lunedì 5 febbraio 2018

Macerata - Il sindaco PD: “Siamo sempre stati accoglienti ma qui ora tanta gente è arrabbiata”.

Una vittima di Macerata: “Ha mirato a me, poi ha sparato. Ho pensato: adesso muoio”Chi difende Traini: “Non ne possiamo più”Commento Il tricolore non appartiene ai razzisti

Il sindaco: “Siamo sempre stati accoglienti ma qui ora tanta gente è arrabbiata”. Teste rasate in piazza e Forza Nuova annuncia: “Pagheremo la difesa per Traini”. 

A Macerata c’è chi difende l’aggressore. “Non ne possiamo più di questi stranieri”


Via Spalato, dove c’è la sede del Pd con un foro di proiettile nella vetrata. Di qui, due giorni fa, è passato Luca Traini nel suo raid di follia e razzismo. Ora c’è dentro una piccola folla di iscritti, il sindaco Romano Carancini, il ministro Maurizio Martina. Sgomenti. Fuori ci sono cinque militanti di Forza Nuova, teste rasate e bomber, che sono venuti a provocare e ad annunciare sostegno legale allo sparatore. Pochi metri più avanti c’è la casa dove abitava il pusher nigeriano Innocent Oseghale, il luogo dello scempio del corpo di Pamela. Raramente un solo luogo concentra tanti simboli. Via Spalato per un giorno è davvero il centro dell’Italia, delle sue tensioni, delle sue spaccature difficilmente rimarginabili. Anche Macerata è lacerata. Per qualcuno, gli invisibili sono davvero invisibili. Anche da feriti. Ascoltate le parole del pizzicagnolo di Corso Cairoli, Stefano Porfiri: «Ma che si spara così?! Poteva colpire qualcuno...». Qualcuno. «La tensione bolliva da tempo», spiegano alla trattoria “Da Rosa”, nel centro storico. «Tanti ai tavoli danno persino ragione allo sparatore. Anche gente insospettabile». E al ristorante “Centrale.Eat”, il titolare, Aldo, pure lui non se la sente di dare addosso al vendicatore solitario: «Non lo giustifico, però con questi spacciatori nigeriani non se ne può più»...  
Che cosa sta succedendo, a Macerata? Il segretario provinciale del Pd, Francesco Vitali, sul marciapiede davanti alla sezione colpita, è disorientato: «Dico a tutti che la violenza non ha mai portato a nulla di buono. Però è vero che molti maceratesi non se la sentono di condannare Traini. È per un malessere che montava da qualche tempo. E da cittadino in fondo lo capisco. Tutti dicono: quello spacciatore aveva un ordine di espulsione, che ci faceva ancora qui? Sei venuto con una barca, riprenditi la barca per tornare a casa tua». Il sindaco Carancini, anche lui del Pd, mai vorrebbe che passasse il messaggio di una comunità trasformatasi in covo di razzisti. Però riconosce: «Non nego il disagio di tanti cittadini. La piaga dello spaccio è sentitissima. C’era stato un cambio di passo nell’opinione pubblica verso i nuovi arrivi. E il fatto di Pamela ha fatto spostare in una certa area l’asticella della tolleranza verso l’intolleranza, che pure non è nel Dna di Macerata. Noi siamo sempre stati un modello di accoglienza. Ma tanti erano arrabbiati. E anche io, sa, ero infastidito da questi giovanotti che bighellonavano tutto il giorno, sempre lì a chiedere la carità, o peggio a spacciare. Per due mesi abbiamo avuto pure certi accampati ai giardini. Poi, se uno era già border-line, è passato oltre e si è sentito giustificato alla rappresaglia di tipo fascista».---  

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