mercoledì 19 dicembre 2018

Manovra, ok Ue all'Italia: stop alla procedura di infrazione. Dombrovskis: "Restiamo vigili"

Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici

PS: Giornalisti e giornali...tutti"...presentatori e ammucchiate serali di "contro" questa manovra....ultime briciole di minoranza in parlamento....presidente dell'UE....ssssssssssssssssssssss!
umberto marabese
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Semaforo verde dalla Commissione dopo la trattativa con il nostro Paese sui conti pubblici. Misure per 10,25 miliardi, clausole di salvaguardia sulle spese. La crescita scende all'1%. Il vice presidente Ue: "Misure non ottimali, ma per ora evita la procedura per debito".
MILANO - L'Italia scongiura in extremis la procedura di infrazione sul debito mettendo sul piatto una correzione della manovra gialloverde da oltre 10 miliardi. Il collegio dei commissari riunito a Bruxelles ha dato il suo via libera all'accordo raggiunto dalla Commissione con il governo italiano sulla legge di Bilancio per il prossimo anno. L'esecutivo Ue ha quindi ammesso la correzione dei conti pubblici che assicurerebbe per il 2019 un deficit nominale al 2,04%, a fronte del 2,4% messo per iscritto dal governo italiano nella nota di aggiornamento al Def dal 2,9 stimato dalla Commissione attraverso i propri calcoli. Nel 2020 il deficit/Pil è previsto all'1,8% e nel 2021 all'1,5%...


Nella conferenza stampa a valle del colleggio che ha annunciato l'accordo, il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l'euro, Valdis Dombrovskis, ha usato parole caute: "La soluzione sul tavolo non è ideale, non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani", ha rimarcato. Ma il 'falco' Ue ha proseguito: "Ci consente di evitare per ora di aprire una procedura per debito, posto che le misure negoziate siano attuate pienamente". Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha usato come al solito toni più soft: "L'Italia sta a cuore all'Europa e all'area euro, che esce rafforzata da questo risultato positivo. Dimostra che le regole Ue ci sono e funzionano".

La palla passa ora al Parlamento italiano e Dombrovskis ha garantito che la Commissione monitorerà l'approvazione delle misure negoziate: "Se qualcosa va male, possiamo tornare sulla questione a gennaio", perché "la scadenza per l'Ecofin per decidere sulla procedura è sempre febbraio. Su questo siamo stati molto chiari nella risposta all'Italia".

Rep


Le nuove misure: tagli, clausole e web tax

I due politici europei hanno dettagliato i termini di massima dell'intesa, prima che il premier italiano, Giuseppe Conte, riferisse al Senato italiano. La crescita italiana verrà rivista dall'1,5 all'1 per cento per il prossimo anno e il peggioramento del deficit strutturale, quello al netto delle componenti volatili dell'economia, passerà da un originario 0,8% a zero: resterà dunque invariato. "Le misure addizionali trovate dall'Italia ammontano a 10,25 miliardi", ha detto Dombrovskis spiegando che reddito di cittadinanza e quota 100 verranno rinviati. Un rinvio che, si sono affrettati a chiarire da Palazzo Chigi, è "un ritardo già previsto: sia reddito di cittadinanza che quota 100 partiranno da fine marzo". La ridefinizione dei saldi, ha spiegato Conte al Parlamento, è per "10 miliardi e 254 milioni nel 2019, 12 miliardi e 242 milioni nel 2020, 15 miliardi e 997 milioni nel 2021": 38 miliardi nel triennio. La flessibilità riconosciuta all'Italia vale 3,15 miliardi. Per quanto riguarda il debito, ha chiarito il ministro dell'Economia Giovanni Tria, "sono mutate le condizioni" e il rapporto debito Pil "salirà leggermente nel 2018 e andrà poi a scendere nel 2019".

Dombrovskis ha fatto riferimenti alla presenza di "clausole di salvaguardia", quindi aumenti automatici dell'Iva e delle accise, per "coprire i costi di reddito di cittadinanza e quota 100 nel 2020 e 2021". Meccanismi di bilancio assai usati in passato e dei quali non ci si è ancora liberati, sui cui l'Italia confida "molto", ha rimarcato Dombrovskis, mentre Bruxelles "ha constatato in passato che la clausola sull'aumento dell'Iva l'Italia non l'ha attivata, e se questo non accade nemmeno stavolta, dovrà trovare risorse altrove". Ad oggi, i conti programmatici italiani prevedevano introiti di Iva e accise per circa 13,7 miliardi nel 2020 e altri 15,6 miliardi nel 2021. Il vicepresidente Ue ha quantificato in 9,4 miliardi il peso delle nuove clausole sul 2020, portando quindi il conto sulla prossima manovra intorno ai 24 miliardi.

Conte ha confermato la presenza di queste clausole al Senato, insieme a quella di una "imposta sui servizi digitali" emersa nelle ultime ore. Moscovici ha aggiunto che l'intesa prevede "una assicurazione supplementare da 2 miliardi di spese congelate": stanziamenti temporaneamente accantonati che saranno resi disponibili nel caso in cui il "monitoraggio rigoroso delle spese" promesso dal presidente del Consiglio dovesse dare i risultati sperati. Premier che ha poi fatto riferimento ad altri interventi: abrogazione del credito imposta relativo a deduzioni forfettarie Irap a coloro che impiegano lavoratori a tempo indeterminato in alcune regioni, del credito d'imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi e della mini-Ires per gli enti non commerciali. Tolti anche finanziamenti al fondo per favorire sviluppo del capitale materiale, competitività e produttività del Mef per 75 milioni nel 2019 e 25 milioni nel 2020. Spostati 600 milioni di investimenti delle Ferrovie: eliminati nel 2019, rientreranno nel 2022-2024. Discorso simile per la quota nazionale di finanziamento delle politiche comunitarie: -850 milioni subito, aumento nell'ordine dei 150 milioni negli anni a venire. Confermata poi la riduzione della spesa pensionistica, attraverso le misure attese: contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro e stop alla piena indicizzazione degli assegni più alti all'inflazione. Tra i provvedimenti annunciati, il fatto che nelle Pa centrali slitteranno al novembre 2019 le assunzioni nell'ambito del turnover del personale.

Di nuovo il francese, interessato dalle domande dei giornalisti, ha spiegato il peso degli eventi di questi giorni in Europa - in primis nella Francia di Macron che si avvia a superare il 3% di deficit/Pil nominale per tenere a bada le richieste dei 'gilet gialli' e in vista delle elezioni europee - nella partita con il governo di Lega e M5s: "Se vivessimo in una bolla che ignora l'atmosfera, con l'aumento dei nazionalisti, degli anti europei, degli anti burocrati, saremmo completamente matti. Noi sappiamo che era meglio arrivare a non aprire la procedura, piuttosto che averne una per il piacere del principio. Non possiamo ignorare il contesto".




Restano i dubbi degli analisti sugli obiettivi fissati. Fabio Fois, economista di Barclays, a caldo sottolinea come la stima di un deficit al 2% possa ugualmente risultare ottimistica: "Ritardare le riforme su pensioni e reddito di cittadinanza genererà risparmi, ma ridurrà anche l'effetto positivo sulla crescita". Non a caso dalla banca si aspettano un inizio di 2019 ancora stagnante, per poi accelerare nella seconda metà dell'anno. Inoltre, "non appaiono motlo credibili" le altre misure che dovrebbero permettere a Roma di centrare gli obiettivi, dai tagli alle spese alle privatizzazioni, "in un momento in cui l'economia rallenta".----


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