giovedì 27 dicembre 2018

Maurizio Blondet - BIBI E ERDOGAN ATTACCANO LA SIRIA. SI SONO COORDINATI?

Mentre i siriani celebravano la notte di Natale, lo stato antisemita di Israele ha lanciato un attacco aereo  sparando dieci missili  contro Damasco  (8 intercettati)  – dallo spazio aereo libanese – i suoi aerei (un F 35 e un F 16) si sono “coperti” dietro due aerei civili russi,  uno mentre atterrava a Damasco e un altro in avvicinamento a  Beirut, ha protestato il portavoce del ministero russo Igor Konashenkov.  Una sfida diretta a  Mosca pochi giorni dopo il severo avvertimento russo alla delegazione militare israeliana. Il sospetto che gli israeliani abbiano deciso di andare direttamente e veramente alla guerra anche contro la Russia   sulla martoriata Siria,  con la scusa  (preordinata con Washington?)  dell’annunciata partenza delle truppe Usa che proteggevano i curdi, è stato avanzato dalla Nezavisimaya Gazeta – che cita il ministro ebreo della guerra appena dimessosi , il  razzista Avigdor Liberman:  “La partenza degli americani solleverà il morale del presidente siriano Bashar Al-Assad e dei suoi alleati, Iran e Hezbollah libanese…il ritiro degli Stati Uniti dalla Siria aumenta di molto  la probabilità di un conflitto su larga scala nel nord, sia in Libano che in Siria“....


Voltafaccia anti-Mosca?

Nel frattempo – come ha sottolineato l’esperto militare russo Yuri Liamin, “ la Turchia sta ora minacciando di  avviare una nuova operazione militare  contro i curdi siriani. Questa operazione potrebbe portare a un reale controllo turco su una parte significativa della Siria settentrionale. È improbabile che tale sviluppo piaccia alle autorità siriane e al suo alleato iraniano “.  Ebbene: queste operazioni turche sono già in corso,  anche se con esitazioni perché le forze urche non hanno mostrato  grande capacità, anzi subito perdite, contro i curdi.  “Circa 35 carri armati  turchi  ed armamenti pesanti portati su autocarri hanno traversato il posto di frontiera di Jarablus la sera” del 21 dicembre, annunciava l’Osservatorio su Diritti Umani in Siria (il discusso centro di Londra).
E a questo punto non ci si può esimere dal sospettare che Erdogan si muove in coordinamento con Israele – e la complicità di Trump  –  in una offensiva indipendente ma congiunta, allo scopo di smembrare la Siria e di incamerare il Nord siriano alla Turchia.  Nel calcolo che le forze siriane e i suoi allleati, Hezbollah e l’Iran, siano vicine all’esaurimento.
Un voltafaccia di Erdogan contro Putin è ventilato con precisione nell’articolo  del meglio informato corrispondente  sul  nido di vipere siriano, Elijah Magnier:  “Andandosene [dalla Siria] Trump tende una trappola alla Russia, alla Turchia e all’Iran  in Siria”. Rimando all’articolo integrale  tradotto in italiano, ma ne riprendo i passi-chiave:
“Il veloce ritiro americano è previsto e anche ideato per creare, senza dubbio, una iniziale confusione nel triangolo Turchia-Siria-Iraq nei primi mesi.  L’ISIS, la Turchia e al-Qaeda potrebbero trarne vantaggio.  …“A giudicare da quello che i presidenti Trump e Erdogan si sono detti nell’ultima telefonata, sembra che l’amministrazione americana abbia deciso di lasciare la Siria in mano alla Turchia : non è certo una mossa ingenua. Infatti il Pentagono ha spinto deliberatamente migliaia di combattenti dell’ ISIS nella zona che controlla, verso la sponda del fiume Eufrate, contro l’esercito siriano e i suoi alleati sul fronte di Deir-Ezzour. Questo significa che, in caso di un veloce ritiro americano coordinato con la Turchia, le truppe di Ankara potranno entrare nella provincia curdo-araba di al-Hasaka, cominciando  magari  da Manbij o Tal Abiad senza incontrare resistenza da parte dell’ISIS perché  nella zona non ci sono i suoi militanti.
“In caso di un attacco turco improvviso , le YPG ( Unità di Protezione Popolare) curde dovranno precipitarsi contro le truppe turche cercando di frenare la loro avanzata, in attesa dell’aiuto da parte del governo siriano, […]  Un tale scenario porterà alla rottura delle relazioni tra la Turchia, la Russia e la Siria. Mosca ha già avvertito la Turchia di non avanzare verso il nord-est della Siria. Un avanzamento della Turchia o anche dei suoi alleati jihadisti in Siria, concentrati al confine delle province controllate dai curdi, rimetterà in discussione le relazioni tra Mosca e Ankara e tra Mosca e Damasco. Un tale riassetto può soltanto essere evitato se il presidente Erdogan resiste alla tentazione di invadere (il nord-est siriano) e finisce con l’accondiscendere al desiderio russo di discutere il futuro della zona dopo la partenza americana”.

