martedì 5 ottobre 2021

ByoBlu - NELL’ERA COVID TRA CONTRADDIZIONE E DISCRIMINAZIONE LA GIORNATA MONDIALE DEGLI INSEGNANTI...

9 secondi fa    ....   Miriam Gualandi

Oggi è la giornata mondiale degli insegnanti. Ma quali, esattamente? Quelli che possono ancora insegnare perché in possesso di green pass o quelli allontanati dalle loro aule perché non ce l’hanno? Il 2021 lo ricorderemo anche per queste contraddizioni, probabilmente e per la faziosità che ha diviso professionisti che condividono una cosa, la più importante di tutte: l’insegnamento. 

Dopo i mercanti, i navigatori e gli esploratori i pionieri del mondo moderno sono stati loro, gli insegnanti: in un’Italia analfabeta e tutta da costruire, maestre e maestri si sono industriati come potevano per poter strappare le giovani generazioni all’ignoranza. Riuscendoci. Pensateci bene a quanta importanza riveste un insegnate nella vita di ognuno di noi: abbiamo passato tutti almeno 15 anni della nostra vita insieme a loro, spesso è proprio un docente che può decretare il successo o l’insuccesso di un giovane. L’insegnamento non dovrebbe mai essere un ripiego, ma una missione da portare avanti con amore e dedizione.

Già prima dell’era Covid si parlava delle mille difficoltà delle scuole, che dal 2020 in poi sono solo peggiorate. Oltre ai problemi strutturali e organizzativi, la piaga degli insegnanti di oggi è il precariato: lo scorso anno scolastico si è toccato il record negativo di cattedre assegnate a docenti con contratto a tempo determinato, circa 200mila. Quest’anno la situazione è migliorata di poco, con 150 mila supplenze. C’è poi il divario salariale tra insegnanti di scuola primaria, ad esempio, che  guadagnano all’incirca meno del 15% rispetto ai docenti di altri ordini. La discrepanza è anche a livello europeo, visto che i nostri insegnanti sono pagati il 12% in meno rispetto ai colleghi europei. 

Ma soprattutto, oggi gli insegnanti, dalla scuola primaria all’università, si trovano a dover fare i conti con il peso reale dei valori di uguaglianza e inclusione di cui la scuola si è fatta portavoce sino ad oggi. Non solo nei confronti degli studenti, ma anche dei colleghi stessi. E così mentre aumentano casi di discriminazione nelle scuole perpetrati dagli stessi educatori, un nostro telespettatore, insegnante, ci ha proposto una riflessione che accende il focus su quella “resistenza al confronto” che ognuno di noi ha sperimentato e che però non dovrebbe esistere nella scuola, luogo per eccellenza di scambio critico. Che ne è stato degli insegnamenti alla disobbedienza civile di Don Milani, del concetto di libertà collettiva raggiungibile solo attraverso la libertà di ciascuno di Lamberto Borghi? Agli insegnanti si chiede, per bocca dei nostri Ministri, di “agire per il bene della comunità”, identificato oggi con la sola vaccinazione: ecco dunque l’accettazione passiva della sospensione del collega con cui fino al giorno prima si condividevano le giornate. Ecco che per alzata di mano si chiede agli alunni chi è vaccinato e chi no.

“Come professore”, scrive il nostro telespettatore “sento la necessità di un pensiero che abbracci quanto sta avvenendo in maniera più organica e completa, proprio come si farebbe per qualsiasi argomento trattato con competenza all’interno di una classe. La conoscenza, il dibattito critico, la ricerca, l’ascolto sono alla base del processo formativo”. Il Ministro Bianchi ha dichiarato di star lavorando ad una scuola più inclusiva ed affettuosa: sta forse parlando della stessa scuola che ci raccontate voi ogni giorno? Quella che distingue a seconda dei trattamenti sanitari e che caccia gli insegnanti fuori dalle classi perché il green pass è scaduto da due minuti?

Insomma, oggi che si celebrano gli insegnanti, tutti, sarebbe bene farsi queste domande e chiedersi se è davvero questa la scuola che i nostri nonni avevano sognato e se è questo, in termini morali, che vogliamo lasciare ai nostri figli. 

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