venerdì 17 febbraio 2017

Maurizio Blondet - LA NATO ADOTTA LA STRATEGIA DELLA S-RAGIONE. E FORSE E’ VINCENTE.

 LA NATO ADOTTA LA STRATEGIA DELLA S-RAGIONE. E FORSE E' VINCENTE.

    

La NATO sospende le operazioni in Siria”, titola Thierry Meyssan nel suo blog. Più precisamente, l’Alleanza ha sospeso i voli degli aerei radar AWACS che hanno sorvegliato i campi di battaglia siriani fin  dal 2011 (quando l’invasione NATO contro Assad  sembrava imminente,caldeggiata fortemente da Hollande, sauditi  e Erdogan; Obama  vi rinunciò in extremis),  e che da allora hanno continuato ad operare: a favore “dei gruppi jihadisti”, fornendo loro informazioni “che hanno permesso loro di fuggire all’armata araba siriana”; dice Meyssan, che sicuramente è credibile perché ha buoni contatti con l’intelligence di Damasco.  Aggiunge: “Ritirando gli AWACS, la NATO intenderebbe  non prendere posizione  nel conflitto che attualmente oppone i curdi fra loro”.
Non mi attento a interpretare questa laconica frase (i curdi si combattono fra loro?), se non per rilevare quanto gli americani coi  loro doppi giochi pro-ISis  ed Erdogan coi suoi, abbiano ormai attorcigliato l’orrendo gomitolo che hanno provocato in Siria. (1)....

Solo poche ore prima, mentre era in corso il vertice NATO con il nuovo  capo del Pentagono “mad dog” Mattis, lo stesso Pentagono faceva filtrare la notizia che “stava valutando di inviare truppe da combattimento regolari in Siria per accelerare la lotta contro l’Isis”, dunque  a  dare una mano allo SDF (forze democratiche siriane), ossia diecimila curdi male armati (fra cui  il primeggiano  quelli del  PKK, che Erdogan vede  come suo nemico mortale)  a  cui  la “coalizione” Usa aveva dato il compito di liberare Raqqa, la “capitale dell’IS”, e che non stanno cavando un ragno dal buco.  Del resto gli americani hanno impiantato una vera e propria base di aerei ed elicotteri della 101 Divisione aerotrasportata a Rmelan, territorio controllato dallo SDF. Lo scopo ultimo di un intervento  Usa è sempre quello di ritagliare dalla Siria la sospirata no-fly zone  per farne un santuario per  i suoi islamisti preferiti,  fino allo smembramento della Siria (secondo l’antico Piano Kivunim sionista)  in staterelli.
Ora,  questa intenzione, di mettere “scarponi   sul terreno”, pare in contrasto con la decisione NATO di sospendere i voli AWACS sulla Siria.

