domenica 27 agosto 2017

GentiloniPd punta tutto sui giovani, RenziPd guarda al voto- Sgravi per i neo-assunti di 2600 euro

Risultati immagini per foto insieme di Gentiloni e Renzi

PS : <<Gentiloni punta tutto sui giovani, Renzi guarda al voto- Sgravi per i neo-assunti, lo sconto sarà di 2600 euro...>>...sembra che regalino anche "vaucher"...per andare a mignotte! Ma sperate che ancora qualcuno creda alle vostre cazzate?
umberto marabese
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ROMA - Il partito delle pensioni torna a ruggire. Ufficialmente, il prossimo sarà l'anno dei giovani. Con bonus permanenti da inserire in finanziaria per incentivarne l'assunzione stabile. Li reclama a gran voce Confindustria. Li chiedono i sindacati. Li garantisce il governo. Ma l'attacco a questa linea, fortemente difesa dal premier Paolo Gentiloni, potrebbe arrivare dal Pd di Matteo Renzi. È esattamente quel che teme Palazzo Chigi. Dice Ernesto Carbone, renziano doc e responsabile del dipartimento Sviluppo economico del partito: "I soldi per intervenire sulle pensioni, a partire dalle minime, e per allargare la platea dell'Ape sociale sono già stanziati"...


"Non scordiamoci del tesoretto lasciato dal governo Renzi e del gruzzolo che si sta formando grazie alla ripartenza del Pil. Un intervento sulla previdenza non è incompatibile con le risorse da destinare ai giovani". Insomma, il confine è già stato superato, il Pd si prepara all'offensiva.

Dunque nel partito democratico una corrente sempre più rumorosa spinge per appesantire il capitolo sulla previdenza. È un pezzo di quel "partito delle pensioni" mai domo, nonostante i tanti interventi messi in campo quest'anno. Sono spinte destinate a riaprire, viste le risorse non proprio abbondanti, anche una vecchia ferita del Paese: il dualismo giovani-anziani. E soprattutto uno scontro nel partito. Come confermano le parole di Carbone.

Parole pesanti che suonano come un allarme rosso a Palazzo Chigi. L'agenda delle richieste d'altro canto si infittisce giorno dopo giorno, ora che settembre si avvicina (e mercoledì si riapre il tavolo pensioni tra governo e sindacati). L'Ape sociale, il meccanismo per anticipare la pensione di 3 anni e 7 mesi ai lavoratori più fragili, è andata bene, forse andrà rifinanziata, se le richieste - come si prevede - saranno oltre le più rosee attese. E comunque andranno agevolate le donne. Se l'inflazione tornerà ad affacciarsi poi, sarà necessario riaprire il cantiere della rivalutazione degli assegni per tutti, fermi da anni. Misura costosa. C'è poi l'adeguamento dell'età di uscita all'aspettativa di vita che galoppa, salirà a 67 anni nel 2019. Ma un fronte bipartisan (Damiano-Sacconi), chiede di bloccarlo. Soluzione estrema, malvista pure a Bruxelles. Eppure anche il responsabile economico del Pd, Tommaso Nannicini, non esclude che si possa fermare per alcune categorie, ad esempio i nuovi assunti e chi fa lavori gravosi.

Prova a buttare acqua sul fuoco il viceministro pd dell'Economia Enrico Morando: "A me non risulta che il Pd abbia questa idea", di riaprire il capitolo pensioni. "La priorità - aggiunge - stavolta devono essere i giovani e basta. Una forza di sinistra degna di questo nome non può avere altro in testa". Anche perché, ricorda Morando, gli anziani sono già stati i principali beneficiari della scorsa manovra. Ben 2 miliardi sulla previdenza - tra Ape, Rita, quattordicesima, no tax area - contro 1 miliardo e mezzo destinato ai giovani, seppur frammentato tra decontribuzione per le assunzioni al Sud e una serie di bonus (diciottenni, Stradivari, Student Act agli universitari, alternanza scuola- lavoro, rientro dei cervelli, credito di imposta per la ricerca). "Concentrarci di nuovo sulle pensioni sarebbe un errore", insiste Morando. "Proprio perché ci sono le elezioni noi adesso dobbiamo mettere in sicurezza gli incentivi, sia quelli temporanei sia quelli strutturali. Per evitare che dopo il voto un governo di sinistra, di destra o grillino, li mettano in discussione. Dare quasi tutto ai giovani è il modo migliore per consolidare la ripresa".

Altre bordate però potrebbero arrivare proprio dallo stesso segretario del Pd Matteo Renzi. Richieste tali da smentire, appunto, la linea tracciata dal premier Gentiloni, qualche giorno fa, al meeting di Rimini: quasi tutte le risorse quest'anno vanno messe sui giovani. "Norme shock", preannunciava.

Ma il Pd non sembra del tutto d'accordo. La scadenza del voto nel 2018, è questa la paura del premier, potrebbe portare il partito di Largo del Nazareno a pretendere interventi non solo a favore di giovani precari e Neet, ragazzi senza impiego e formazione (il tasso di disoccupazione degli under 24 è al 35%, tra i più alti in Europa), non proprio il campo di gioco del Pd. Ma a puntare una fiche pure su quella fetta di elettorato più anziano schierata sul sì al referendum costituzionale di dicembre. E ora attratta, sul tema pensioni, dalle sirene leghiste e pentastellate contro la legge Fornero.

Ecco perché nessuno

si sente di escludere che sia proprio Renzi a frammentare la posta della prossima finanziaria. In fondo, il voto si gioca anche su uno scontro generazionale: pensionati e pensionabili, ossia elettori vicini alla fine della carriera, versus giovani. Chi conta di più in termini di consensi?


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