giovedì 23 febbraio 2017

Maurizio Blondet - IL VANGELO E’ RELATIVO. BERGOGLIO E’ L’ASSOLUTA VERITA’.


   

Il vaticanista de l’Espresso Sandro Magister ha rivelato giorni fa,  in un articolo fulminante, che Papa Bergoglio, nelle sue omelie, deliberatamente non cita mai    quel passo del Vangelo dove Gesù ricorda l’indissolubilità del matrimonio. Perché contraddice radicalmente la sua intenzione, ambiguamente contrabbandata in Amoris Laetitia, di consentire  la Comunione ai divorziati conviventi. Qui il passo secondo Matteo:
“Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Gli domandarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?”. Rispose loro: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio”»......

Magister dà  le prove. Il 4 ottobre 2015, in tutte le chiese di rito latino, a Messa, si legge il brano di Marco (10,2-9)  che è praticamente identico  al passo di Matteo  qui sopra citato; per di più, è la domenica in cui inizia la seconda sessione del sinodo sulla famiglia: quale migliore occasione che ricordare l’indissolubilità del  matrimonio cristiano sacramentale? Invece Francesco  tace. Sorvola. Passa oltre. Qui sotto si può leggere quel che disse:
Si vede che Bergoglio cita  il libro della Genesi, cita l’epistola ai Romani, cita persino Marco (“Lasciate che i piccoli  vengano a  me…”), ma quel passo no. Proprio no.
L’omissione si è ostentatamente ripetuta “ lo scorso 12 febbraio”,  dice Magister, “con un altro passaggio analogo del Vangelo di Matteo (5, 11-12) letto a messa in tutte le Chiesa. Anche questa volta, all’Angelus, Francesco ha evitato di citarlo e commentarlo.
Qui si vede che Bergoglio parla financo dell’adulterio (per gli ebrei “ L’adulterio era considerato una violazione del diritto di proprietà dell’uomo sulla donna. Gesù invece va alla radice del male…”), ma non cita il passo sui due che diventano una sola carne, e che l’uomo non divida ciò che Dio ha unito.
Ovviamente, nemmeno nell’intero  lunghissimo  testo di Amoris Laetitia si ricorda neppure incidentalmente, in nota,  questo passo del Vangelo.
Lo sappiamo, questo è Bergoglio. Il furbo Bergoglio dei sotterfugi. Ma non è ancora tutto: il vaticanista riferisce di una intervista –  a proposito di questa palese omissione –  fatta al “ nuovo superiore generale della Compagnia di Gesù, il venezuelano Arturo Sosa Abascal, molto vicino a Jorge Mario Bergoglio, ha dato al vaticanista svizzero Giuseppe Rusconi per il blog Rossoporpora e per il “Giornale del Popolo” di Lugano.

“Nessuno   aveva il registratore”

La furbizia clericale di epurare il Vangelo o “superarlo”, non comincia purtroppo con El Papa. E’ già il documento conciliare Nostra Aetate  (1965) che vieta di considerare gli ebrei  deicidi, cioè assassini del Messia. Ciò in contraddizione aperta di quel che Pietro, ripieno di Spirito Santo, dice (secondo San Luca, che ha scritto gli Atti degli Apostoli)  alla folla accorsa: “Gesù di Nazaret… voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato… Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni… Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!”. (Atti  2,14-41)  Quando ci si autorizza a smentire questo  passo, la porta è aperta a qualunque “interpretazione” arbitraria dei testi sacri. E’  l’apostasia generale, che nell’alto clero prepara l’uomo che  fa di se stesso  dio.



