martedì 18 dicembre 2018

MARCO TRAVAGLIO/POLITICA - Rimborso, ergo sum



(pressreader.com) – 
Grazie al Corriere della Sera, per la penna di Ernesto Galli Della Loggia, abbiamo scoperto un fatto davvero orripilante: “una tipica storia italiana… che parla delle conseguenze cui spesso va incontro chi in Italia tenta di avviare qualcosa di nuovo, di realizzare un progetto che risulti utile e faccia fare un passo avanti al Paese”. Ma che dico orripilante: raccapricciante, perché lì c’è tutto “il micidiale ‘combinato disposto’ che da decenni ci tiene immobilizzati condannandoci perciò a un immancabile declino”. Cos’è successo? Che i magistrati di Firenze hanno osato indagare e processare un collega di Galli, ma anche di Della Loggia: nientepopodimenoché “il professor Aldo Schiavone, un famoso storico dell’antichità, autore di opere scientifiche tradotte in mezzo mondo, che una ventina d’anni fa ebbe la sventura di farsi venire una buona idea: un centro universitario di alta specializzazione in discipline umanistiche… l’Istituto Italiano di Scienze Umane, in breve Sum”. E niente: nonostante la buona idea, l’hanno indagato lo stesso. Accusandolo di aver distratto decine di migliaia di euro dalle casse dell’Istituto per spese private in pranzi, cene, viaggi, acquisti, hotel di superlusso pagate con la carta di credito del Sum o indebitamente rimborsate (anche due volte). Non solo: l’hanno rinviato a giudizio per una lunga sfilza di imputazioni. Ma non basta: l’hanno perfino condannato in primo grado a 2 anni e 4 mesi per peculato....

Nella sentenza, il Tribunale ha scritto: “Schiavone ha utilizzato la carta di credito dell’istituto per il pagamento di pranzi e cene fruiti per svariate esigenze personali, dissimulati come spese istituzionali, ma caratterizzati dalla indicazione di falsi commensali in luogo di quelli realmente presenti che erano invece la moglie, amici, amiche ed altri, tutti estranei a funzioni istituzionali; per il pagamento di soggiorni in hotel di lusso con moglie e persone a lui legate”. E giù “artifici e raggiri” per giustificare “rimborsi non dovuti: anticipi per missioni non computati poi a consuntivo della liquidazione di alcuna missione; indennità di carica maggiorate; rimborsi non dovuti conseguiti per spese già pagate con carta di credito…”. Il tutto dal 2006 al 2009. La pena sarebbe stata più alta se ben 19 reati (truffe aggravate e abusi d’ufficio) non fossero caduti in prescrizione (in ben 4 anni di processo). Alla quale il prof s’è ben guardato dal rinunciare sebbene il Tribunale abbia stabilito che “non appare evidente né l’insussistenza dei fatti, né l’estraneità degli imputati ai reati”. Poi l’altro giorno la Corte d’appello l’ha assolto dai reati superstiti perché “il fatto non sussiste”.
Confermata invece la condanna a 2 anni per la coimputata Daisy Sturmann, la funzionaria amministrativa che gestiva caoticamente la contabilità dell’Istituto (che i conti del Sum fossero un gran casino l’hanno ammesso gli stessi difensori del prof, e persino lui, che infatti aveva a suo tempo restituito le somme contestate dalla nuova dirigenza amministrativa). Il perché dell’assoluzione del prof lo scopriremo dalle motivazioni, che volendo la Procura generale potrà impugnare in Cassazione. È la normale dialettica processuale di uno Stato di diritto. Le indagini si fanno per sapere se uno merita il processo e i processi si fanno per sapere se uno è colpevole o innocente. Poi, certo, ci sono anche i processi che non si dovrebbero proprio fare, perché si basano sul nulla o su clamorosi errori giudiziari (scambi di persona, prove dimenticate o ignorate ecc.). Ma non pare questo il caso, tant’è che Schiavone è stato pure condannato dalla Corte dei Conti toscana a risarcire 54 mila euro di danni erariali. E l’Università di Firenze si è costituita parte civile contro di lui. Per Galli Della Loggia, invece, e anche per il Corriere che sta montando una campagna per riabilitare il nuovo Enzo Tortora, l’inchiesta non si doveva proprio fare, essendo frutto “dell’iniziativa di un pugno di magistrati… assai sensibili o sensibile all’ambiente cittadino, alle voci, alle denunce a mezza bocca” per “assestare il colpo definitivo” al Sum, già perseguitato dai politici “insipienti e faziosi” e accademici “invidiosi”.
E perché mai ce l’avevano tutti con Schiavone? Suvvia, non l’avete ancora capito? Per quel terribile “combinato disposto italico del ‘non si può’” (nel senso che, se fondi un ateneo, mica puoi evitare di fare pasticci con le note spese). Seguìto dall’“abituale linciaggio mediatico” a base di “sputtanamento e interminabile calvario giudiziario”. In effetti la stampa giustizialista non ci andò giù leggera. Sentite qua che obbrobrio: “Le ‘spese allegre’ al Sum portano nuovi guai al professore Aldo Schiavone… Una segnalazione ha dato il via all’inchiesta della Guardia di finanza. Poi le indagini hanno portato alla luce un autentico spreco di denaro pubblico: viaggi in Turchia, Usa e Francia con mogli, parenti e amici, rimborsi per missioni non previste, acquisti di libri (‘gialli, guide turistiche non attinenti alle attività del Sum’) e bouquet di fiori. Cene alla Cantinetta Antinori, pranzi alla trattoria Da Lino ma anche a Venezia ai tavolini del mitico Harry’s bar e a Capri fatti passare per appuntamenti di lavoro indicando nei giustificativi di spesa i nomi di studiosi presi da internet. Eppoi rimborsi per missioni non previste e acquisto di vino passato per materiale di cancelleria. Soggiorni all’estero e spostamenti in taxi e perfino in limousine per un convegno a Los Angeles mai avvenuto. Le indagini avevano anche fatto emergere l’assunzione di amici e parenti come segretari, archivisti e collaboratori amministrativi in barba alle leggi. In 4 anni sarebbero stati sperperati oltre 3 milioni di euro”. Chi è che scrive? Il Fatto? Robespierre? Fouché? No, il Corriere della Sera del 23.12.2016. Che al Corriere nessuno legga il Corriere?
RIMBORSO, ERGO SUM”, di Marco Travaglio sul Il Fatto Quotidiano del 18 dicembre 2018

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