mercoledì 19 novembre 2014

di Davood Abbasi. Mene, Tekel, Peres: quattro parole a Israele dal Libro di Daniele


Da Teheran, una riflessione politico-religiosa in chiave profetica su un episodio narrato nel Libro di Daniele, quasi parlasse delle vicende odierne in Palestina. 

TEHERAN - Mentre durante una serata persiana ascoltavo la lettura del libro di Daniele (un profeta che per ironia della sorte la tradizione vuole sepolto proprio in Iran, a Susa) mi colpì una parte della narrazione, quella della mano che dal nulla apparve all'improvviso alla corte del re babilonese Baldassarre e scrisse tre parole solenni. Nel ripensare all'impressione di quell'enigma, chissà perché, mi ricordo un dramma del mondo di oggi: la Palestina.
Cosa scrisse quella mano che si materializzò subitanea sopra la parete della sala?
«Mene, Tekel, Peres» (Contati, Pesati, Divisi). Tre parole in aramaico antico che suoneranno familiari pure a chi parla l'ebraico moderno e perciò saranno probabilmente intese anche dal regime di Tel Aviv.
Così le interpretò Daniele: "MENE: Dio ha contato i giorni del tuo regno, e vi ha posto termine. TEKEL: tu sei stato posto sulla bilancia, e sei stato trovato di scarso peso. PERES, il tuo regno  è stato diviso, e sarà dato ai Medi ed ai Persiani".

Tutto ciò avvenne dopo che il re di Babilonia aveva commesso un sacrilegio contro il tempio di Gerusalemme, oltre a tutti gli altri soprusi fatti ai figli di Israele......

Nel ripensare a questa storia mi domando:
1) Israele non commette quasi giornalmente sacrilegi quando incita i coloni a irrompere nella moschea Al-Aqsa di Gerusalemme?
2) Israele, come Nabucodonossor e Baldassarre, non ha praticamente messo in prigione un intero popolo, quello palestinese?
3) "La mano" di Dio si mette in moto solo quando la parte lesa sono gli israeliani?

Eh no!

Dio non è come i media occidentali che martedì parlano di un attentato ad opera dei palestinesi, ma rinunciano a dire che il giorno prima, il giorno prima ancora, e per tanti giorni prima, erano stati gli israeliani ad uccidere.
Com'è che quando un soldato sionista riporta una ferita è Obama in persona a condannare, ma quando Israele uccide duemila civili a Gaza la condanna arriva al massimo da un vice-segretario dell'Onu?
Le regole del Divino non sono discriminatorie e sono immutabili.

Chi uccide, umilia e perseguita gli altri popoli ha i giorni contati e ciò che ha verrà ereditato da altri, più meritevoli.

Dopo 60 anni di occupazione di terre altrui, massacri, genocidi, attacchi e le peggiori persecuzioni, oggi più che mai pare chiaro che Israele si sia autocondannato a scomparire.
Una scomparsa che il defunto fondatore della rivoluzione islamica dell'Iran, l'Imam Khomeini, ha previsto e che pare più che chiara.
Certo, gli analisti politici potrebbero criticare la nostra previsione facendo notare la strapotenza dei sionisti a confronto con i palestinesi, il sostegno occidentale a Tel Aviv e tante altre cose.
Mi chiedo io, non era forte anche il re di Babilonia? Arrivò un certo Ciro a sconfiggerlo e a liberare la povera gente che era stata imprigionata.
Lo Stato di Israele verrà sconfitto e sarà la sua stessa ingiustizia e le sue scelte disumane a motivare la fine dei suoi giorni.


http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=112420&typeb=0&Mene-Tekel-Peres-quattro-parole-a-Israele-dal-Libro-di-Daniele

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