Il nuovo generale dei gesuiti
  1. – Il cardinale Gerhard L. Műller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, ha detto a proposito del matrimonio che le parole di Gesù sono molto chiare e “nessun potere in cielo e in terra, né un angelo né il papa, né un concilio né una legge dei vescovi, ha la facoltà di modificarle”.
Abascal  – Intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù. A quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole. Quello che si sa è che le parole di Gesù vanno contestualizzate, sono espresse con un linguaggio, in un ambiente preciso, sono indirizzate a qualcuno di definito.
  1. – Ma allora, se tutte le parole di Gesù vanno esaminate e ricondotte al loro contesto storico, non hanno un valore assoluto.
Abascal   – Nell’ultimo secolo nella Chiesa c’è stato un grande fiorire di studi che cercano di capire esattamente che cosa volesse dire Gesù... Ciò non è relativismo, ma certifica che la parola è relativa, il Vangelo è scritto da esseri umani, è accettato dalla Chiesa che è fatta di persone umane … Perciò è vero che nessuno può cambiare la parola di Gesù, ma bisogna sapere quale è stata!
  1. – È discutibile anche l’affermazione in Matteo 19, 3-6: “Non divida l’uomo ciò che Dio ha congiunto”?
Abascal. – Io mi identifico con quello che dice papa Francesco. Non si mette in dubbio, si mette a discernimento…
  1. – Ma il discernimento è valutazione, è scelta tra diverse opzioni. Non c’è più un obbligo di seguire una sola interpretazione…
Abascal. – No, l’obbligo c’è sempre, ma di seguire i risultati del discernimento.
  1. – Però la decisione finale si fonda su un giudizio relativo a diverse ipotesi. Prende in considerazione dunque anche l’ipotesi che la frase “l’uomo non divida…” non sia esattamente come appare. Insomma mette in dubbio la parola di Gesù.
Abascal. – Non la parola di Gesù, ma la parola di Gesù come noi l’abbiamo interpretata. Il discernimento non sceglie tra diverse ipotesi ma si pone in ascolto dello Spirito Santo, che – come Gesù ha promesso – ci aiuta a capire i segni della presenza di Dio nella storia umana.
  1. Ma come discernere?
Abascal. – Papa Francesco fa discernimento seguendo sant’Ignazio, come tutta la Compagnia di Gesù: bisogna cercare e trovare, diceva sant’Ignazio, la volontà di Dio. Non è una ricerca da burletta. Il discernimento porta a una decisione: non si deve solo valutare, ma decidere.
  1. – E chi deve decidere?
Abascal. – La Chiesa ha sempre ribadito la priorità della coscienza personale.
  1. – Quindi se la coscienza, dopo il discernimento del caso, mi dice che posso fare la comunione anche se la norma non lo prevede…
Abascal. – La Chiesa si è sviluppata nei secoli, non è un pezzo di cemento armato. È nata, ha imparato, è cambiata. Per questo si fanno i concili ecumenici, per cercare di mettere a fuoco gli sviluppi della dottrina. Dottrina è una parola che non mi piace molto, porta con sé l’immagine della durezza della pietra. Invece la realtà umana è molto più sfumata, non è mai bianca o nera, è in uno sviluppo continuo.
  1. – Mi par di capire che per lei ci sia una priorità della prassi del discernimento sulla dottrina.
Abascal. – Sì, ma la dottrina fa parte del discernimento. Un vero discernimento non può prescindere dalla dottrina.
  1. – Però può giungere a conclusioni diverse dalla dottrina.
Abascal. – Questo sì, perché la dottrina non sostituisce il discernimento e neanche lo Spirito Santo.
Nel cerchio rosso, la sede del Verbo. Hotel Santa Marta.  

La dottrina della neo-chiesa è dunque questa. Anzitutto, nessuno sa cosa veramente ha detto Gesù, “a quell’epoca nessuno aveva registratori” . Sorvoliamo sul fatto che ben due Vangeli riportano quelle stesse parole sull’indissolubilità –per il neo-gesuita non ha importanza. Egli nega  anche l’ispirazione divina delle Scritture: sono fatte di parole, e  “la parola è relativa, il Vangelo è scritto da esseri umani, è accettato dalla Chiesa che è fatta di persone umane …”.  Tutti  fallibili, incerto e relativi: i  quattro evangelisti,  i 266 Papi  precedenti a Bergoglio,   tutti i concilii,  insomma la Chiesa  intera   che ha trasferito i Vangeli senza variazioni per due millenni; le parole stesse che vanno “contestualizzate”, quindi valgono ben poco; fallibile anche la dottrina, oltretutto “Dottrina è una parola che non mi piace molto, porta con sé l’immagine della durezza della pietra”.   La dottrina  del resto “ non sostituisce il discernimento e neanche lo Spirito Santo”.

