PS:<<Una bocciatura che ha scatenato le
accuse dei 5 Stelle contro il Partito democratico: “Erano tre proposte di riforma immediate, che non costavano nulla ai cittadini ma solo a pochi burocrati di partito. Altro che la pseudoriforma del Senato
proposta da Renzi. I fatti parlano chiaro. Il Partito Democratico di
Matteo Renzi è a favore del finanziamento pubblico ai partiti ed ha
appena votato “no” come Forza Italia e tutti gli altri partiti a
semplici proposte che avrebbero portato 2,5 miliardi di euro nelle casse
dello Stato”.>>....grazie Pd....ci ricorderemo per le prossime Europee...!
umberto marabese
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Il
decreto del governo procede verso la conversione in disegno di legge.
La Commissione Affari costituzionali al Senato ha dato il via libera,
bocciando però le proposte di modifica dei 5 Stelle che chiedevano
l'abolizione immediata del finanziamento.
La
commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha terminato
l’esame degli emendamenti proposti dai gruppi parlamentari al decreto legge governativo che introduce nuove regole per i contributi volontari fiscalmente agevolati a favore delle forze politiche. E che prevede, in un regime transitorio di tre anni e con taglio graduale dal 25 al 75 per cento,
la conservazione dei fondi statali nella forma di rimborso elettorale
per i partiti. Risorse pubbliche che oggi ammontano a 90 milioni di euro
complessivi, in cui rientreranno i rimborsi per le spese relative alle
consultazioni di maggio per il Parlamento europeo. Nel corso della
discussione degli emendamenti, sono state bocciate due modifiche
proposte dal Movimento 5 Stelle per “l’abolizione immediata del
finanziamento” e un risparmio di “2,5 miliardi di euro“......
Le novità più rilevanti scaturite dal lavoro della I commissione del Senato riguardano fondamentali aspetti economici. L’adozione innanzitutto di un tetto massimo di 100mila euro per i versamenti privati effettuati in un anno da ogni persona fisica, e del limite di 200mila per le elargizioni delle persone giuridiche.
La previsione poi di sgravi fiscali pari al 26 per cento della cifra
erogata per le donazioni fino a 20mila euro, con equiparazione rispetto
alle norme vigenti per le Onlus. Nessuna detrazione viene permessa
invece per i finanziamenti al di sopra di tale soglia, così come per le scuole e i corsi di formazione politica promossi dai partiti.
L’obbligo infine, formulato in un parere favorevole del governo che
sarà discusso nell’Aula di Palazzo Madama, del pagamento dell’Imu per
gli immobili di proprietà dei gruppi e movimenti politici.
Piena soddisfazione per il testo scaturito dall’esame degli emendamenti viene espressa dai rappresentanti del Partito democratico, a partire dalla relatrice del provvedimento, la senatrice renziana Isabella De Monte, e dalla presidente della commissione Anna Finocchiaro,
aderente all’area della sinistra del Nazareno. A riprova della coesione
raggiunta fra le componenti del Pd, compresa quella vicina a Pippo
Civati, le parole di Corradino Mineo: “Gli interrogativi e i punti
meritevoli di correzioni sono diversi, ma finalmente abbiamo realizzato
una riforma attesa da 30, forse 40 anni. Al pari della legge elettorale,
finalmente è stato rotto l’immobilismo delle classi dirigenti che ci
hanno preceduto”. Giudizio favorevole al provvedimento è avanzato da
Andrea Augello del Nuovo centrodestra, che rivendica con orgoglio come
la formazione guidata da Angelino Alfano non riceva alcun euro di
finanziamento pubblico, e da Roberto Calderoli della Lega Nord.
Molto critiche, per ragioni e punti di vista assai lontani, le altre forze dell’opposizione. La capogruppo di Sel Loredana De Petris,
fautrice del mantenimento di un intervento statale nella forma di
rimborsi elettorali corrispondenti alle spese effettivamente sostenute e
dell’offerta di servizi e strutture per la partecipazione dei cittadini
alle iniziative partitiche, spiega che ora la politica sarà appannaggio
dei gruppi legati a potenti finanziatori privati e lobby. Giovanni Endrizzi e Francesco Campanella del Movimento 5 stelle,
che ha visto respingere tutte le sue proposte qualificanti, ritengono
il provvedimento “un’operazione fraudolenta che non abroga affatto gli
stanziamenti pubblici, evita la restituzione dei fondi percepiti dai
partiti fino ad oggi, privilegia i donatori più ricchi grazie al tetto
di 100mila euro per i versamenti”. Sul versante opposto Donato Bruno, che a nome di Forza Italia voleva elevare a 500mila euro quel limite, manifesta “profondo malcoltento verso
un testo che comprime la libera volontà delle persone nelle scelte e
nel sostegno economico delle proprie convinzioni politiche e civili, e
produrrà effetti perversi”. Ora il decreto con le modifiche apportate
passa all’esame dell’Aula. L’inizio del dibattito, su cui soprattutto i
parlamentari 5 stelle preannunciano battaglia, è previsto martedì 11
febbraio.
“Mettiamo i partiti con… il portafoglio al muro”, commenta il capogruppo grillino al Senato Vincenzo Maurizio Santangelo, “come temuto, nel corso della discussione, tutti i gruppi parlamentari hanno detto no agli emendamenti del Movimento 5 Stelle
che se approvati avrebbero fatto risparmiare immediatamente 2,5
miliardi di euro”. Le modifiche proposte dal gruppo all’opposizione
avrebbero, dicono i parlamentari, “abolito immediatamente ogni forma di
finanziamento pubblico ai partiti” e quello che, rispettando la recente sentenza della Corte dei Conti,
chiedeva l’immediata restituzione dei finanziamenti pubblici percepiti
illegittimamente e contro la volontà popolare dal 1997 ad oggi. “Se
approvato”, continua Santangelo, “l’emendamento avrebbe costretto alla restituzione delle somme dovute.
Nel caso di diniego sarebbe intervenuta anche la magistratura tramite
sequestri di beni e liquidità appartenenti ai diversi partiti”. Bocciato
anche l’emendamento che prevedeva la restituzione delle somme percepite
di finanziamento pubblico ai partiti ma non rendicontate e realmente
spese. Anche qui voto contrario”. Una bocciatura che ha scatenato le
accuse dei 5 Stelle contro il Partito democratico: “Erano tre proposte di riforma immediate, che non costavano nulla ai cittadini ma solo a pochi burocrati di partito. Altro che la pseudoriforma del Senato
proposta da Renzi. I fatti parlano chiaro. Il Partito Democratico di
Matteo Renzi è a favore del finanziamento pubblico ai partiti ed ha
appena votato “no” come Forza Italia e tutti gli altri partiti a
semplici proposte che avrebbero portato 2,5 miliardi di euro nelle casse
dello Stato”.
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