Magnier paventa esplicitamente un “ piano unilaterale della Turchia per entrare in Siria, senza un coordinamento con la Russia”. Erdogan  ha espresso proprio questa intenzione, fra l’altro minacciando Parigi di “conseguenze” se non ritira la presenza militare francese presso i gruppi curdi ad est dell’Eufrate –  e ribadendo la  sua volontà di invadere  l’est dell’Eufrate e “spazzar via le forze curde e quelli che le sostengono” – con il proposito vero di occupare per sempre   il  Nord della Siria.  Erdogan insomma persegue sempre ed ancora  lo stesso progetto di smembramento in cui fu utile complice di  Parigi e Londra, della NATO e di Obama,  e per il quale fu creato armato, addestrato (e pagato dai sauditi) l’ISIS, e furono inventate le note accuse  della propaganda occidentale.: “Assad gasa il suo stesso popolo”,  “usa armi di distruzione di massa” (richiedenti intervento umanitario immediato),  Assad  massacra l’ennesimo ospedale dei bambini ad Aleppo, la candidatura al Nobel per i Caschi Bianchi  così buoni…tutte cose strombazzate dalla tv italiana, come sappiamo.

Silenzio sul rapporto ONU contro i Caschi Bianchi

Sicché ora i TG italiani  –  come tutti gli altri del resto  –  hanno taciuto la presentazione del gruppo di  studio delle Nazioni Unite, che  il 20 dicembre  ha intrattenuto i giornalisti per più di un’ora, documentando il vero volto dei “soccorritori” Caschi Bianchi: furto d’organi, saccheggi, collaborazione criminale coi cecchini islamisti,  messa in scena dei finti salvataggi….Il tutto corroborato da deposizioni di oltre cento testimoni oculari intervistati sul campo dalla Fondazione Onu.  Si  va da  un capo-infermiere di Aleppo che vede il corpo di un suo vicino,  rimandato dalla Turchia dove  i Caschi Bianchi l’avevano trasportato per “curarlo” :  “Ho sollevato il lenzuolo e ho visto una grossa ferita tagliata dalla gola allo stomaco … l’ho toccato con la mano e ho capito che non c’erano più organi”. Fino al siriano Omar al-Mustafa, un civile, simpatizzante loro perché ostile al regime di Assad: Ho provato a unirmi ai White Helmets, ma mi è stato detto che se non ero di al-Nusra, non potevano assumermi.  Praticamente  tutte le persone che lavoravano nei vicini centri di White Helmets erano al-Nusra o erano legate a loro”. 
Qui la Goracci può informarsi di quel che ha detto il “panel” ONU, dalla tv delle Nazioni Unite:



Indipendentemente da questo rapporto ONU, è stata rivelato che era falsa anche la storia, così commovente, raccontata da Spiegel sul ragazzi nodi 13 anni Mouawiya Syasneh,  il quale avrebbe scatenato la rivoluzione  in Siria scrivendo sul muro un graffito: “Assad, tu sei il prossimo!”.   Il ragazzino lo aveva intervistato e fotografato il celebre e premiatissimo giornalista tedesco Claas Relotius, che oggi ha confessato di aver inventato praticamente tutti suoi splendidi reportages per Spiegel. La prova finale che le fake news  sono prodotte dai media mainstream
(Il Giornalista dell’Anno –  per le invenzioni)

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