“Francesco”, la sola  autorità suprema

Con ciò, si  smentisce che la  dottrina sia  stata mai ispirata dallo Spirito Santo.  Nulla sappiamo di quel che ha detto Gesù, essendo i vangeli “umani”….Nulla   di certo e di vero rimane, dunque, al cattolico per regolarsi?
Ma no,   per fortuna qualcosa rimane saldo in queste rovine, in queste macerie della Chiesa.  Anzi Qualcuno:  Bergoglio.
Io mi identifico con quello che dice papa Francesco”.
Papa Francesco che usa il discernimento, il  che significa  che  “si pone in ascolto dello Spirito Santo” e ne riceve  direttamente le ispirazioni che lo aiutano “a capire i segni della presenza di Dio nella storia umana”. Lui ha imparato da Sant’Ignazio  a “cercare e trovare, diceva sant’Ignazio, la volontà di Dio”.
E’ lui che di  fronte alla scomoda frase  “Non divida l’uomo ciò che Dio ha congiunto”  si sforza di capire “esattamente che cosa volesse dire Gesù”. …A noi sembra di capirlo “esattamente”, solo perché non siamo scientifici.  E perché  dubitiamo dell’autorità di Bergoglio.
Perché questo è il punto:  abbandonate ogni critica che la vostra mente razionale suggerisce, non resistete allo Spirito.   Bergoglio  –  la sua   regale ed assoluta volontà –   è la suprema ed ultima autorità. Che rimpiazza tutte le altre, su cui egli stesso giustamente sputa.
Bella ed esemplare la finale beatitudine del modernista  e progressista: dopo aver messo in dubbio, de-mitizzato,dissacrato, insomma demolito ogni autorità,  finalmente  ne ha  trovata una a cui si sottomette. Si sottomette?, si identifica!
“Io mi identifico con quello che dice papa Francesco”. O tu, felice vero credente del nuovo Logos!   Del nuovo Fondatore!
Egli decide quali passi del Vangelo sono superati e quali no;  quali sono stati intesi male dalla Chiesa nei precedenti duemila  anni, e vanno espunti. Egli, egli solo, sostituisce felicemente la tradizione  che si è incaricato di distruggere, la dottrina che ha demolito.- Non cercate oltre, fedeli: ascoltate la Parola che viene  da Santa Marta. Jorge Maria Bergoglio, di passaporto argentino, è lui la mistica Parola di Dio che subentra  a quelle precedenti e scadute, e forse nemmeno divine…Lui è il Verbo infallibile.
Il lettore   meno esperto non tenga conto delle parole di  San Paolo ai Tessalonicesi,  che vanno lette nel loro contesto,  come benignamente ci insegnerà Bergoglio.  Son quelle relative a l “figlio della perdizione, colui che si contrappone ‘e s’innalza sopra ogni’ essere che viene detto ‘Dio’ o è oggetto di culto, ‘fino a sedere’ nel tempio di ‘Dio’, additando se stesso come ‘Dio’.

La furbizia clericale di epurare il Vangelo o “superarlo”, non comincia purtroppo con El Papa. E’ già il documento conciliare Nostra Aetate  (1965) che vieta di considerare gli ebrei  deicidi, cioè assassini del Messia. Ciò in contraddizione aperta di quel che Pietro, ripieno di Spirito Santo, dice (secondo San Luca, che ha scritto gli Atti degli Apostoli)  alla folla accorsa: “Gesù di Nazaret… voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato… Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni… Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!”. (Atti  2,14-41)  Quando ci si autorizza a smentire questo  passo, la porta è aperta a qualunque “interpretazione” arbitraria dei testi sacri. E’  l’apostasia generale, che nell’alto clero prepara l’uomo che  fa di se stesso  dio.-------------

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