mercoledì 18 giugno 2014

L’Iraq chiede agli Usa di intervenire Merkel: «Usa sono responsabili»

PS: Ecco, dopo aver portato" la democrazia", ora i pavidi dirigenti USA, della NATO...ossia anche tutti gli italiani che erano d'accordo...e soèratutto l'ONU, cosa dicono di fronte ai disordini contro i civili ?...arrangiatevi!umberto marabese--------------------

Mentre si alza l’attenzione internazionale su Baghdad le compagnie petrolifere iniziano ad abbandonare il paese mentre i jihadisti si impadroniscono di un oleodotto. Il governo iracheno dello sciita Nuri al-Maliki ha chiesto agli Stati Uniti di «effettuare raid aerei contro i miliziani» jihadisti. Lo ha affermato il ministro iracheno degli Esteri, Hoshyar Zebari. L’Iraq ha poi specificato che «tutto è possibile, anche la richiesta di un intervento iraniano per risolvere la crisi». «La maggior parte dei terroristi attivi oggi in Iraq - ha sostenuto il ministro degli Esteri - sono arrivati dalla Siria. Un appello è stato poi rivolto anche alle autorità religiose saudite affinché «emettano una fatwa che vietino la partecipazione ad atti di terrorismo in Iraq». E se in giornata era trapelata la notizia che Barack Obama avrebbe deciso di non lanciare, per il momento, raid contro gli insorti sunniti in Iraq .....
.la Casa Bianca fa sapere per bocca del capo di stato maggiore della Difesa Usa, il generale Martin Dempsey, di aver ricevuto la richiesta di Baghdad. Il generale ha anche puntato il dito contro il premier iracheno Nuri Al Maliki: sarebbe sua la «colpa» della rivolta sunnita che sta insanguinando il Paese. Parlando al Senato, Dempsey ha rilevato che gli Usa ora possono «fare poco per colmare il vuoto in cui il governo ha fatto precipitare il suo popolo».Berlino preme per un intervento
Il complesso petrolifero di Baiji
18 giugno 2014 | 17:27
Da Berlino, la cancelliera Angela Merkel sottolinea che «gli Stati Uniti hanno una «responsabilità particolare» nei confronti dell’Iraq, impegnato nel combattere l’insorgenza islamica. Il suo predecessore, Gerhard Schroeder, si era duramente opposto all’intervento Usa del 2003 in Iraq e le autorità di Berlino ora chiariscono di non avere alcuna intenzione di inviare truppe per far fronte all’attuale crisi dovuta all’offensiva dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante.
Nel frattempo alcune delle principali compagnie petrolifere occidentali hanno dato l’ordine di evacuare a gran parte del proprio personale in Iraq. Lo afferma la Cnn che cita fonti della compagnia di Stato dell’Iraq. In particolare, sarebbe in corso una «massiccia evacuazione» dello staff della Exxon Mobile, mentre Bp avrebbe già evacuato il 20% dei suoi. Un portavoce dell’Eni ha fatto sapere che «La sicurezza del nostro personale è la nostra priorità e continuiamo a monitorare da vicino la situazione in Iraq. Al momento, la Regione di Bassora dove è sito il giacimento di Zubair non è colpita dalle rivolte e stiamo tenendo sul luogo il personale essenziale». Il tutto mentre i miliziani jihadisti si sono impadroniti di una parte del complesso di raffinerie di petrolio nel centro dell’Iraq, ma gli scontri sono ancora in corso. Lo riferiscono fonti locali citati dalle tv panarabe. Il tutto mentre è impossibile verificare in modo indipendente le notizie. Secondo le fonti, le forze di sicurezza a guardia del complesso petrolifero di Baiji, nella regione di Salahaddin, si sono in parte ritirate di fronte all’offensiva dei miliziani sunniti radicali dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis). A Wall Street, intanto, il petrolio prosegue in rosso dopo che il dato sulle scorte settimanali, calate meno delle attese, ha prevalso sulle preoccupazioni per le tensioni in Iraq. Il contratto a luglio cala dello 0,27% a 106,07 dollari il barile.

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