Fausta Chiesa - Corriere della Sera - lunedì 18 ottobre 2021
I partiti e l’obbligo di Green pass scattato da pochi giorni, il 15 ottobre, l’obbligo di Green pass anche sui luoghi di lavoro è già sub iudice. Alcuni partiti della maggioranza di governo parlano di una rimodulazione dell’obbligo, tra chi come la Lega vorrebbe limitarlo a poche settimane e chi, come il Movimento 5 Stelle, vorrebbe i tamponi con prezzo calmierato. Quali sono le ipotesi in campo? Salvini e l’abolizione a novembreL’ultimo intervento in ordine di tempo è dopo l’intervento della polizia con gli idranti in difesa dei manifestanti anti green pass al porto di Trieste. «La settimana scorsa - ha dichiarato Matteo Salvini - si permette a un manipolo di neofascisti di mettere a soqquadro Roma, oggi si usano gli idranti contro i pacifici lavoratori e cittadini a Trieste. Ma al Viminale come ragionano?».
Da alcuni giorni il leader della Lega chiede di superare l’obbligo della certificazione verde già dal mese prossimo. «Spero che il Green pass decada il prima possibile - ha detto Salvini il 15 ottobre a - tanti Paesi europei lo hanno già abolito. I dati del Covid sono sotto controllo e quindi spero che duri il meno possibile. Se la situazione sarà questa, penso che a novembre dovremo archiviarlo». La Lega e i tamponi Sempre il 15 ottobre Matteo Salvini ha detto: «Ho sentito stamattina il presidente Draghi, gli ho chiesto di fare il possibile per garantire il lavoro a tutti, non è corretto escludere gli italiani dal lavoro, lasciare a casa poliziotti, medici o infermieri. La mia speranza è che se i dati continuano così entro novembre o fine anno non sia più necessario nessun certificato per andare a lavorare. Siamo tra i Paesi più vaccinati al mondo e il certificato è solo italiano, quindi o sta sbagliando il mondo o esageriamo noi. Il tampone gratis è meglio di niente. Siccome è un obbligo imposto dallo Stato, giusto che lo Stato gli vada incontro». Il leader della Lega ha anche proposto di estendere la durata della validità del tampone negativo. Il M5S e i tamponi anti costituzionaliAnche se il M5S non è più No Vax m lo stesso leader del Movimento Giuseppe Conte, ha ribadito l’attuale linea favorevole al vaccino anti-Covid e al Green Pass, nel giorno in cui è entrato in vigore l’obbligo del certificato verde sui luoghi di lavoro (Camera dei deputati e Senato della Repubblica compresi) da alcuni parlamentari è emersa una certa insofferenza. «Imporre un tampone ogni due giorni sul posto di lavoro a chi ha scelto liberamente di non vaccinarsi - ha dichiarato il deputato Gabriele Lorenzoni parlando con l’Adnkronos - è discriminatorio, perché individua in una condizione personale (il fatto di non essere vaccinato) una nesso di causalità per cui viene considerato un potenziale infetto, senza nessuna base scientifica». Secondo Lorenzoni «questo va contro l’articolo 3 della Costituzione, per cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di condizioni personali e sociali. L’estensione del Green Pass non è compatibile con la nostra Carta dei valori, e in particolare con la parte relativa al riconoscimento della dignità di ogni essere umano e al rispetto delle sue libertà fondamentali».Il M5S e la riduzione del costo dei tamponiNella direzione della «pacificazione» auspicata da Beppe Grillo vanno gli emendamenti annunciati da un gruppo di senatori pentastellati, tra cui Danilo Toninelli. «In Commissione al Senato stiamo presentando gli emendamenti M5S per la riduzione del costo dei tamponi e per alcune possibili rimodulazioni dell’obbligo di Green pass nei luoghi di lavoro», scrivono i ‘portavoce’ in una nota. «Come ha sottolineato ieri il presidente Conte, il Green Pass è lo strumento della ripartenza per l’Italia, ma non è ignorando i problemi del mondo del lavoro che si offre una soluzione politica».
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