mercoledì 27 aprile 2016

Sulla città-lager nel Cile di Pinochet, la Germania toglie il segreto di Stato

L’apparente tranquillità di  «Colonia dignidad», poi Villa Baviera, in una foto del 2004 (Afp/Luis Hidalgo)

La decisione del governo Merkel: saranno accessibili i documenti su «Colonia dignidad», il borgo nelle Ande dove si rifugiarono non meno di 300 gerarchi nazisti.
Qui gli oppositori di Pinochet venivano torturati diventando «desaparecidos»

È uno di quei posti dove la storia ha deciso di mescolare misteri e orrori, in questo caso inghiottendo assieme la fuga dei gerarchi nazisti dalla Germania, le efferatezze del regime di Pinochet, il dramma dei desaparecidos, il «piano Condor» e le atroci sperimentazioni condotte da Mengele. Ma anche il traffico d’armi e i misteri di certe sette segrete del Sudamerica. Parliamo di «Colonia dignidad», l’insediamento tedesco del dopoguerra in Cile, oggi più noto con il nome di Villa Baviera. Il governo Merkel, per bocca del ministero degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, ha annunciato che renderà accessibili in anticipo i documenti sulla storia del villaggio situato a 350 chilometri a sud di Santiago del Cile, verso la Cordigliera. Dossier con su stampata la dicitura «segretissimo». I documenti sarebbero dovuti restare inaccessibili ancora per dieci anni. Ma l’opinione pubblica ha insistito per anticipare quella data, anche dopo l’uscita di un film-inchiesta che da febbraio sta choccando i tedeschi. E che presto sarà in Italia. Carte «top-secret» in cui si racconta di come i gerarchi nazisti abbiano potuto lasciare la Germania nel 1945 così come narrato nel romanzo «Dossier Odessa». E delle complicità trovate, in questa fuga, di qua e di là dell’Atlantico. Senza dimenticare le torture inflitte, in questa specie di eden ai piedi delle Ande, agli oppositori della dittatura militare in Cile. Tutto certificato nei processi seguiti al dopo-Pinochet......


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La «cartolina» di questo angolo nel Sud del Cile è quella di una valle alpina, verde e fertile, «dolce come le colline di Baviera», raccontavano i più nostalgici. Ancora oggi si coltiva il grano e si allevano le mucche pezzate bianche e nere; un torrente scorre nel fondovalle e le ragazze portano le cuffiette ricamate sulle trecce bionde come in Germania cent’anni fa. Qui comandava Paul Schäfer , ex caporale delle SS, fuggito dalla Germania nel 1961 perché ricercato per violenze su orfani disabili, sedicente pastore protestante e «guru» dei 300 tedeschi della «Colonia Dignidad» dove per un certo periodo si nascose anche Joseph Mengele, il medico che condusse atroci sperimentazioni su cavie umane ad Auschwitz. Crollato Pinochet e senza più protezioni, Schäfer il 20 maggio 1997 lasciò il Cile, perseguito dalle autorità con l’accusa di avere molestato 26 bambini della colonia. Nel marzo 2005 fu arrestato in Argentina e estradato in Cile dove morì in prigione nel 2010.
Ma cos’era la «colonia»? «Ufficialmente la realizzazione di una società nuova - è il racconto di Andrea Nicastro tratto dall’archivio del Corriere della Sera - dai toni messianici e con il dominio assoluto di Schäfer. I bambini vivono separati dai genitori e i mariti dalle mogli». Niente tv, niente telefono, niente elettricità, bandito persino il calendario. «Il guru decide inappellabilmente la vita dei discepoli e “uno per sera” si prende cura dei bambini, facendo loro il bagno e “dormendo” con loro. Giovani fuggiti dalla comunità hanno denunciato violenze e torture».
Un covo di nazisti
La «Colonia Dignidad» è però anche, se non soprattutto, un covo di nazisti. Che si sovrappone a una comunità germanica giunta qui agli inizi 1900. Il braccio destro del guru diventa presto Hermann Schmidt, ex pilota della Luftwaffe che attira, protegge e nasconde decine di nazisti scappati in Cile, Argentina e Paraguay subito dopo la guerra. Gli invalicabili cancelli della comunità diventano il miglior ospizio per i vecchi aguzzini. Sottoposti alla pressione dei cacciatori di nazisti, i tedeschi delle Ande trovano aiuto nel regime di Pinochet e trasformano la valle in un lager per i cileni oppositori. La «Colonia Dignidad» divenne giardino di giochi per la famiglia Pinochet. Lucia Pinochet arrivava in elicottero per passare il weekend con il figlio. Gli «squadroni della morte», invece, portano decine di prigionieri politici che all’interno della «Colonia Dignidad» - sono i racconti nei successivi processi - diventano «desaparecidos». Tra questi anche un italiano: Juan Bosco Maino Canales il cui nome compare anche nelle carte del processo agli aguzzini del «piano Condor» che si sta celebrando in queste settimane al tribunale penale di Roma.
La polizia segreta di Pinochet
E’ Amnesty International nel ‘77 a denunciare la connivenza tra la Dina (la polizia segreta di Pinochet) e la idilliaca colonia sulle Ande. Pinochet regala, oltre al divieto di estradizione, un elicottero da guerra e i diritti di sfruttamento di un giacimento di titanio. Schaeffer ringrazia concedendogli la cittadinanza onoraria. Il favore del generale cileno non basta a giustificare i mille e più miliardi che costituiscono il patrimonio dei 300 contadini tedeschi. I soldi, dicono le inchieste insabbiate nel corso degli anni, vengono da misteriosi conti europei. Forse l’organizzazione Odessa, forse l’oro delle vittime dei lager nazisti passato per la Svizzera
Il film «Colonia dignidad»
I torbidi avvenimenti degli anni Settanta hanno ispirato il film «Colonia dignidad» del regista premio Oscar Florian Gallenberger, uscito in Germania a febbraio e proiettato martedì al ministero degli Esteri di Berlino. In Italia la pellicola sarà in sala a partire dal 26 maggio. Oggi l’insediamento ha preso il nome di Villa Baviera ed è diventato un villaggio turistico. Senza legami con quel passato torbido per cui la comunità chiese scusa al Cile in una lettera aperta seguita alla condanna di Schäfer. Ma le polemiche (e i misteri) persistono: solo due anni fa l’opinione pubblica cilena si era indignata dopo aver appreso che quattro tedeschi, dirigenti della comunità, erano tranquillamente a piede libero e a spasso nel verde della Cordigliera pur condannati per sequestro, privazione illegale della libertà, complicità in violenze sessuali contro minori, associazione a delinquere e altri reati finanziari.
Ma chissà cos’altro racconteranno quei dossier tra poco desecretati dal governo tedesco. «La gestione di Colonia Dignidad non è stata un capitolo glorioso del ministero degli Esteri», ha detto il ministro Steinmeier. «Per molti anni, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, i diplomatici tedeschi hanno volto lo sguardo dall’altra parte e hanno fatto molto poco per proteggere i nostri cittadini in questa comune», ha ammesso durante la presentazione del film con protagonisti Emma Watson e Daniel Bruehl. «Anche dopo, quando Colonia Dignidad è stata sciolta e le persone non erano sottoposte alla quotidiana tortura, il servizio (diplomatico ndr) non ha avuto la determinazione e la trasparenza per identificare le responsabilità e imparare la lezione».

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