Naturalmente tutto ciò  va  valutato insieme all’improvvisa  uscita di Trump secondo cui Mosca deve “restituire” la Crimea all’Ucraina, alla quale l’ha “presa”,  e le assicurazioni di Mad Dog Mattis  a Stoltenberg ( e agli ansiosi europei) che la NATO, è  sì  obsoleta, ma in quanto   deve essere rapidamente trasformata, da alleanza difensiva,  in forza di aggressione, pardon di «proiezione di stabilità oltre i nostri confini». Il nuovo «Hub per il Sud», che verrà realizzato a Napoli, costituirà la base operativa per la proiezione di forze terrestri, aeree e navali in una «regione» dai contorni indefiniti, comprendente Nordafrica e Medioriente ma anche aree al di là di queste. È disponibile per tali operazioni la «Forza di risposta» della Nato, aumentata a 40mila uomini, in particolare la sua «Forza di punta ad altissima prontezza operativa», che può essere proiettata in 48 ore «ovunque in qualsiasi momento» (Manlio Dinucci).
Il tutto poi andrebbe in qualche modo conciliato con il primo incontro, a Bonn, di Lavrov con il nuovo segretario di stato, Tillerson,  il quale ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a collaborare  con  la Russia se ci sono aree di cooperazione  (se?!); non dimenticando  di aggiungere che la Russia deve contribuire  ad  una de-escalation nel Donbass:  dove – come ha riconosciuto l’OCSE, ed è tutto dire – è Kiev che ha riscatenato il conflitto con armi pesanti  e  financo missili per fare strage di civili.
Nave dell’Iran.
E poi, proviamo anche a mettere nel quadro il piccolo particolare rivelato dal New York Times il 12 febbraio: che il nuovo capo del Pentagono Mattis aveva chiesto alla Marina di vedere se, nel Golfo, poteva abbordare  una nave iraniana, salire a bordo e controllare che non portasse armi  per gli  Houti in  Yemen. Gli aspetti di diritto internazionale – abbordare una nave in acque internazionali – non hanno avuto peso nella finale rinuncia all’atto. Ci si è invece domandati che effetto politico e mediatico avrebbe avuto sulla troppo fresca amministrazione Trump, che   già aveva ordinato quell’assalto di commandos   in Yemen di  fine gennaio,  conclusosi  malissimo  con una strage di donne e la figlia di 8 anni di  Al Awlaki  ma anche con la morte di un americano e   la perdita di un velivolo,  un’altra impresa che sarebbe finita quasi certamente in una  battaglia navale con la Marina da guerra dell’Iran e i suoi barchini d’assalto superveloci….
Qualche giorno dopo, il segretario di stao Rex Tillerson ha smentito, di fronte ai giornalisti, che l’America di Trump voglia rinegoziare (o stracciare) l’accordo nucleare con Teheran, firmatoda Obama, e che Trump ha proclamato di voler azzerare.
N, Germany: U.S. Secretary of State Rex Tillerson said on Thursday he did not suggest to French Foreign Minister Jean-Marc Ayrault that Washington planned to scrap the Iranian nuclear agreement.

Putin: “Ci provocano continuamente”.

Aggiungiamo che sotto la nuova amministrazione “amica di Putin” la NATO non solo ha rafforzato l’accumulo (cominciato da Obama) di truppe e carri armati in Romana  e Bulgaria,  che non  confinano con la Russia e non chiedono (al contrario del baltici) di essere protette all’aggressivo mostro Putin, un  rafforzamento che sembra piuttosto un’occupazione  militare dei due paesi neo-“alleati”.
Qualche carro armato in Romania
Non solo:  la NATO ha voluto, parola di Stoltenberg,  costituire e insediare una flotta da guerra permanente  nel Mar Nero, onde  configgere con la base navale di Mosca in Crimea, magari superando due insignificanti dettagli:   la Convenzione di Montreux, il trattato internazionale del ’36 (firmato anche da Washington) che limita  a  21 giorni la presenza nel Mar Nero di navi da guerra appartenenti a paesi che non si affaccino su  quel mare (Bulgaria, Romania e Turchia),  e  la recisa resistenza della Bulgaria, che ha detto esplicitamente che le sue navi non sono disponibili per questa impresa,   con le spese connesse.
E  tutto ciò (anzi anche più) ad opera di un’amministrazione che i media americani ed europei continuano a bollare come “amica di Putin”; anzi sua cliente; da un Trump  è in piena lotta interna con lo Stato profondo, una lotta che sta perdendo – perdendo anche i pezzi, come il generale Flynn, e dove la Cia lo minaccia apertamente di ucciderlo oppure di “farlo morire in galera” dopo impeachment.   Putin  ha dichiarato la settimana scorsa, in un discorso all’FSB (ex Kgb) che la NATO “ci provoca costantemente per coinvolgerci  in un confronto”, denunciano anche “i tentativi in corso di interferire nei nostri affari interni e  destabilizzare la situazione politica e sociale in Russia” (si badi: tentativi “in corso”).


