Senato ha potuto visionare una bozza per presentare osservazioni e mandare suggerimenti. La goccia ha fatto traboccare il vaso quando è iniziata a circolare la voce che sarebbero stati concessi “cinque o sei giorni di confronto”, ma comunque dopo la presentazione pubblica. “Così è chiaro che la cosa è blindata - si sfoga un deputato - che fa, presenta lo Statuto e poi quello che viene messo al voto è cambiato? E poi in cinque o sei giorni come si esaurisce un discorso così complesso?”.

La paura di Grillo è quella che veramente l’uomo a cui ha affidato le chiavi della macchina punti a un abito cucito su misura. Una cosa inconcepibile per il garante, che ritiene che pur con la sensibilità di ognuno, anche del leader di turno, alcuni aspetti della vita del Movimento debbano essere preservati a prescindere. E dunque il suo ruolo, che al contrario verrebbe ridimensionato a tal punto da avere il timore che la sua creatura gli venga sfilata dalle mani, il simbolo, che vedrà inserita la dicitura “Italia 2050” ma sul quale l’ex premier avrebbe voluto intervenire con un restyling più massiccio, il vincolo dei due mandati, che per l’uno è intoccabile mentre per l’altro uno dei tanti temi da sottoporre a revisione. Ma anche i confini e i contorni della futura segreteria politica - che ovviamente non si chiamerà così - sono elemento di discussione, tra Grillo e Conte e tra quest’ultimo e i colonnelli tutti, che non vogliono lasciare le chiavi di casa con il rischio di vedersi tagliati fuori.

Il gelo tra i due si è irrobustito dopo il forfait di Conte all’ambasciata cinese, incontro curato da Grillo che ha sospettato del futuro leader e del suo cerchio stretto la fuga di notizie che ne ha fatto svanire la segretezza. Un passo indietro che il garante non si aspettava, e che ha lasciato un lungo strascico. “Devono vedersi e chiarire”, spiega una fonte di primo piano del Movimento, ma al momento spiegano che nessun faccia a faccia risolutore sia stato messo in agenda, mentre salta la data di giovedì, ed è tutto un rincorrersi tra “forse nel fine settimana”, “magari la settimana prossima”, ma l’unica certezza è che non c’è nessuna certezza.

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