lunedì 21 luglio 2014

Il boss ("andrangheta" )firma per Chiamparino. Irregolari le liste del centrosinistra?...ma quando mai!!!!!!


PS: <<Anche il boss firma per Chiamparino. Irregolari le liste del centrosinistra?

tra i sottoscrittori delle formazioni a sostegno del governatore, di cui in due esposti si contestano gravi irregolarità: firme dubbie, autenticazioni anomale. Ricorsi al Tar e in Procura>>...cosa c'è di strano, nel Pd a "nessuno" è vietato firmare o far firmare, siamo o non siamo un partito ...democratico...?...siete dei denigratori e sopratutto...invidiosi!

umberto marabese
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Compare anche la firma diVincenzo Donato tra quelle in calce alle liste in sostegno diSergio Chiamparino, nelle ultime elezioni Regionali. In quanto iscritto regolarmente alPd, anche il “compagno Vincè”, dunque, ha dato il suo contributo di militante al partito e alla coalizione. Un contributo che certo imbarazza la formazione diMatteo Renzi, giacché si tratta di uno degli arrestati nell’operazione San Michele, tra gli uomini chiave, secondo le forze dell’ordine, della locale subalpina della ‘ndrina originaria di San Mauro Marchesato, in provincia di Crotone. Ma per quanto imbarazzante non è nemmeno quella, o solo quella, la firma che rischia di far andare a carte quarantotto l’intera giunta regionale. Dopo aver discusso per quattro anni, sotto la gestione di Roberto Cota, di firme false, infatti, le stesse ombre si allungano nuovamente su piazza Castello anche dopo il cambio della guardia......
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Il primo ad annunciare esposti e denunce è stato il consigliere provinciale Renzo Rabellino, anche conosciuto come il re delle liste civetta, proprio durante l’ultimo consiglio dell’ente, prima che venisse sciolto. Successivamente i dossier sono stati presi in mano dalla ex collega leghista Patrizia Borgarello e dall’eurodeputato del Carroccio Mario Borghezio (il quale, contattato telefonicamente dallo Spiffero si trincera dietro un eloquente no comment). L’ex consigliera provinciale ha presentato un esposto al Tar per verificare la regolarità di tre liste: Pd, Monviso e il listino bloccato del presidente. Una manovra a tenaglia che vede protagonista, come detto, anche Borghezio, il quale, invece, ha consegnato una denuncia penale lunedì mattina poiché a suo giudizio si prefigurerebbe un reato elettorale. Un’operazione, a quanto si apprende, concordata direttamente coi piani alti di via Bellerio se è vero come si racconta nei corridoi che avrebbe avuto l’imprimatur nientemeno che di Matteo Salvini.

Attraverso un lavoro minuzioso seguito a un accesso agli atti, inoltrato peraltro anche dal segretario democraticoDavide Gariglio, la battagliera Borgarello ha messo in fila tutte le potenziali irregolarità.  Si legge nel ricorso: “Attraverso tali accessi riscontrava profili che palesavano la effettiva presenza di gravi violazioni, sufficienti a invalidare le liste a sostegno della coalizione del candidato presidente”. Cinque le motivazioni alla base del ricorso. Nella prima si ravvisa un potenziale conflitto di interesse in quanto nel listino “molte delle firme di cittadini sottoscrittori” sono “state autenticate da candidati nella medesima lista”. In particolare si fa riferimento a Marco GrimaldiValentina CaputoNadia Conticelli e Antonio Ferrentino, che “sfruttando rispettivamente le proprie qualifiche di consigliere comunale di Torino, vice presidente di Circoscrizione di Torino, presidente di Circoscrizione di Torin o e consigliere provinciale di Torino, hanno proceduto alla autentificazione di centinaia di firme di sottoscrizione necessarie per la presentazione della lista regionale Chiamparino Presidente”. La ricorrente profila in tale condotta l’ipotesi di abuso di ufficio. Allo stesso modo vengono contestate le autentiche da parte dei consiglieri Giuseppe Sbriglio e Dario Troiano per la lista Chiamparino per il Piemonte (“Monviso”) in quanto entrambi erano candidati per la medesima formazione.

Nella seconda motivazione si evidenziano “gravi vizi di forma nonché assenza dei requisiti essenziali”, in particolare per il listino: in alcuni atti mancherebbero le qualifiche dell’autenticatore, in altri l’indicazione delle generalità, 9 sottoscrizioni sono sprovviste di timbro dell’ente di appartenenza dell’ufficiale autenticatore e via dicendo. In tale ambito si fa riferimento ad analoghe irregolarità presenti nella lista provinciale di Cuneo del Pd.

Al terzo punto si denunciano “presunte falsità materiali e ideologiche”, che “verranno sottoposte all’esame dell’autorità penale”. “Si registra come nell’arco di quattro giorni alcuni autenticatori si siano dedicati a una attività di raccolta di firme dei sottoscrittori prodigiosa (sic!) autenticando centinaia di firme di cittadini e garantendo la contemporanea presenza in diversi luoghi del Piemonte”. Nel ricorso si fa esplicito riferimento alla condotta del consigliere provinciale del Pd Pasquale Valente, il quale il 24 maggio 2014 “ha autenticato almeno 329 firme”, considerando un arco temporale di 12 ore significherebbe una firma ogni due minuti senza previsione di alcuna interruzione. Tuttavia, il medesimo pubblico ufficiale autenticatore, lo stesso giorno ha autenticato firme non solo nella città di Torino, ove risiede, ma anche trovato il tempo per recarsi a Cossano Canavese per autenticare 23 firme di sottoscrittori. Sono talmente tante le anomalie e le dissomiglianze tra le firme apposte che la ricorrente formula l’ipotesi che ictu oculi molte di queste sottoscrizioni non siano state apposte dalla medesima mano.

La quarta motivazione si concentra sul listino maggioritario nel quale risulterebbero autenticazioni “da consiglieri di ente locale differente da quello di residenza del candidato, ingenerando il legittimo e fondato sospetto che non siano state autenticate in presenza del candidato”.

Infine viene contestato il decreto che ripartisce il numero dei seggi nelle otto circoscrizioni piemontesi e quelli previsti per la lista maggioritaria regionale. “Essendo il presidente della Regione egli stesso un consigliere ne consegue che il numero di consiglieri totali su cui si sarebbero dovuti fare i calcoli è 51. La ripartizione decisa dalla Regione Piemonte è stata, invece, effettuata su base numerica di 50 consiglieri, considerando il presidente della Regione come se non facesse parte del Consiglio regionale”.



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