Il capo di Hezbollah, Nasrallah, il 14 febbraio ha ringraziato Trump con queste parole: “Non siamo preoccupati, ma anzi molto ottimisti, perché quando un idiota risiede alla  Casa Bianca è l’inizio del sollievo per gli oppressi del mondo”.
Un sollievo e serenità  che il Cremlino  non sembra condividere. Anzi  (secondo Foreign Policy)  arriva a domandarsi se l’irrazionalità e la follia o scemenza non siano parte dela nuova strategia americana: le cui decisioni, incoerenti,  diventano più indecifrabili.
Di certo “quel che i russi temono di più oggi, è che Trump sia cacciato o ucciso. La sua partenza, dicono fonti interne al Cremlino, allineerebbe a Washington repubblicani ai democratici in una campagna virulenta anti-russa. Di conseguenza e  stranamente, Putin è divenuto ostaggio della sopravvivenza e  del  successo di Trump.  Questo restringe gravemente le opzioni politiche della Russia.  I russi sanno bene che i democratici vogliono strumentalizzare il babau russo per  screditare e destituire Trump mentre i repubblicani vogliono utilizzare il babau russo  per disciplinare e mettere in linea Trump. Beninteso, il governo russo non teme solo la caduta di Trump, ma anche la possibilità che, per opportunismo politico, assuma una linea antirussa “dura” per fare la  pace con i  dirigenti repubblicani del Congresso, superfalchi”.

In questo senso, anche Wayne Madsen nota che i movimenti di destra trumpiani (al-Right, gruppi neonazi)   si sono uniti a Georges Soros e  ai suoi gruppi di  manifestanti anti-Trump nella campagna  anti-Russia, che assume sempre più (dice Stephen Cohen, il russologo) i toni paranoici di un nuovo maccartismo.
Tutto è nuovo infatti a Washington. E  tutto peggio.

Conclusione provvisoria. Sembra che  siamo entrati in una fase generale   di rinuncia  alla razionalità o anche alla  ragionevolezza del potere, in qualunque sede ed alta poltrona. Questa mi sembra la ulteriore (ed ultima) “emancipazione” dei poteri globali: che, dopo  aver scosso da sé da gran tempo le norme morali, e poi anche i trattati internazionali sottoscritti, si liberano l’ultimo ostacolo alla piena liberazione: la ragione, l’intelletto, l’intelligenza, il principio di non-contraddizione, le norme della logica, sostituite dagli impulsi neurologici.   Si può fare molto più  e meglio senza testa,  quando si ha il potere:  evitare la coerenza, che è un limite. Evitar di motivare.  Infischiarsene del senso di responsabilità.  Come ha avuto modo di illustrare  El Papa ad un capo dipartimento che gli chiedeva perché gli avesse ingiunto  di licenziare in tronco  due suoi buoni dipendenti,  gli ha risposto: “…e io sono il Papa, non ho bisogno di dare ragioni di ciò che decido”. Inutile dire quanto questo sia un sintomo  caotico terminale,  apocalittico.  E anticristico, visto che Cristo è il Logos.


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Nota  1
Per dare solo un esempio, sembra  ti poter dire che   l’offensiva   per catturare Al Bab in cui Erdogan ha impegnato 1300 soldati, ed una sessantina di carri armati e  porta truppe in appoggio a duemila islamisti della cosiddetta ”Armata Libera Siriana”  –  naturalmente  gettandoli in Siria senza il permesso di Damasco, e con la dichiarata  intenzione di annettere la zona alla Turchia  –  abbia conosciuto  un sostanziale fallimento. I cinquemila  guerriglieri dell’IS hanno responto gli attacchi e inflitto gravi perdite.   Erdogan è stato salvato dall’umiliante disastro  – tenetevi forte –   da Damasco. Conclusa la liberazione di Aleppo,  Assad, con la mediazione di Putin, ha concluso un accordo   verso fine dicembre con Erdogan: e la sua armata è venuta in soccorso alle truppe turche,  penetrando per 25 chilometri di profondità e stringendo Al Bab che ora è (o pare) del tutto accerchiata e non può essere più rifornita.  L’aviazione russa ed anche siriana hanno fornito appoggio aereo ai turchi, che son riusciti a strappare all’IS (o chi sia)  l’ultimo suo  territorio nel  governatorato di Aleppo.

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